«Prodi non mantiene le promesse» di Paolo Patruno

«Prodi non mantiene le promesse» «Prodi non mantiene le promesse» Larizza: i «Ciampi boys» aprano la borsa ROMA. Pietro Larizza, 63 anni appena compiuti, è stufo di far da pompiere, da paciere, nel quotidiano e sempre più difficile confronto tra governo e sindacati, in bilico per la minaccia di sciopero generale, e nell'ormai cronico scontro interno al sindacato, focalizzato attorno alla crescente insofferenza tra la Cgil di Sergio Cofferati e la Cisl di Sergio D'Antoni. E dalla plancia di comando della Uil, all'indomani degli incidenti di Napoli e Milano, Larizza lancia un pesante segnale di allarme per l'inazione del governo sul lavoro nel Mezzogiorno ammonendo che «analoghe situazione di grave crisi potrebbero scoppiare presto anche a Reggio Calabria, Palermo e Catania». Ma se la prende anche con Bertinotti, che vuol fare da «suggeritore» al sindacato, tenta di condizionarlo come fa con il governo Prodi. Allora, Larizza, è stupito, sorpreso per quello ohe è accaduto a Napoli? «E come potrei? E' da mesi che denuncio il rischio di questo disagio, di questa sofferenza per il lavoro, esasperata da un governo che ha promesso molto e ha fatto ben poco. Nessuno pretende che si crei un milione di posti in un mese, ma la credibilità del governo si gioca sugli impegni presi nell'arco di 2-3 anni. E invece registriamo risultati modestissimi rispetto alla sfida che abbiamo davanti. Ad esempio, dovevano essere sette i contratti d'area, quest'anno, ma per ora è stato firmato solo quello di Manfredonia. E così vale anche per i patti territoriali, finanziati solo al dieci per cento. Per non parlare dello scandalo delle infrastrutture, Davvero, il bilancio è deludente al massimo grado. Ma il governo, con Prodi e Treu, si difende sostenendo che ha accelerato, che si cominciano ad avere i primi risultati concreti... «Guardi, io chiedo solo che si spendano nell'anno i soldi disponibili. E invece stiamo conti¬ nuando a vivere nel clima preeuro, con il rigoroso contenimento di cassa, la politica di bilancio fatta per non spendere». Ma allora la colpa è di Ciampi che non allenta i cordora della borsa? «Ciampi? Soprattutto dei Ciampi boys. di quelli che lo imitano ma non riescono a farne nemmeno il surrogato. E poi c'è la maledizione burocratica, le gelosie dei vari poteri, tutto concorre alla mancanza d'azione, ai ritardi del governo. E il Sud per intanto se ne va allo sfascio». E in questa situazione, Bertinotti soffia sul fuoco, critica il governo, inneggia al conflitto permanente, ruba il mestiere al sindacato. «Sì, ci ha provato, complice proprio il governo che a parole proclama di difendere la concertazione sociale, sulla previdenza, sulle 35 ore. E a Prodi devo ricordare che se la concertazione entrasse in crisi, sarebbe un grosso guaio, anzitutto per il governo. E la colpa sarebbe del di¬ rettore d'orchestra, ossia sua, non dello spartito». E di Rifondazione, del suo attivismo su tutti i fronti che ne dice? «Rifondazione compie un'azione di simulazione sindacale che falsa tutto il dibattito. Attua una forma di concorrenza impropria quando preme sul governo, quando ogni mese lancia un ultimatum a Prodi minacciando la crisi per dimostrare che è più brava di noi. Basta, non ce lo deve spiegare Bertinotti cosa dobiamo fare. La smetta di voler fare il suggeritore, il sindacato è e vuole restare libero». Sarà anche così, ma non è che in questo momento così difficile per l'emergenza occupazione il sindacato dia un bello spettacolo, con il teatrino quotidiano della rivalità tra D'Antoni e Cofferati sullo sciopero generale, sull'unità sindacale o quant'altro... «E' una condizione sgradevole per il sindacato, sollecitato dalla moda di apparire, di creare avvenimenti di parole, di mobilitarsi, e dividersi, su un fatto virtuale come uno sciopero generale a settembre. No, questo non è un modello di azione sindacale che mi piace. Ai miei due colleghi di Cgil e Cisl ricordo soltanto che a settembre avremo tutte le carte in mano per andare a vedere quello che il governo mette sul tavolo. E allora potremo decidere le risposte da dare. Se non ci saranno le cose che abbiamo chiesto da due anni, allora cambieremo linguaggio, metodo. Ma dobbiamo farlo tutti e tre insieme». Paolo Patruno «Bertinotti? La sua è simulazione sindacale» segretario generale della Uil Pietro Larizza

Luoghi citati: Catania, Manfredonia, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma