Guidi: il coraggio ci può salvare di Ugo Bertone

Guidi: il coraggio ci può salvare IL VICEPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA Guidi: il coraggio ci può salvare «Non curiamoci dei prof essionisti della piazza» D OTTOR Guidi, lei era a Napoli venerdì, quando i lavoratori sono scesi in piazza. «Alt. Quelli non mi sembravano lavoratori. Semmai quelli erano specializzati della piazza, gente che da tempo ha capito come si può vivere, male, in realtà sfasciate come Napoli o Palermo. Ma questi non sono lavoratori». Ma l'emergenza lavoro lì c'è di sicuro. Come affrontarla? «Forse l'unica strada è di rischiare il tutto per tutto, con molto coraggio». Forse? «Non ho la bacchetta magica. Ma è sicuro che con le ricette tradizionali o quelle nuove, anche con i patti territoriali, non si fa molta strada. Anzi, con l'economia che non tira, il rischio è di perder altri posti». Sono tempi davvero difficili se a parlar così è Guidalberto Guidi, vicepresidente di Confindustria incaricato dell'area studi. Guidi l'«emiliano», l'industriale che ama le sfide difficili (ultima la Lombardini di Reggio Emilia), «colomba» nei rapporti con sindacati e amministrazioni, il primo, alla testa degli industriali della regione a lanciare una proposta (casa e trasporti oltre al salario) ai giovani disoccupati del Sud perché trovassero lavoro al Nord. Perché così severo con la protesta del Sud? «No, non è così. Vede, io sono stato tra i primi a occuparmi di questo problema in maniera concreta. E tra le aziende sbarcate a Manfredonia con il contratto d'area ce n'è anche una mia. Ma questo con la protesta della piazza c'entra poco. C'è una grande differenza tra i lavoratori che protestano, magari in forme sbagliate, per difendere il loro lavoro, e l'agitazione dei professionisti della piazza. No, non credo che iniziative del genere scoraggino le imprese dallo scendere a Mezzogiorno, anche perché i segnali della politica non sono buoni. Guai se prevarrà la tentazione di correre dietro a queste manifestazioni: sarebbe come accendere la miccia sotto una bomba atomica». Corriamo il rischio? «Certo. Penso ai 130-140 mila lavori socialmente utili, che forse sono destinati a diventare 200 mila e più. E' una cifra enorme, il doppio di una provincia come Rieti, per fare un esempio. Voghamo finanziare una follia del genere per far piacere a Rifondazione? Questo mi sembra più un inno ai parassiti che non un tentativo di aggredire il problema...». E i contratti d'area? «Servono, ma non facciamoci illusioni. Sa quanti posti creerò io a Manfredonia? In tutto 54, tra due anni. Una goccia nel mare eppure ci vorranno fatiche, investimenti. Stiamo alimentando speranze che potrebbero non concretizzarsi mai». Ci vuole coraggio, continua a ripetere... «Vero. Lo stesso coraggio che ci ha spinto a una manovra da 100 mila miliardi per agganciare Maastricht. Poteva essere fatale una medicina così, eppure ha funziona¬ to. E adesso si deve fare una cosa del genere» Cioè? «Primo, una semplificazione drammatica del mercato del lavoro». Libertà di licenziare? «Se vuole, ma diciamo la massima flessibilità in entrata e in uscita. Poi ci vuole più semplicità nel fare impresa e una riduzione drastica del carico fiscale, consapevoli che non possiamo più concederci di avere uno Stato che costa quel che costa. E purtroppo questo sta ad indicare minori prestazioni sanitarie e pensioni meno ricche per i più giovani». Scusi, ma questo è un bollettino di guerra... «O si fa questo o non si fanno risultati. Come si può pensare, del resto, che un Paese destinato a crescere del 2,3% in un anno possa creare occupazione con strumenti tradizionali? E magari fossimo al 2,3%. A giudicare dall'andamento del portafoglio delle aziende da marzo in poi, credo che andrà ben peggio». Il rischio, insomma, è di perder posti di lavoro... «E' vero. I Paesi del Far East mica hanno perso la capacità di fare ottimi prodotti e oggi, dopo una svalutazione drammatica, possono farci una concorrenza tremenda, roba da morderci le caviglie tutte le mattine». Ma guai, si potrebbe obiettare, se a questi problemi si aggiungesse la fine della concertazione e della stabilità... " «Ma quelli sono metodi, non beni in sé: o si fanno le cose che servono ..oppure è meglio l'instabilità. Qui viviamo una situazione nuova, inflazione bassa, svalutazione impossibile. E allora troviamo il coraggio di fare cose nuove. Altrimenti...». Altrimenti? «Ho paura che una bella fetta di chi lavora e fa impresa finisca con il pensare che sia meglio non pagare le tasse». O il coraggio o si torna indietro, quindi? «Certo, qualcuno deve prendersi il rischio di essere libero, di non inginocchiarsi di fronte ai tabù». Anche sui tassi... «Un bel taglio di un punto e mezzo dei tassi da parte di Banca d'Italia sarebbe un bel segnale, un bel colpo di frusta. Senza rischi per l'inflazione, per giunta». Davvero? «Con i tempi che corrono io un imprenditore che possa permettersi il lusso di aumentare i listini non lo conosco. Anzi, per restare a galla, si tagliano i profitti». E il lavoro non aumenta... «Già. E nessuno s'illuda che basta guadagnarsi l'appoggio dei professionisti della piazza». Ugo Bertone 200 mila assunzioni nei lavori socialmente utili?Mi sembrano un inno ai parassiti piuttosto che un modo per risolvere iproblemi GuidIl vicepresidente di Confindustria Guidalberto Guidi «Non cGbdeNi Il vicepresidente di Confindustria Guidalberto Guidi

Persone citate: Guidalberto Guidi, Lombardini

Luoghi citati: Manfredonia, Napoli, Palermo, Reggio Emilia, Rieti