Ora arriva Nrpef per i Comuni

Ora arriva Nrpef per i Comuni Sarà divisa in due quote: una del governo, l'altra degli enti locali che avranno meno soldi dallo Stato Ora arriva Nrpef per i Comuni Nuova selva di aliquote a partire dal '99 ROMA. E' in arrivo un nuovo rompicapo, un nuovo, si spera misurato, aggravio per il contribuente italiano. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato lo schema di decreto legislativo che introdurrà dal prossimo anno l'addizionale Irpef per i Comuni. Non siamo ancora al varo definitivo del nuovo provvedimento fiscale, perché deve passare al vaglio della commissione parlamentare dei Trenta destinata a esprimere il proprio parere consultivo. Ma è solo questione di qualche settimana e poi il cittadino avrà di fronte un nuovo cervellotico tributo da pagare. Cervellotico perché, da quanto è emerso finora, saranno gli stessi Comuni a determinare almeno in parte l'entità del prelievo. E quindi si assisterà di nuovo a una selva di aliquote, sulla falsariga di quanto sta già avvenendo per la riscossione dell'Ici. Dunque, sullo slancio del «federalismo fiscale», anche i Comuni avranno dal '99 la loro Irpef. Il nuovo tributo si comporrà di due parti. La prima quota, fissa per tutti i Comuni, verrà stabilita dal governo entro il 15 dicembre, ma la sua entità non è ancora nota anche se si sa che si muoverà entro le attuali aliquote erariali e non dovrebbe comportare un prelievo aggiuntivo in quanto verrà compensata da una analoga riduzione delle quote Irpef. La seconda parte verrà invece determinata direttamente dai Comuni e si aggiungerà all'attuale curva Irpef salendo al massimo dallo 0,2 annuo allo 0,5 per cento, dopo tre anni. In pratica, succederà che contribuenti con lo stesso reddito potranno essere tassati con aliquote differenti e a seconda del Comune di residenza subire anche un aggravio fiscale. Limitato, secondo le prime indicazioni, a cinquemila lire per ogni milione di reddito. Il meccanismo è un po' intricato anche perché i cittadini-contribuenti dovranno fare attenzione alle delibere che i Comuni potranno adottare entro il 31 ottobre di ogni anno e verificare se il centro dove hanno la loro residenza fiscale (si fa riferimento al 31 dicembre) ha deciso di variare le aliquote. Globalmente i Comuni potrebbero incassare, grazie a questa facoltà di aumento di carattere federale, una somma di circa 1000-1500 miliardi. A un livello, comunque, ben inferiore al gettito dell'Ici che nel '97 aveva fruttato alle casse comunali 16 mila miliardi. La ripartizione della nuova Irpef federale spetta al ministero degli Interni che verserà entro l'anno quanto dovuto ai Comuni in base alle dichiarazioni dei contribuenti. Per i lavoratori dipendenti, l'addizionale comunale è trattenuta dai sostituti d'imposta all'atto del conguaglio. Per il primo anno ci sarà, invece, un meccanismo basato sul numero dei contribuenti e sugli imponibili «medi» calcolati dalle Finanze. L'anno seguente un conguaglio regolarizzerà la situazione in base ai dati effettivi dichiarati dai contribuenti. I Comuni dovranno essere parte attiva nell'opera di controllo e accertamento. E se non decideranno di modificare la propria parte di aliquota, non riceveranno particolari benefici dal nuovo sistema. Infatti, lo Stato ridurrà i trasferimenti verso i Comuni della stessa entità e modulerà la propria quota di aliquota a seconda delle nuove funzioni che verranno attribuite alle autorità comunali. L'introduzione dell'Irpef dei Comuni ha subito suscitato un vespaio di reazioni, negative da parte di Confartigianato, dell'associazione dei commercialisti e naturalmente dell'opposizione parlamentare. Per Ivano Spalanzani, leader di Confartigianato, l'addizionale è dannosa perché farà aumentare la pressione fiscale e fornirà risorse ai Comuni «con il rischio di alimentare lavori socialmente utili e altre forme di assistenzialismo alimentando sprechi e sperperi». D'accordo per denunciare l'ulteriore aumento di pressione fiscale sono anche Francesco Serao, presidente dei dottori commercialisti, e sul versante politico l'economista di Forza Italia Antonio Marzano, secondo il quale l'aggravio «scoraggerà i consumi mentre la ripresa stenta a manifestarsi contraddicendo anche gli ammonimenti di Bankitalia. [p. pat.] Il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco

Persone citate: Antonio Marzano, Francesco Serao, Ivano Spalanzani, Sarà, Vincenzo Visco

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