«Tomba ha nascosto al fisco 23 maliardi»

«Tomba ha nascosto al fisco 23 maliardi» Bologna, contestati i guadagni degli sponsor tra il '90 e il '96 che sarebbero stati versati all'estero «Tomba ha nascosto al fisco 23 maliardi» Chiesto il processo per il campione e i genitori BOLOGNA. Alberto Tomba si appresta ad affrontare lo slalom più difficile: quello tra i fascicoli dell'inchiesta giudiziaria che lo potrebbe vedere processato con l'accusa di frode fiscale, reato per cui è prevista la pena da uno a cinque anni. La procura di Bologna, dopo un'indagine durata poco più di un anno, ha infatti chiesto ieri il rinvio a giudizio per il campione bolognese, che non avrebbe dichiarato al fisco guadagni per 23 mUiardi nel periodo 1990-1996. Una cifra frutto di sponsorizzazioni «parallele» delle stesse ditte sponsor della Federsci, ma che sarebbe stata sottratta alle tasse grazie a pagamenti estero su estero con società create nei soliti «paradisi fiscali». Assieme a Tomba, la procura bolognese vuole processare anche il padre Franco e la madre Maria Grazia Della Mora, mentre ha chiesto il proscioglimento per la sorella Alessia. Ma altre persone sono accusate di concorso in frode fiscale: l'inchiesta, condotta dal pm Enrico Cieri con la guardia di finanza e i carabinieri, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio anche per l'ex manager di Alberto, Paolo Comellini, che gestì la sua immagine dal '90 al '95, e per i due commercialisti Luca Poggi e Paolo Corinaldesi. Inoltre il pm chiede il giudizio per un ufficiale della guardia di finanza, il tenente colonnello Giuseppe Moscuzza. L'ufficiale delle Fiamme gialle è accusato di rivela- zione di segreto di ufficio (archiviata l'accusa di corruzione): quando l'inchiesta, partita nel maggio dell'anno scorso, stava per spostarsi ad Alberto, Moscuzza - secondo la procura - fece in modo di avvertire la famiglia del campione sugli imminenti controlli della finanza. La fuga di notizie portò ad un'accelerazione delle indagini, tanto che venne subito disposta una perquisizione a Castel de' Britti, alle porte di Bologna, nella villa della famiglia Tomba, eseguita il 5 giugno. I legali ora dovranno dimostrare che non si sarebbe trattato di frode fiscale, cioè di un'evasione messa in atto con artifici, ma di una semplice elusione, grazie agli appigli consentiti dalla legge, senza illeciti. Alberto si è sempre difeso dicendo di non interessarsi di persona a contratti e denunce dei redditi: «Sa tutto mio padre», dichiarò il giorno dopo la perquisizione. A gestire l'immagine (e gli affari) del campione sarebbe infatti stato il papà Franco tramite l'agenzia New Events. E ieri Alessia, come portavoce del «clan Tomba», si è limitata a commentare la richiesta di rinvio a giudizio dicendo che «sono cose spiacevoli; dispiace essere gli ultimi a sapere gli sviluppi, senza preavviso, dispiace vedere il nome della nostra famiglia in questa vicenda. D'altra parte, questa è la procedura, e si sa che i processi durano anni». Ora «A.T.» è all'estero per allenarsi. Qualche giorno lo ha passato a Les Deux Alpes, in Francia: «Fa un po' di atletica, quando può scia, ma con questo caldo è difficile», spiega la sorella. E il futuro? «Ne parleremo a settembre». Chissà se questa disavventura giudiziaria peserà sulla decisione di Alberto, che ora «sta sciando splendidamente», come assicura il suo allenatore Flavio Roda, ma che non ha ancora sciolto il dubbio: se continuare a Alberto Tomba gareggiare o ritirarsi dall'agonismo. D'altra parte, non ò certo la prima volta che il campione inciampa nelle maglie della legge, anche se l'accusa di frode fiscale è la più grave della sua carriera: tra liti con i fotografi e guida spericolata, le aule dei tribunali per lui non sono mi segreto. Celebre il «lancio della coppa», dopo il Gigante di Val Badia del 1995, contro il fotografo Aldo Martmuzzi, che lo aveva immortalato nudo in mia sauna (scatto che fece il giro del mondo): Tom¬ ba fu condannato a due mesi e venti giorni, poi commutati in sei milioni di ammenda. Un'altra condanna l'ha collezionata per lo «slalom in auto», con paletta e lampeggiante sul tetto, per aggirare un ingorgo nel Bellunese: pena patteggiata di tre mesi, commutata in otto milioni di multa. Per l'ipotesi di frode fiscale, tra l'altro, i magistrati sostengono che tutte le accuse sarebbero comprovate da documenti: forse proprio i contratti, l'innati all'oscuro della Federsci, con aziende come Balilla, Fila, Invicta, Rossignol, Lange e Briko. Ma per le ditte non ci sarebbero reati: il denaro delle sponsorizzazioni è infatti stato regolarmente iscritto nei bilanci. La procura ha chiesto il giudizio anche per il titolare di un'agenzia di pubblicità, Luciano Bindini (accusato, per una vicenda marginale, di Iatture false). Riclùesta di proscioglimento per Andrea Vidotti, che per un periodo ha collaborato alla gestione dell'immagine di Alberto. Roberta Castellano La difesa di Alberto: non mi sono mai occupato di contratti La sorella: vicenda spiacevole Alberto Tomba e, in alto, il padre Franco

Luoghi citati: Bologna, Francia