«Sono innocente, spero prendiate il vero mostro» di Francesco Grignetti

«Sono innocente, spero prendiate il vero mostro» RETROSCENA IL CONFRONTO IN CARCERE «Sono innocente, spero prendiate il vero mostro» ■ROMA 0 non c'entro». Vincenzo F. ha usato le sue parole più certe, il tono più sicuro, lo sguardo più intenso. Rivolto ai due magistrati che aveva di fronte, il gip Stefano Meschini e il pm Pietro Saviotti, quando è cominciato l'interrogatorio di ieri, Vincenzo F. ha ostentato grande calma. «Io non lo so quello che è successo, quella notte. Io ero a casa. Non mi sono mai mosso. Ho visto pure due film, di uno mi ricordo il titolo "Testimone d'accusa" su Italia Uno; l'altro era un film con Carlo Verdone e Mara Venier». Se qualcuno si aspettava un crollo psicologico, insomma, un'improvvisa confessione, o chissà, una crisi di pianto, resterà deluso. Vincenzo F. negava e continua a negare. Guardi, gli fanno presente, che c'è suo figlio che l'accusa. Dice che lei ha portato Simeone in pineta e l'ha ucciso. «Mio figlio ha problemi a livello mentale. Che devo dire di più? Capitelo da soli. Dice cose assolutamente non vere». E così via per due ore di inter- rogatorio. Vincenzo F. ha illustrato il suo week-end. «Siamo andati all'orto già sabato. Abbiamo fatto l'orto, messo le reti, zappato. Ero con mia moglie e con i miei due figli. Abbiamo dormito lì, nella notte tra sabato e domenica. Anche domenica abbiamo lavorato all'orto. I figli sono andati al mare verso l'ora di pranzo e poi sono tornati alla fine del pomeriggio. Intorno alle 20, ma potevano essere le 20,30, siamo tornati alle case occupate. Noi tre, io, Bruna e il figlio piccolo. L'altro figlio è rimasto all'isola». E dove avete cenato? chiede il giudice. Lui, sicuro: «A casa». E cosa c'era per cena?, altra domanda. Stessa sicurezza: «Mi ri¬ cordo bene. Minestrone». No, questa è ima contraddizione. Vincenzo F. non può saperlo perché da tre giorni è chiuso in una cella. Ma sua moglie Bruna ha raccontato un'altra storia: la cena si fece alla baracca di Fiumara Grande e non nell'appartamento di Ostia. Diverso anche il menù: Bruna ricorda di avere cucinato pastasciutta e pollo. Cosce di pollo, per essere precisi. E infatti scattano le contestazioni del magistrato: sua moglie dice così e così. Lui: «No, si sbaglia Bruna. Mi ricordo che era un minestrone». La discrepanza resta agli atti. Ma a questo punto nasce anche un sospetto: non sarà che Vin¬ cenzo F. ha cenato altrove? Magari con Simeone, che sicuramente aveva cenato un'ora prima di morire e che però non era tornato a casa? Ma c'era anche da parlare delle violenze in famiglia. Troppe denunce inevase. Gli chiedono: lei ha nulla da dire su quanto dicono i suoi figli? «Tutto falso. Mi sono sempre comportato bene in famiglia. Non è vero niente». E Simeone? «Lo conoscevo bene. Era amico di mio figlio. Ma io non sono un mostro. Le accuse contro di me cadranno una per una. Spero che Dio mi aiuti e che venga fuori la verità». Attimo di pausa. Poi Vincenzo F. decide di calcare i toni. Di usci¬ re dal suo tono monocorde per lasciare una certa impressione positiva nei giudici. Tentativo velleitario, a dire il vero. Comunque «guardate che io spero che lo prendete l'assassino. Ma io non ho idea di chi possa essere stato». Non li ha convinti. Al termine dell'interrogatorio, il gip Stefano Meschini ha convahdato l'arresto. E anzi ha aggiunto al capo d'imputazione anche la violenza carnale e le lesioni. Segno che il giudice non ha creduto affatto al racconto di Vincenzo F. Anzi. Ma l'avvocato d'ufficio Pasquale Longo - tocca a lui la difesa perché il legale che Vincenzo F. aveva indicato come suo difensore di fiducia, dopo un lungo colloquio ieri mattina, ha rinunciato uscendo dal carcere, dirà: «Ho protestato fermamente contro la convalida del fermo. A carico del mio assistito non ci sono affatto indizi certi, precisi e concordanti. L'accusa si basa solo sulle dichiarazioni del figlio più piccolo, per ora non confermate da nessun altro teste». Francesco Grignetti A sinistra l'uomo arrestato con la moglie. Durante l'interrogatorio di ieri Vincenzo F. ha dato una ricostruzione dell'alibi in parte differente da quello raccontato dalla donna. In basso, il bambino ucciso, Simeone Nardacci

Luoghi citati: Fiumara, Italia, Roma