La notte è uno cura di sudore
La notte è uno cura di sudore TESTIMONIANZA NELL'INFERNO DEL CLIMA La notte è uno cura di sudore Così si vive d'estate a Padova, il regno delVafa E' Mia città più calda d'I™ talia, col più alto tasso di umidità, e una percentuale di ozono pari al quadruplo del tollerabile: Padova. Il rimedio è drastico ma insostenibile: è stata chiusa l'entrata in città da una delle arterie più intasate, quella che da via del Plebiscito e da via Anelli piega verso il cuore dell'Arcella. Via Anelli è la favela extracomunitaria, piena di tossici, clandestini, prostitute. E prostituti: da due settimane stanno marcando la zona, per impossessarsene. La polizia ha fatto una gigantesca retata notturna, e ha battezzato l'operazione «Golden Ring», Anello d'Oro. Chi viene da lì e vuole entrare in città, trova una pattuglia di vigili che io blocca. Il quartiere Arcella (dove morì Sant'Antonio: Padova è la città del Santo nel senso che Sant'Antonio ci morì) sta già male quattro volte più del massimo, un'auto in più lo fa crepa- re. Ed ecco la pazzia: la città muore asfissiata, per salvarla si è chiuso questo bocchettone d'intossicamento, ma da ieri sera, proprio nella punta più alta del collasso, il bocchettone è stato riaperto: e nell'organismo sofferente della città è stato inalato veleno a tutto spiano. Se ieri questa città era «l'Inferno d'Italia», oggi è nell'Inferno, la città di Dite: con le torri di fuoco. Non è una novità. La novità sta in quel grado di calore in più, quella punta di ozono che regala il primato assoluto. Ma al vertice d'Italia, per umidità, nebbia, afa, caldo, tossicità, la città c'è sempre. Gli studenti universitari cattolici sfottono i preti dicendo di non aver paura dell'Inferno: l'In¬ ferno è popolato di veneti che si scaldano le ossa, in uno stanzone pieno di fiamme arriva un nuovo dannato, per entrare apre l'uscio, e tutti protestano: «Chiudi la porta!». Umorismo della goliardia cattolica. Quando c'è nebbia non si vede a mezzo metro, si cammina per i portici contando i pilastri, non si saluta nessuno perché non si ri¬ conosce nessuno. Anche a Venezia. Mi aggiravo l'autunno scorso per un campiello, sbatto su un tedesco che mi chiede, «bitte», dov'è l'albergo tale. «Ma è qui», gli dico: ci stava sulla porta da un'ora, e non la vedeva. S'è rintanato nella camera e non è più uscito. Il primario psichiatra di Monselice, Dalla Barba, compagno di studi di Basaglia e come lui direttore di un ospedale («Ma io ho cinque letti in più», si vantava; i militari contano i gradi, i medici contano i letti), mi mostrava le lastre del torace dei pazienti e indicandomi le ombre tra le giunture mi diceva: «Vedi questi segni? In tutta Italia sono malattia, nel Veneto sono la norma». Nantas Salvataggio, che ho sempre ammirato per il coraggio di portare quel nome (anagramma di Satann), è scappato via da Venezia perché quando passeggiava per le calli sentiva fischi dappertutto, non sapeva se era il vento o se erano le ginocchia dei veneziani. Le vacanze dei veneti sono sulle Dolomiti. Salendo senti i polmoni rallentare, come un motore in discesa: incontrano ossigeno, che non sapevano più cosa fosse. Tornando giù entrano in sforzo, non respirano ma mangiano, l'aria è umida e grassa, non è aria ma fango. Le città più calde-afose-umide-nebbiose della Padania sono Padova, Ferrara, Bologna. Bologna è normalmente più calda (ma, strano, non ha zanzare), Ferrara è più nebbiosa. Ma Padova è il regno dell'afa. Quest'anno c'è stato un aumento vertiginoso di acquisti di condizionatori per appartamenti e per auto. In questi giorni la Veglia e la Borletti accettano prenotazioni di condizionatori per auto solo per consegna dopo Natale. Uscire da un appartamento condizionato e tuffarsi nell'esterno è come ricevere in petto un secchio d'acqua Non si sa più cosa sia l'ossigeno: l'aria è umida e grassa e invasa da orripilanti e bianche zanzare che res*f ' ono ai veleni del piretro Padova ha in questi giorni il poco invidiabile primato di città meno respirabile d'Italia
Persone citate: Barba, Basaglia, Borletti, Golden Ring
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