«Un Malata da guarire» di Enrico Benedetto

«Un Malata da guarire» PAGINA «Un Malata da guarire» Ipolitici: salviamo la Grande Boucle PARIGI A se il detective connazionale della Maglia Gialla dà forfait sullo scandalo che avvolge la Grande Boucle, i politici - loro - scendono in prima linea. Da Chirac - «bisogna punire i colpevoli in modo esemplare» - a Marie-George Buffet, la «ministra» comunista dello Sport che nel tardo pomeriggio ribadisce l'impegno governativo nella battaglia contro il doping: «La parola d'ordine è "sradicarlo"». I pareri tuttavia divergono, e parecchio, tra gli apprendisti medici che si affannano al capezzale del Grande Malato - è sempre madame Buffet che parla - riproponendoci in chiave sportiva e non pittorica la cupa «Lezione di Anatomia». Già, e se fosse già cadavere, il Tour '98? Nell'invocarne in un editoriale la fine immediata, prematura ma indispensabile per risorgere in tutto il suo splendore d'antan dopo il candeggio processuale, «Le Monde» ci giura. Piccata sul vivo, la dott. Buffet gli replica secca: «Anziché ucciderlo, guariamo il paziente». Non assisteremo, dunque, all'eutanasia del ciclismo transalpino nel magico luglio che ha intronizzato Re planetario il suo football... The show must go on. E una buona cura ricostituente senza «epo», ci auguriamo - aiuterà l'organismo debilitato a smaltire le tossine giudiziarie. Ma se l'establishment politico è unanime nel difenderne la sopravvivenza, con pari determinazione auspica la massima severità per i contravventori. Citiamo ancora Jacques Chirac. «E' necessario tornare a una pratica sana dello sport. La performance diminuirà, ma in compenso torneranno a vincere i migliori». Quanto al premier Jospin, inietta nella campagna antidoping 9 milioni di franchi (in lire, quasi 3 miliardi) supple¬ mentari correggendo il budget '99. Eppure, dietro il nobile attivismo di entrambi si intuisce la «psicosi da arrivo sugli ChampsElysées». Domenica 12 luglio - e con bis pomeridiano il lunedì - i Campi Elisi tennero fede alla loro denominazione trasformandosi in oceanico eden pagano per tifosi blu-bianco-rossi. Dopo il Paradiso, il 2 agosto li attenderà l'Inferno? Decimati dai fermi, ormai sospettabili per definizione, indecisi fra caparbia rivolta e un abulico fatalismo, i corridori affronteranno trasformandola in circuito «la più bella avenue del mondo». Parigi trema. Il ricordo di 1.500.000 fan che la invasero 13 giorni fa stinge come certe icone usurate dallo zelo devozionale. Avanza, invece, una sorda vergogna collettiva. Il «Tour sull'orlo dell'overdose» - come titolava ieri «Liberation» - rischia un finale da incubo lungo il maestoso viale che incoronò gli Zidane, i Jacquet e un portiere (Fabien Barthez) a sorpresa «personaggio più amato di Francia» secondo la classifica «Paris-Match». Fischi, striscioni ostili, e assenteismo di massa - la ferita più lancinante - potrebbero mutare la festa in tragedia sconsacrando gli Champs da tempio pallonaro: anche la geografia sa essere crudele. I Blu vinsero 3 a 0 contro il Brasile. Ma se Ronaldo non ha potuto segnare, moltiplicando gli autogol il Tour pareggia. Greve dilemma per telespettatori e sportivi: conservare il santino di Deschamps che benedice la folla all'Eliseo o il Virenque in lacrime su un calvario lastricato dalle eritropoietine fuorilegge? Al Potere non restava che una soluzione per scongiurare lo psicodramma. E i suoi temibili contraccolpi. Ossia non lasciarsi scavalcare da Selle Pulite. E chiedere a gran voce sentenze draconiane. Le stesse, guarda caso, che si esime dall'invocare a proprio carico - i bilanci dei partiti francesi praticano il doping con «fondi neri» da tempo immemorabile - intralciando, anzi, i giudici. Pressoché centenario, il Tour annaspa nella peggiore crisi che la sua lunga storia conosca. E il ministro alla Sanità, Bernard Kouchner, incrina il conformismo generale dichiarando: «In fondo, tutti sapevano». Gli si può credere: per trent'anni suo padre è stato u medico del Tour. Enrico Benedetto Il presidente francese Chirac chiede di punire i colpevoli in modo esemplare

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