L'accusatore di Gian Antonio Orighi

L'accusatore L'accusatore Un tenace andaluso MADRID. Baltasar Garzon Real, 43 anni, andaluso, soprannominato «il tenace», è il giudice più famoso di Spagna. Sarà proprio lui, il gip che cercò invano di far scriminare nel '93 l'allora premier Felipe Gonzàlez come «el serìor X» (il capo di squadroni della morte anti Età dei «Gal»), che deciderà a novembre se rinviare a giudizio Berlusconi per il «caso Telecinco». Garzon è magistrato dall'81, gip della 5a sezione penale della ((Audiencia Nacional» di Madrid dall'88. Ieri mattina, sprezzante e sicuro di sé come sempre, aspettava nel suo ufficio Berlusconi e gli altri tre top manager della Fininvest indagati. La giornata si presentava pesantissima: jajle 10,45, dopo «Telecinco», la sua agenda prevedeva alle 12 l'interrogatorio dei giornalisti-terroristi basqbi di^gin»,.atìerfe3^^S$e» stimonianze per coinvolgere nell'affaire dei «desaparecidos» argentini alti militari uruguayani. «Don Baltasar», come lo chiama deferente la sua scorta, è abituato a scontrarsi con il potere. Ed a usare a man bassa e senza scrupoli il carcere preventivo. Capelli brizzolati, sovente imbrillantinati, sempre elegantissimo, è l'unico magistrato del Regno che non ha mai concesso un'intervista benché apra quasi tutti i giorni i tg. Ma è anche un uomo spregiudicato: quando Gonzàlez, che pure aveva cercato pervicacemente di incriminare, gli offerse il secondo posto nelle Uste socialiste di Madrid, lui accettò subito. Ma poi sbatté la porta per ritornare alla ((Audiencia», perché il premier non lo aveva nominato ministro degli Interni. Garzon ha ricevuto il «caso Telecinco» da un altro magistrato di sinistra, Carlos Castresana, uno dei 9 pm delia «Fiscalia Especial para la Represión de los Delitos Económicos Relacionados con la Corrupción» di Madrid ed anche pm di «Don Baltasar». Castresana, madrileno, in magistratura dall'89, presidente della «Union Progresista de Fiscales» conosce bene l'Italia. E l'italiano, tanto che fece da interprete quando, nell'ottobre del '96, il pm del pool di Milano Francesco Greco venne a Madrid per un convegno di magistrati. Alla «Fiscalia» sostengono con forza che le indagini sull'affaire «Telecinco» (18 gli indagati, tra cui 6 italiani: oltre al Cavaliere, Dell'Utri, Messina, Vanoni, Acampora e Previti figlio; 11 le imputazioni, tra cui frode fiscale di 60 miliardi di lire - solo 30 miliardi quella presunta per gli italiani -, falso in bilancio e violazione della legge sulle tv) sono partite da Madrid. Ma le indagini sono molto complesse, sono state richieste commissioni rogatorie a Milano, Svizzera e Lussemburgo, ed alla «Fiscalia» che ha giurisdizione nazionale, lavorano in tutto una ventina di persone. L'«affaire» è competenza della ((Audiencia» perché questo alto tribunale è l'unico di Spagna competente sui defitti societari e fiscali. Ma chi l'avrebbe mai detto che sarebbe toccato a Garzon, cintura marrone di karaté, ex seminarista, cacciato dal liceo religioso di Baeza a 18 anni perché sorpreso a cantare, di notte, serenate alle collegiali, grande amante del calcio, decidere se incriminare o no il presidente del Milan. Gian Antonio Orighi