Tangenti MM, pena dimezzata a Craxi

Tangenti MM, pena dimezzata a Craxi Al secondo processo d'appello assolto da 26 capi di imputazione su 57 Tangenti MM, pena dimezzata a Craxi II legale-, andremo in Cassazione, dev'essere prosciolto MILANO. Pena dimezzata per Bettino Craxi al nuovo processo d'appello per le tangenti della Metropolitana Milanese. Nuovo processo, dopo che le Cassazione aveva annullato la precedente sentenza e, stavolta, gli avvocati di Craxi hanno ottenuto una vittoria, almeno parziale. Su 57 capi di imputazione, Craxi è stato assolto «per non aver commesso il fatto» da 26. In sostanza, tutte le accuse di ((tur1 bativa d'asta» e tutti gli episodi di corruzione risalenti all'epoca in cui era presidente della Mm Antonio Natali (cioè fino al 1987). Il risultato è stato una condanna a quattro anni e sei mesi, più una provvisionale di 5 miliardi, a fronte degli otto anni e tre mesi comminati in primo grado e confermati dalla prima sentenza d'appello. Pena ridotta anche per l'altro imputato, l'imprenditore Luigi Civardi: un anno e quattro mesi al posto di due anni e un mese. Per i giudici, pur se dimezzati gli episodi contestati, restano valide le accuse a Craxi di concorso in corruzione e illecito finanziamento ai partiti. E per questo gli avvocati dell'ex segretario psi annunciano che «la nostra battaglia non è finita. Ricorreremo ancora in Cassazione - dice Giannino Guiso perché voghamo l'assoluzione totale. Però questa sentenza riconosce che molte delle accuse a Craxi erano frutto solo di un teorema e ciò per noi è una grande vittoria». Un processo, quello di ieri, cominciato tra le polemiche e finito con i complimenti reciproci tra accusa, giudici e difesa. Craxi aveva ricusato il presidente della corte, Renato Caccamo, il quale, invece, dopo la lettura della sentenza, si è avvicinato a Guiso e gli ha fatto i complimenti per la sua arringa («Una delle migliori sentite negli ultimi anni»), chiedendogli inoltre, con sollecitudine, di fargli sapere notizie sul suo collega Lo Giudice. Il legale è stato infatti una delle vittime del caldo feroce di questi giorni: alla fine della sua arringa, ieri mattina, pallido e sudato si è accasciato sulla panca. E' stato chiamato il medico di guardia, Lo Giudice si è ripreso ma, per precauzione, è stato portato all'ospedale per accertamenti. Guiso riceve i complimenti e ne fa, in particolare al sostituto procuratore generale Pietro De Petris (che pure aveva chiesto la condanna a sette anni dell'ex segretario psi): «Per la prima volta un rappresentante dell'accusa ha negato l'esistenza di questo fantomatico "tesoro di Craxi" riconoscendo che tutte le somme sono finite alla segreteria del partito». Erano le famose somme che l'architetto e faccendiere Silvano Larini, principale accusatore di Craxi, portava in buste all'ufficio milanese di Bettino Craxi, in piazza Duo- mo. Somme frutto di quell'accordo tra imprenditori e partiti che prevedeva una percentuale fissa sugli appalti della Metropolitana Milanese. La sentenza di ieri, pur accogliendo l'impianto dell'accusa, ha tenuto conto delle critiche della Cassazione alla precedente sentenza d'appello: il fatto che Craxi conoscesse il sistema di illecito finanziamento del partito - aveva osservato - non dimostra di per sé la sua colpevolezza per ogni episodio, [s. mr.) L'ex leader del psi Bettino Craxi

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