Il terrore in diretta Tv di Franco Pantarelli

Il terrore in diretta Tv IL CASO SICUREZZA UN MITO CHE VACILLA Il terrore in diretta Tv Così VAmerica riscopre la paura NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Gli americani hanno conosciuto il terrorismo sul loro territorio con l'attentato alle torri gemelle di New York. Era il 1993, il loro «ritardo» rispetto ai Paesi europei era stato colmato, ma c'era ancora la consolazione che i bombaroli erano un gruppo di arabi guidati dallo «sceicco cieco», quindi venuti «da fuori». Poi sono arrivati Oklahoma City, con il suo pesantissimo carico di oltre 150 vittime, e le bombe di Atlanta durante le Olimpiadi e in pratica il «salto di qualità» è stato compiuto. Dal gesto violento personale, così frequente in questo Paese (tre presidenti assassinati e altri tre salvati per un pelo), si è passati al terrorismo organizzato, pianificato, proprio come nel resto del mondo. Non è ancora chiaro se l'episodio di ieri è dovuto a un «multante», e quindi appartiene a questa recente categoria, o se si tratta di un gesto isolato, nel qual caso passerà come uno dei tanti che anche di recente hanno colorito le cronache di Washington. Un paio d'anni fa quella di lanciare attacchi disperati alla Casa Bianca era sembrato diventare una specie di sport. Nel giro di poche settimane si ebbe un signore che, arrampicato sulla cancellata che dà su Pennsylvania Avenue, aveva preso a fucilate l'edificio presidenziale. Poi c'era stato uno che addirittura la Casa Bianca l'aveva presa di mira con il suo piccolo aereo Chessna. Si schiantò contro l'edificio, più o meno sotto la camera da letto dove Bill e Hillary Clinton sarebbero stati a dormire, se non avessero provvisoriamente alloggiato nella «Blair House» perché c'erano dei lavori in corso. Neanche due settimane dopo, ecco un altro tizio che viene «pescato» nel giardino che dà sul fronte Sud della Casa Bianca, armato e pronto a sparare contro le finestre, e un altro ancora che viene bloccato proprio all'ingresso, anche lui armato. Ma pure nella loro drammaticità, quegli episodi erano in fondo «normali». La Casa Bianca è da sempre il simbolo del potere, di gente che pensa di ammazzare il Presidente ce n'è in giro tanta e non è poi sorprendente che qualcuno ci provi. Non a caso i servizi di sicurezza sono fer¬ rei, sperimentati e vengono continuamente aggiornati. Meno normale è invece questo attacco al Capitol, che simbolo del potere lo è certamente ma non è mai riuscito a raggiungere quello «status» nell'immaginazione popolare. Non a caso, si dice ora, ad attacco avvenuto, i suoi sistemi di sicurezza sono molto meno rigidi di quelli della Casa Bianca. «Venti anni fa - dice un vecchio cronista politico il controllo era praticamente inesistente. Entravi e andavi dove ti pareva e nessuno si preoccupava di verificare se fossi armato o no. E' stato l'epi¬ sodio di Jack Anderson a far cambiare un po' le cose». Jack Anderson è un giornalista che specie negli Anni Settanta aveva acquistato molta notorietà per i molti «scoop» che faceva. La sua colonna settimanale sul «Washington Post» era sempre attesa con ansia dai politici, timorosi di vedersi svelare qualche altarino. Poi si è mi po' calmato, ma un giorno - e ormai si era negli Anni Ottanta - chiese a un senatore un'intervista, quello gli dette appuntamento nel suo ufficio a Capitol Hill e lui si presentò con una domanda sulla sicurezza. Il senatore non capiva perché Jack Anderson volesse parlare proprio di quello e lui glielo spiegò sfoderando una pistola con la quale aveva tranquillamente superato i controlli. Scandalo, dichiarazioni di fuoco da parte di tutti, dibattiti nei talk show (una piaga già a quel tempo) e alla fine furono prese misure «paragonabili a quelle della Casa Bianca»., si disse con orgoglio. Non del tutto, evidentemente, visto che per quello (o quelli) di ieri non ci sono state difficoltà a superarle. Franco Pantarelli Il Campidoglio a Washington sede del Congresso Usa

Persone citate: Hillary Clinton, Jack Anderson

Luoghi citati: Atlanta, Capitol Hill, New York, Oklahoma City, Pennsylvania, Washington