Sexygate, un Presidente per testimone

Sexygate, un Presidente per testimone Aspra trattativa con Starr sulle formalità, il colloquio probabilmente alla Casa Bianca Sexygate, un Presidente per testimone Bill Clinton si farà interrogare sul caso Monica Lewinsky WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton testimonierà nel caso Lewinsky. Dopo aver detto di no per sei mesi, in pratica da quando è esploso lo scandalo, il Presidente ha fatto sapere al procuratore Kenneth Starr di essere finalmente disposto a rispondere sotto giuramento alle sue domande. La decisione di Clinton segna una svolta importante in una vicenda che ha segnato in maniera profonda questa presidenza. Ed è stata accolta con sollievo dai democratici, che temevano uno show down tra il Presidente e il procuratore Starr in autunno, alla vigilia delle importanti elezioni congressuali di novembre. David Kendall, l'avvocato di Clinton, ha confermato di aver avviato una trattativa con Starr «per dare al gran giurì le informazioni di cui ha bisogno». Ora si tratta di mettersi d'accordo sui tempi e sulle procedure. Quando, dove e davanti a chi testimonierà il Presidente? E' praticamente esclusa l'ipotesi che Clinton vada alla Corte federale. L'ipotesi più probabile è che il procuratore Starr e i suoi colleghi si rechino alla Casa Bianca e poi consegnino la testimonianza al gran giurì. Ieri sera, comunque, le due parti non avevano ancora raggiunto un accordo. Un'altra cosa non è chiara, ed è possibile che sia anch'essa materia di trattativa: Clinton riceverà un formale mandato di comparizione? La Casa Bianca si oppone con forza a questa ipotesi sostenendo che creerebbe un precedente inacettabile. E propone invece una testimonianza «volontaria» del Presidente. Ma perché adesso Clinton accetta di fare una cosa che finora si era rifiutato di fare con veemen¬ za? Dalla Casa Bianca suggeriscono che l'entourage del Presidente si è convinto che l'indagine di Starr è ormai agli sgoccioli, che tutti coloro che avevano qualcosa da dire lo hanno detto sotto giuramento e che il momento è giunto di accettare il confronto diretto. Testimoniare oggi è meno pericoloso di tre mesi fa, quando il. Presidente rischiava di essere contraddetto da successive deposi¬ zioni. Ma c'è anche un motivo politico che ha spinto il Presidente a muoversi. I democratici contano di fare una bella prova elettorale a novembre, forse addirittura di strappare la maggioranza ai repubblicani nella Camera dei rappresentanti. Ma non vogliono che l'ombra del caso Lewinsky rovini le loro chances. E se Clinton non accettava di testimoniare, c'era la possibilità tutt' altro che remota di un formale mandato di comparizione nei suoi confronti - uno sviluppo che avrebbe fatto deragliare il treno democratico. L'interrogatorio di Clinton non sarà comunque facile. Il Presidente ha già detto sotto giuramento di non aver mai avuto rapporti sessuali con Monica Lewinsky. Non solo: ha detto di non ricordare nemmeno di averla ricevuta neU'Uffirio Ovale. Ma si sa che diversi agenti dei servizi di sicurezza li hanno visti insieme nei pressi del suo ufficio. E un testimone ha detto di averli visti insieme in uno stanzino a lato dell'Ufficio Ovale. La testimonianza dei Presidente dovrebbe mettere fine alle indagini di Starr. Dopodiché il procuratore deciderà se chiudere il caso, procedere con una incriminazione della Lewinsky e/o mandare un rapporto al Congresso per esaminare la possibilità di una messa sotto accusa (impeachment) del Presidente. [a. d. r.] La decisione è stata accolta con sollievo dai democratici che temevano il confronto alla vigilia delle elezioni congressuali di novembre Il procuratore Kenneth Starr e il presidente Clinton che ha fatto sapere di essere ora disposto a rispondere sotto giuramento alle sue domande