L'Italia in mezzo al guado

L'Italia in mezzo al guado Rapporto R&s L'Italia in mezzo al guado MILANO. I grandi gruppi italiani manifatturieri continuano a correre veloci verso la globalizzazione e l'ammodernamento, sotto certi aspetti più velocemente dei confratelli esteri, ma il gap che li divide da questi ultimi è ancora alto. Dal 1989 al 1996, ad esempio, la percentuale di fatturato estero dei gruppi di casa nostra è salita dal 45,2% al 57,4% (con un tasso di crescita del 12,2%, il più alto in Europa), ma la Germania intanto è arrivata al 59,6% e la Francia al 66,4%. E' uno dei molti dati che emergono da «International financial aggregates», indagine annuale di R&S (ufficio studi di Mediobanca) che mette a confronto 239 gruppi multinazionali con sede in Europa, Stati Uniti e Giappone. Un universo cui fanno capo oltre 30.000 aziende, metà delle quali europee (16 i gruppi italiani) con un fatturato complessivo di 3800 miliardi di Ecu e 17 milioni di dipendenti. Nella voce utili, i gruppi italiani sono i meno profittevoli (a pari con i francesi), tuttavia hanno velocemente azzerato l'indebitamento ed hanno imparato a distribuire maggiori dividendi. Pesa sui guadagni l'imposizicne fiscale, anche se per i grandi gruppi l'aliquota effettiva, pari al 41% (contro una media europea del 36,6%) è inferiore al 45% di Francia e Germania. Inutile dire che sotto la voce utili gli Stati Uniti (con una fiscalità pari al 35%) battono l'Europa con profitti netti sul fatturato del 7,5% contro il 4,6% europeo. Gli Stati Uniti, e in genere i Paesi anglosassoni, vincono anche la battaglia del Roc: il Roe medio dei gruppi americani supera il 22 per cento, quello degli inglesi il 17%, contro un 9% dell'Italia (sia pure quasi raddoppiato rispetto al '95), il 13,7% della Germania, il 5,7% del Giappone. Dietro di noi resta la Francia con il 7,3 per cento. tv. s.l