Scoppia il «caso» di Italtel

Scoppia il «caso» di Italtel Scoppia il «caso» di Italtel Vuole tagliare quasi5000posti in 3 anni ROMA. Scoppia la crisi Italtel. La società (50% Telecom e 50% Siemens) intende ridurre il proprio organico di circa 4.600 unità. Più specificamente sono 1.300 i lavoratori considerati eccedenti veri e propri mentre per i restanti 3.300 si profila un percorso di outsourcing. Lo hanno comunicato oggi a Fiom, Firn e Uilm i vertici aziendali che hanno reso nota anche la ripartizione per sito produttivo. L'Italtel ha attualmente circa 15.000 dipendenti. In particolare sono interessati al piano di riorganizzazione 800 lavoratori dello stabilimento di S. Maria Capua Vetere (Caserta), 700 a L'Aquila, 430 a Castelletto (Milano), 125 a Marcianise (Caserta), 140 a Cassino a cui si aggiungono 2.000 lavoratori nell'area Sistemi e 400 nelle Strutture. Durissima la reazione del sindacato che «non ritiene possibile nessun confronto e tanto meno trattare uscite o riduzione di organici», chiede che il problema sia affrontato in sede di governo e afferma che «è del tutto evidente - si legge in una nota di Fiom, Firn e Uilm - che gli azionisti Telecom e Siemens hanno deciso di abbandonare Italtel al proprio destino affermando che è un'azienda senza valore». Il piano, riferiscono i sindacati, prevede la cessazione delle attività nei Sistemi e la chiusura dello stabilimento di Santa Maria Capua Vetere «storicamente insediato al Sud». «E' un fatto gravissimo e drammatico - commenta Deanna Vigna, coordinatrice nazionale della Uilm per le telecomunicazioni - anche perché il piano che ci è stato presentato dall'azienda è ancora fortemente incentrato sulla riduzio- ne dei costi mentre è molto debole sulle linee di sviluppo. Il presidente di Telecom, Gianmario Rossignolo - aggiunge la sindacalista - sostiene che debbano essere rivisti i termini dell'accordo con Siemens, mentre noi pensiamo che la va¬ lorizzazione di Italtel debba essere basata sulla conservazione dell'attuale equilibrio azionario, che vede i due azionisti con una quota del 50%. Le politiche di investimento di Telecom - chiarisce la Vigna - sono un fattore assolutamente deci¬ sivo. Ed ecco perché un confronto così drammatico non può essere affrontato senza la presenza del governo». Italtel, comunque, è una società che fa profitti. Dopo un '96 con un risultato di appena 5,4 miliardi, ha concluso il 1997 con un utile netto di 38,2 miliardi. Il giro di affari consolidato ha raggiunto i 4.587 miliardi, il 12% dei quali investito in ricerca e sviluppo. Fra il '96 e l'anno scorso il fatturato estero è passato da 1.515 a 2.250 miliardi. Le vendite sul mercato italiano, di cui la società detiene una quota superiore al 50 per cento, sono state di 2.337 miliardi, allineate a quelle dell'anno precedente. Quanto all'accordo tra Telecom e Siemens, recentemente il presidente di Italtel Fausto Plebani ha dichiarato «non è in discussione, ma nulla impedisce che sia rinegoziato». [r. e. s.j Pierluigi Bersani ministro della Industria

Persone citate: Castelletto, Fausto Plebani, Gianmario Rossignolo, Maria Capua Vetere, Pierluigi Bersani

Luoghi citati: Caserta, Cassino, L'aquila, Marcianise, Milano, Roma, Santa Maria Capua Vetere