Scatta q Torino la guerra dell'Irap di Maurizio Tropeano
Scatta q Torino la guerra dell'Irap AGRICOLTURA E FISCO Ma a Roma gettano acqua sul fuoco: «Vìsco deve mantenere gli impegni presi» Scatta q Torino la guerra dell'Irap La Coldiretti: non pagheremo il secondo acconto TORINO. «Abbiamo pagato il primo acconto perché rispettiamo la legge, ma certamente non vogliamo pagare il secondo e, soprattutto, esigiamo che ci venga restituito ciò che lo Stato ci ha preso in maniera subdola e senza ragione». Parte dalla Coldiretti di Tornio la rivolta fiscale contro l'Irap, una protesta che potrebbe trovare terreno fertile nel resto dell'associazione: alcuni mesi fa, infatti, segnali di rivolta giunsero anche dal Veneto e dalla Liguria. A Carlo Gottero, il presidente provinciale dell'organizzazione, non sono bastate le assicurazioni - «se i dati confermeranno l'iniquità dell'imposta, ci saranno correzioni» - che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha fornito la scorsa settimana nel corso dell'Assemblea nazionale. Così ha commissionato un'indagine campione su 4000 imprese agricole. I risultati? Eccoli: «Quest'anno la pressione fiscale è cresciuta di oltre 2,5 miliardi, in gran parte a causa dell'Irap», spiega Gottero. Aggiunge: «In alcuni casi, e senza giustificati motivi di reddito, si arriva ad oltre il 4000 per cento di aumento. Gli incrementi, comunque, sono compresi fra il 200 per cento delle aziende frutticole e il 1500-4500 per cento di quelle lattiere». Da qui l'annuncio della protesta fiscale: «Prodi e Visco devono smetterla di ingannarci e prenderci in giro. L'Irap si sta dimostrando un'imposta killer per le nostre imprese. Altro che invarianza fiscale, altro che attenzione del governo all'agricoltura». L'annuncio della rivolta nasce ad una settimana dalla scadenza del pagamento della prima rata dell'Irap e dalla «constatazione spiega Gottero - che in base alle assicurazioni del governo l'importo da pagare con la prima rata non avrebbe dovuto superare la somma degli altri balzelli soppressi. I dati della nostra ricerca testimoniano come le preoccupazioni già espresse durante l'incontro del Tavolo verde a giugno erano fondate. Anche Visco aveva riconosciuto l'errore e il 16 giugno aveva promesso di correggerlo in tempi brevi. Niente però è ancora accaduto». A Roma, invece, i vertici del sindacato agricolo cercano di gettare acqua sul fuoco: «E' una posizione legittima quella assunta dalla Coldiretti di Torino che rientra appieno nell'autonomia statutaria sancita nella recente assemblea. In quella sede il primo ministro ha assunto impegni precisi. Aspettiamo che si concretizzino». Certo che la notizia ha trovato immediata eco nel mondo politico. Così Antonio D'Ali (Forza Italia), vicepresidente della Commissione finanze e tesoro del Senato trova «sacrosanta l'indignazione dei coltivatori piemontesi. Il Polo ha lottato contro la nuova imposta ed in particolare contro il meccanismo estremamente penalizzante per l'agricoltura. I fatti ci hanno dato, purtroppo, ragione». Intanto il sottosegretario al Tesoro, Giorgio Macciotta, ha annunciato ieri, nel corso del suo intervento alla Commissione finanza della Camera, che il gettito di quella che Gottero chiama «imposta-killer» potrebbe superare le previsioni: alla fine di giugno, infatti, il gettito dell'Irap ha registrato un introito di 7 mila miliardi complessivi, conseguente ad una massa di versamenti pari al 25% dei contribuenti. Per questo, ha affermato Macciotta, «a conti fatti si dovrebbe addirittura superare la previsione iniziale di gettito raggiungendo o addirittura superando i 28 mila miliardi di lire» Dunque duemila miliardi di lire in più dei 26 mila previsti. Maurizio Tropeano Carlo Gottero presidente della Coldiretti di Torino
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