«Dai topi in serie l'arma anti-cancro»

«Dai topi in serie l'arma anti-cancro» «La tecnica permetterà di capire anche l'invecchiamento: ma non vogliamo riprodurre l'uomo» «Dai topi in serie l'arma anti-cancro» Un biologo di Pavia tra gli autori della clonazione PAVIA. E' ovviamente femmina, il primo topo clonato di cui ha dato notizia la rivista scientifica «Nature». E l'hanno chiamata «Cumulina», perché la cellula-madre è stata prelevata dal «cumulo ooforo», le cellule follicolari che circondano la cellula-uovo dopo che si è staccata dall'ovaia. Anche se le modalità della nascita passeranno alla storia come «tecnica di Honolulu», molto lavoro è stato fatto nel Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'Università di Pavia, che da 20 anni collabora con il professore nippoamericano Ryuzo Yanagimachi, direttore di un laboratorio nelle isole Hawaii. L'articolo che dà notizia della clonazione porta anche la firma di Mario Zuccotti, una delle tre «menti», insieme con la ricercatrice Silvia Garagna e il direttore Carlo Alberto Redi, del laboratorio di Pavia arrivato primo nella gara al dopo-Dolly. Grazie a finanziamenti privati, che ne fanno un centro di eccellenza, alla pari dei grandi istituti internazionali. Professor .Redi, in che cosa la vostra tecnica è diversa da quella usata da Ian Wilmut per clonare una pecora? «E' cambiato il punto di partenza: lui ha scelto le cellule della ghiandola mammaria, noi quelle follicolari. Per il resto, il "bricolage" è sempre lo stesso: si svuota un ovocita del nucleo e se ne inserisce uno diverso. Poiché si lavora sulle femmine, senza utilizzare spermatozoi, la nuova nata non può che essere femmina. E sarà la replica di quella che ha fornito il nucleo, non l'ovulo svuotato». Nel caso di Dolly, era stata messa in dubbio la sua natura di clone, perché Wilmut non aveva raffrontato i Dna. Voi l'avete fatto? «Certamente. Ma avevamo già avuta una prima prova visiva. L'ovocita svuotato l'aveva fornito una topina grigia, il nucleo una nera. La figlia era nera. Una seconda riprova ce l'ha data il fatto che fosse femmina. Comunque, abbiamo fatto anche l'esame genetico, che ha confermato la riuscita dell'esperimento». Perché avete deciso di clonare proprio le cellule follicolari e non altre? «Perché sia vera clonazione, occorrono cellule adulte, già differenziate e non "totipotenti" come quelle germinali, che si differenzieranno nello sviluppo. Abbiamo visto che alcune possono essere clonate e altre no, ma non sappiamo se il problema sia biologico o tecnico. Comunque sia, quelle follicolari si sono rivelate perfette». Come avete fatto a separarle dalla cellula-uovo? «Con un enzima, la ialunoridasi, che viene rilasciato dagli spermatozoi quando entrano in contatto con l'ovulo e disgrega il cumulo, lasciando l'ovulo nudo». E poi? «Poi abbiamo tolto il nucleo all'ovulo e l'abbiamo sostituito con quello di una cellula follicolare, ricreando così uno zigote, cioè la prima cellula dell'embrione. Quando l'ovulo manipolato ha raggiunto, nel terreno di coltura, lo stadio in cui naturalmente si impianta nell'utero, l'abbiamo trasferito nell'utero di una pseudomamma. E dopo 20 giorni c'è stato il parto». Dolly è stata l'unico clone otte- H% nuto da 267 cellule. . Voi siete arrivati a mi 22. Come avete fat- ,/ to? y «Noi sappiamo con cer¬ tezza da quale cellula siamo partiti. Ian Wilmut, no. Così abbiamo potuto replicare l'esperimento, dimostrando che è riproducibile. Un pun¬ to fondamentale della ricerca scientifica». E adesso? Lee Silver, professore di genetica all'Università di Princeton, commentando il vostro successo ha detto che la clonazione umana potrebbe essere possibile entro cinque anni. «Non è un problema tecnico, ma etico. Sono i bioetici a doversi pronun¬ ciare. Noi biologi ormai conosciamo la strada. Ma la clonazione non è l'aspetto che ci interessa di più». Dove volete arrivare? «Noi facciamo biologia dello sviluppo, dall'embrione all'invecchiamento. Conoscere a fondo le cellule germinali, capire come si differenziano originando cellule diverse per ogni organo, imparare a riprogrammarle, ha mille risvolti biologici importan- rissimi, dalla zootecnia alla comprensione dei tumori. Il tumore è una cellula adulta che torna a moltiplicarsi come quando era embrionale. Come riesce a farlo? E come si può bloccare il processo, riprogrammandola? Questo è molto più importante delle fantasie di clonazione umana». Marina Verna Molto del lavoro condotto al successo in un laboratorio di Honolulu è stato svolto nelle stanze dell'università lombarda CEllUlA-UOVO OVULATA DA UNA TOPINA NERA "I®®®® €>«>«> X <» ® ® CELLULE FOLLICOLARI CHE CIRCONDANO LA CELLULA-UOVO QUANDO SI STACCA DALL'OVAIA COME E1 NATA CUMULINA CELLULA-UOVO PRIVATA DEL CONTORNO DI CELLULE FOLLICOLARI IL NUCLEO DI UNA CELLULA FOLLICOLARE DI UNA TOPINA NERA VIENE INSERITO NELLA CELLULA-UOVO DI UNA TOPINA GRIGIA, PRIVATA DEL SUO NUCLEO La pecora Dolly: è già la preistoria delia clonazione CUMULINA TOPINA NERA Cumulino ha due madri. Una, riera, ha fornito il. Dna, che è stato estratto da una cellula follicolare. E' lei quella clonata. L'altra, grigia, ha fornito un ovulo svuotato del suo Dna, per accogliere quello estraneo. Il procedimento è avvenuto in provetta. Poi l'embrione è stato inserito nella pseudomomma, che ha completato lo sviluppo. H% nuto da 267 cellule. . Voi siete arrivati a mi 22. Come avete fat- ,/ to? y «Noi sappiamo con cer¬ tezza da quale cellula siamo partiti. Ian Wilmut, no. Così abbiamo potuto replicare l'esperimento, dimostrando che è riproducibile Un pun¬ to fondamentale della ricerca scientifica». E adesso? Lee Silver, professore di genetica all'Università di Princeton, commentando il vostro successo ha detto che la clonazione umana potrebbe essere possibile entro cinque anni. «Non è un problema tecnico, ma etico Sono i bioetici a doversi pronun¬ ciare. Noi biologi ormai conosciamo la strada. Ma la clonazione non è l'aspetto che ci interessa di più». Dove volete arrivare? «Noi facciamo biologia dello sviluppo, dall'embrione all'invecchiamento. Conoscere a fondo le cellule germinali, capire come si differenziano originando cellule diverse per ogni organo, imparare a riprogrammarle, ha mille risvolti biologici importan-

Persone citate: Carlo Alberto, Ian Wilmut, Marina Verna, Mario Zuccotti, Redi, Ryuzo, Silvia Garagna, Wilmut

Luoghi citati: Hawaii, Honolulu, Pavia