Sequestro Melis, Grauso nei guai per estorsione
Sequestro Melis, Grauso nei guai per estorsione Cagliari, avrebbero preteso un miliardo dal padre della giovane donna. L'imprenditore: ipotesi inventata Sequestro Melis, Grauso nei guai per estorsione Coinvolti nell'inchiesta anche il giudice Lombardini e l'avvocato Piras CAGLIARI. Nuovo colpo di scena nell'inchiesta sul sequestro Melis. L'imprenditore-editore Nicola Grauso, il procuratore capo della pretura circondariale di Cagliari Luigi Lombardini e l'avvocato Antonio Piras, ex direttore generale della Sardaleasing (Banco di Sardegna), sono accusati di estorsione nei confronti dell'ingegner Tito Melis, padre di Silvia, la giovane consulente del lavoro di Tortoli rapita il 19 febbraio 1997 e libera^ ta 1*11 novembre. L'ha reso noto lo stesso Grauso, annunciando di aver ricevuto un invito a comparire il 29 luglio nei locali del commissariato di Gavoi (paese del nuorese dove risiede l'avvocato Piras). Il provvedimento è firmato da Vittorio Aliquò e da altri tre sostituti della Procura di Palermo, che si occupano della vicenda proprio per il coinvolgimento nell'inchiesta sul rapimento di Lombardini. Secondo l'accusa, i tre avrebbero estorto al padre della giovane rapita il miliardo che l'ingegner Melis ha raccontato di aver portato a casa dell'avvocato Piras che l'avrebbe poi passato a Grauso. Quest'ultimo aveva poi rivelato di averlo consegnato personalmente - aggiungendo alla somma 400 milioni suoi - agli emissari dei banditi in un incontro avvenuto la notte del 4 novembre 1997, nelle campagne di Esterzili, nel nuorese. Secondo i magistrati palermitani, invece, il miliardo di lire sarebbe stato consegnato dal padre dell'ostaggio durante un drammatico incontro notturno avvenuto tra l'8 e il 9 ottobre, vicino all'aeroporto di Cagliari-Elmas, al giudice Lombardini, il quale avrebbe fatto intendere a Melis che la vita di Silvia era in «grave e imminente pericolo». Per i pm vi sarebbe stato anche un secondo tentativo, andato a vuoto, di indurre Tito Melis a consegnare all'avvocato Piras un ulteriore miliardo. Luigi lombardini, fedele alla linea di riserbo totale che si è sem- pre imposto con i giornalisti, non ha fatto alcun commento sulla nuova accusa. La sua «storia» professionale comincia da «giudice unico» antisequestri, capace di terribili scoppi d'ira e terrore dei banditi responsabili di decine di sequestri in Costa Smeralda e in tutta l'isola («celebri» quelli di Fabrizio De André, della famiglia inglese Schild, dell'imprenditore romano Giulio De Angelis) e si completa con l'incarico di procuratore capo presso la Pretura circondariale di Cagliari ad occuparsi di reati minori. Non risparmia accuse, invece, Nicola Grauso. «Capisco che i magistrati ce l'abbiano con me - dichiara - perché il caso Melis non l'hanno risolto loro ma io. Quest'ultima iniziativa, però, quasi mi diverte: in pratica mi si accusa di aver fatto tutta questa messa in scena per spartirmi con Lombardini e Piras un miliardo, cioè 300 milioni a testa». Secondo l'imprenditore-editore il provvedimento che gli è stato notificato ieri sottintende un messaggio a tutti gli emissari passati e futuri («questo vi può capitare se ci si mette di mezzo a aiutare i familiari»). «Non potevano chiaramente condannarmi per favoreggiamento - ha detto - perché evidentemente sarebbe stata una posizione impopolare e a questo punto hanno preferito inventarsi questa nuova ipotesi accusatoria». Ir. cri.] «Forse i magistrati ce l'hanno con me perché il caso della ragazza rapita sono stato io a risolverlo» A lato Silvia Melis A destra l'imprenditore ed editore Nicola Grauso
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