Come Londra non uccise Hitler di F. Gal.

Come Londra non uccise Hitler RIVELAZIONI Dal cecchino al veleno al colpo di bazooka, ma arrivarono prima i russi Come Londra non uccise Hitler Svelati i meticolosi piani per eliminare il Fùbrer LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Obiettivo: Hitler. Dagli archivi di Stato britannici emergono per la prima volta i particolari dell'Operazione Foxley, un piano multiplo architettato dai servizi segreti - lo Special Operation Executive, o Soe, cioè il dipartimento creato da Churchill per le operazioni clandestine - per uccidere il Fùhrer e accelerare la fine della guerra. Cecchini, bazooka, bombe a mano: agguati a Berchtesgaden, il «nido delle aquile» in Baviera, ma anche piani per far saltare il treno di Hitler, nonché «mezzi clandestini», un eufemismo con cui gli 007 indicavano la possibilità di avvelenarlo o di contagiarlo con l'antrace. La guerra finì prima che l'idea di uccidere Hitler, nata un paio di settimane dopo lo sbarco in Normandia del giugno 1944, potesse essere attuata. Ma dalle decine di fitti volumi del Soe amerge la ricerca certosina di ogni minuscolo particola¬ re. E non era soltanto di Hitler che si occupava l'intelligence britannica. C'era il progetto di ipnotizzare Rudolf Hess, arrestato dopo il suo controverso volo in Scozia nel 1941, e rimandarlo in Germania perché uccidesse Himmler. Ma è il tentato assassinio di Hitler a tenere banco, nella lettura di quei documenti che riappaiono dopo oltre mezzo secolo, e da cui affiorano anche perplessità. Il maggiore Field-Robertson, capo del desk tedesco del Soe, temeva per esempio che Hitler potesse diventare «un martire» ed era anzi convinto che la sua incapacità di stratega fosse «di enorme assistenza allo sforzo bellico britannico». Ma la linea in favore dell'attentato, caldeggiata dal vice ammiraglio Prit, prevalse nel marzo 1945: la missione fu affidata al capitano Bennett, che fu però preceduto dall'ingresso dell'Armata Rossa a Berlino. Tutto, però, era pronto. Dagli archivi emergono 120 pagine di piani, fotografie, disegni, particolari. Le abitudini di Hitler sono descritte minuziosamente: levata, nel «nido delle aquile», fra le 9 e le 10 del mattino. Poi, verso le 11, passeggiata verso la Teehaus sul Mooslaner Kopf, per un breakfast. Ecco, è lì che i cecchini lo potrebbero colpire con le pallottole dum-dum sparate da un fucile di precisione. E se l'attentato fallisce, mentre in auto il Fùhrer rientra nel suo rifugio, ecco un altro agente, con un bazooka Fiat in grado di spappolare la Mercedes blindata. E poi i piani per far saltare in una galleria il treno del Fùhrer. E l'antrace: da introdurre nell'acqua potabile di quel treno con l'aiuto di una gastarbeiter francese impiegata nelle pulizie del treno di von Ribbentrop che nella stazione di Salzburg si ferma accanto a quello di Hitler. Oppure il veleno nel tè, di cui Hitler è grande consumatore. Una girandola di basisti, traditori, agenti. Non si poteva sbagliare; e forse, nella ricerca di perfezione, si sprecò tempo vitale. [f. gal.]

Luoghi citati: Baviera, Berchtesgaden, Berlino, Germania, Londra, Scozia