«Al Kosovo basta l'autonomia» di Maurizio Molinari

«Al Kosovo basta l'autonomia» Alla Farnesina colloquio con Dini: la Serbia vuole trascinarci nella guerra «Al Kosovo basta l'autonomia» Milo: resti a Belgrado ma come Repubblica IL MINISTRO ALBANESI PASKAL Milo, ministro degli Esteri albanese, è ancora possibile evitare l'intervento della Nato in Kosovo? «Molto dipende dall'esito degli sforzi politici in corso per interrompere subito ogni tipo di violenza come premessa per far riprendere il dialogo fra il presidente serbo Slobodan Milosevic e gli albanesi kosovari». Il ministro degli Esteri Lamberto Dini, che lei ha incontrato a Villa Madama, ha inviato un messaggio a Milosevic. Vi sono segnali di disponibilità da parte serba? «L'Italia è molto attiva. Ha contattato Milosevic, i russi, noi albanesi, i partner europei e la Nato. Ma la violenza e la repressione dei serbi continuano, come hanno dimostrato le immani distruzioni causate in questi giorni a Orahovac». Che cosa deve accettare Slobodan Milosevic? «Come ho spiegato a Dini, i serbi devono ritirare le loro forze militari e di polizia dal Kosovo. Questo è il primo passo». E se non lo farà? «La Nato ha già studiato le sue opzioni, che sono tre: impedire ai serbi di attaccare, imporre la nofly zone sul Kosovo, aumentare il contingente di monitoraggio nel nord dell'Albania». Ma a sparare sono anche i combattenti dell'esercito di liberazione albanese... «Ripeto, la violenza deve cessare da entrambe le parti. Ma il problema con gli albanesi del Kosovo è un altro». Quale? «Bisogna aiutare tutte le anime, tutti i leader, tutti gli albanesi del Kosovo ad unirsi eleggendo in fretta un organismo rappresentativo di tutti, compreso l'esercito di liberazione. Devono superare le loro divisioni. Finché Ibrahim Rugova e gli altri resteranno su posizioni distanti a giovarsene sarà solo Milosevic che oggi ha facile gioco a dire: io voglio dialogare ma non ho un interlocutore valido». Tirana resta contraria all'indipendenza del Kosovo? «La questione di fondo da negoziare è lo statuto del Kosovo». Come dovrebbe essere? «Il Kosovo deve rimanere nei confini della Federazione jugoslava ma l'autodeterminazione deve essere tutelata con uno statuto più ampio rispetto a quello sull'autonomia che Milosevic ha azzerato. Pensiamo ad esempio a qualcosa di sùnile allo status di Repubblica di cui gode il Montenegro». L'Italia è d'accordo con voi su questo punto? «Quasi. Ne discutiamo. D'altra parte nelle sedi internazionali si stanno studiando possibili modifiche allo statuto». Come è la situazione lungo i confini fra Albania e Kosovo? «Milosevic tenta di giocare la carta del coinvolgimento militare albanese come ultnno espediente per evitare il negoziato. Ma non glielo lasceremo fare anche se, certo, difenderemo la nostra sovranità. Il problema sono i profughi kosovari. Sono 13 mila nel nord ed altri tremila sparsi un po' ovunque». Quanto rischia la Macedonia per la crisi in Kosovo? «Rischia molto e fanno bene i suoi governanti a preoccuparsene. Gli albanesi macedoni sono molto legati a quelli kosovari. Se la repressione continuerà, il flusso dei profughi verso la Macedonia potrebbe avere conseguenze imprevedibili». Lamberto Dini vi ha chiesto «massima moderazione». «C'è un forte accordo politico fra noi e l'Italia sul Kosovo, a conferma di un rapporto ampio che va dalla collaborazione contro la criminalità agli aiuti per il nostro sviluppo. Dini mi ha annunciato che nei prossimi giorni verrà varato dal Parlamento il «pacchetto Angioni» con 60 miliardi di aiuti». C'è ancora spazio per i mediatori di Sant'Egidio? «La crisi in Kosovo ha sorpassato di molto i loro sforzi. L'accordo sull'istruzione non basta più. Bisogna far tacere le armi se si vuole evitare il peggio». Maurizio Molinari Il ministro degli Esteri albanese Paskal Milo ieri a Roma per un incontro con Lamberto Dini