Anno 2000, l'Apocalisse dei computer di Lorenzo Soria

Anno 2000, l'Apocalisse dei computer Alcuni sono fuggiti nel deserto: con la nuova data 00 le reti andranno in tilt e sarà il caos Anno 2000, l'Apocalisse dei computer Si arrendono i tecnici che dovevano risolvere ilproblema LOS ANGELES EGLI ultimi anni, Scott 01mstead si è posto spesso il dilemma morale del comandante della nave che va a fondo. Quando il disastro è ormai inevitabile che cosa si deve fare? Si sale sulla prima scialuppa di salvataggio disponibile o si va giù con il proprio vascello? Olmstead in realtà non ha mai comandato una barca, non è mai stato nemmeno al timone di un piccolo motoscafo da diporto. Fa Ù programmatore di computer da venti anni ed è grazie a questa sua specialità che prima ima banca e poi mia società di assicurazioni di San Diego lo hanno assunto per risolvere il problema dell'anno 2000, per far sì che quando arriva il primo gennaio del primo anno del nuovo millennio i computer siano in grado di capire che quello «00» di 1/1/00 sta per 2000 e non per 1900. Ma un paio di mesi fa Olmstead ha rinunciato, è arrivato alla conclusione che quando tra neanche un anno e mezzo arriveremo a quella data il problema sarà tutt'altro che risolto e che nel giro di im paio di giorni ci sarà un tale caos che la nostra civiltà è a rischio. E così si è costruito una scialuppa di salvataggio personale nel deserto, una casa nel Mojave Desert che lo ha attratto soprattutto perché isolata e perché ha il suo proprio pozzo dell'acqua. Ha acquistato lattine e viveri per sei mesi, ha installato dei pannelli solari, si è comprato già che c'era un paio di fucili e adesso, quando parla della sua decisione di lasciare la metropoli e i computer, non ha l'ombra di un dubbio. «Ho visto con i miei occhi quanto i sistemi di software sono fragili e come, con un effetto-domino, un solo computer può abbattere tutti gli altri sostiene -. Non so esattamente che cosa accadrà, ma so di certo che quel primo di gennaio io sarò qua, nel deserto». Quel giorno avranno lasciato le città e si saranno rifugiati nel deserto in molti. Nel deserto, nelle montagne, nelle foreste troveremo i soliti sospetti: i paranoici, gli estremisti, i fondamentalisti religiosi convinti che il nuovo millennio segna l'arrivo dell' Apocalisse. Ma tra loro ci saranno anche molti programmatori ed esperti di computer cresciuti in una cultura razionale e scientifica. Gente come Olmstead, appunto. O come Ed Yourdon, consulente, autore di 27 libri tra cui «Time Bomb 2000», che non si aspetta la fine del mondo ma almeno due settimane di anarchia e di caos totali. E che, in maggio, ha lasciato Manhattan per una casetta nel New Mexico alimentata da energia solare. La stessa scelta di Scott Secor, consulente di computer a Minneapolis, che ha deciso che resterà diligentemente al suo terminale sino all'ultimo ma che subito prima del Capodanno 1999 intende lasciare la città e prendere rifugio in una sua casetta in riva a un lago. «Non c'è niente di irrazionale - spiega -. Porti via l'acqua, il cibo, il denaro, l'energia e nessuno di noi sa come reagiremo. E poi, male che vada, mi ritrovo con un posto per le vacanze». Per capire il problema dell'anno 2000 occorre andare indietro di una cinquantina d'anni, quando la memoria dei primi computer era estremamente limitata e per risparmiare in bytes gli anni vennero indicati con le sole due cifre finali. Per chi non si occcupa di programmazione, un problema apparentemente facile da risolvere. Ma non è così. Quei codici di programmazione sono stati installati in milioni di computer e poi riprodotti in miliardi e miliardi di sequenze. Alla Social Security Administration, l'ente che sborsa le pensioni per gli americani, ci sono per esempio 400 persone che stanno lavorando al problema a tempo pieno dal 1991, ma sono ancora in alto mare. Non sanno ancora se quando arriverà l'anno 2000 e si troveranno di fronte a qualcuno che ha compiu¬ to i 65, i computer manderanno un assegno o una gentile lettera in cui spiegano al gentile individuo che sono molto spiacenti ma che mancano ancora 35 anni alla sua nascita. Caos con le pensioni, dunque. E con le banche, il traffico aereo, i laboratori medici e tutte quelle società e istituzioni che anche se hanno «aggiustato» i loro computer non sanno con certezza che cosa accadrà quando dovranno comunicare con macchine convinte di avere appena iniziato il '900. Poi, c'è la questione della rete elettrica. «Anche se conosciamo bene il problema e non verremo colti di sorpresa, sappiamo che avremo un Capodanno diverso dagli altri», ammette Jon Arnold, «chief technology officer» dell'Edison Electric Institute, un istituto che rappresenta tre quarti delle aziende elettriche Usa. Con un misto di vigilanza e creatività Arnold assicura che riusciremo ad evitare serie conseguenze, ma gli apocalittici immaginano tutt'altro scenario. Vedono centrali elettriche che la mattina dell'1/1/00 rileveranno con allarme che sono passati ben cento anni dall'ultima operazione di manutenzione, ne vedono altre dove la temperatura media nell'arco del tempo avrà improvvisamente un valore infinito. In entrambi i casi, i sistemi di sicurezza chiuderanno automaticamente l'erogazione di energia e presto non ci, saranno più com¬ puter per scambiare azioni in Borsa, per tener conto delle transazioni bancarie, per seguire i malati, distribuire il cibo, comporre i giornali, coordinare i satelliti e neanche andare su e giù in ascensore. Insomma, il caos. Ed è per questo che Paloma O'Riley, già responsabile del progetto anno 2000 alla Rover britannica, ha preso la decisione di tornare a Denver e di aprire un'organizzazione che ha chiamato Cassandra Project. A differenza di Cassandra, la O'Riley spera di venire ascoltata ed ha lanciato una campagna educativa per informare aziende e individui e per riportare un elemento di razionalità al dibattito. Un po' ciò che sta facendo una speciale commissione istituita dal presidente Clinton, che il 14 luglio è intervenuto di persona per stimolare le aziende ad affrontare il problema con serietà e prontezza. «Ogni società che si avvicina al nuovo millennio armata solo di una bottiglia di champagne rischia una grande sbornia la mattina dopo», ha ammonito, E se il tutto si rivelasse solo una gran bolla di sapone? O meglio: e se il problema dell'anno 2000 finisse per generare un po' di limitata confusione ma nessuna reazione a catena che mette a rischio le economie di interi continenti? E' ciò che vede Paul Saffo, che da Palo Alto, in California, dirige l'«Insititute for the Future». «Certo, la nostra dipendenza dai computer ci rende vulnerabili», sostiene. «Ma ci sono anche molti esseri umani che possono intervenire e prendere decisioni». Poi, da buon futurologo abituato a guardare lontano, Saffo offre un consiglio. «Già che ci siamo, dovremmo indicare gli anni con cinque cifre», dice. ((Altrimenti, con l'anno 10.000, ci risiamo». Lorenzo Soria Il mondo della telematica aspetta con angoscia la data dei Duemila che potrebbe far saltare le reti dei computer di tutto il mondo

Luoghi citati: California, Denver, Los Angeles, Manhattan, Minneapolis, New Mexico, San Diego, Usa