Bambini, l'utile far niente di Gabriele Beccaria
Bambini, l'utile far niente Psicoterapeuta inglese: la noia d'estate favorisce la creatività Bambini, l'utile far niente PIÙ' del buco dell'ozono, più della criminalità, è la noia che terrorizza milioni di individui. Tanto che quando diventano padri e madri insegnano ai figli che l'orco cattivo non è quello delle favole, ma il vuoto del non fare e del non sapere che cosa fare. Perfino in vacanza, obbligatoriamente vivace, organizzata, stimolante. Sciocca paura, sconvolge il senso comune uno psicoterapeuta inglese, Adam Phillips, autore di un saggio controcorrente: un appassionato elogio della noia infantile. E' un'evocazione delle estati perdute vecchio stile, in campagna o in spiaggia, quando si bighellonava, si passavano ore a rotolarsi tra le onde e la sabbia, a narcotizzarsi con il sottofondo delle cicale. Le ore di una libertà che non tornerà più. «Quante volte - scrive - viene guardata con immediata disapprovazione: gli adulti hanno deciso che la vita di un bambino dev'essere sempre e comun¬ que interessante». Quasi nessuno, invece, si accorge (e si ricorda) che il bello comincia proprio quando il tempo rallenta e comincia a fermarsi. E' allora spiega provocatoriamente - che si ribaltano i ruoli e i piccoli ridiventano padroni di sé e possono vagare in cerca di qualcosa capace di calamitare l'attenzione. Molta della creatività infantile nasce da quella condizione di magica sospensione, racconta il libro. Quando il desiderio prende forma da solo, anziché essere costantemente imposto da genitori apprensivi, che anche a luglio e agosto non neutralizzano la frenesia e scoprono per i loro campioni corsi di canoa e inglese. Per il loro bene, naturalmente, ma senza mai interrogare gli allievi-vittime, così schizzati da aver disimparato a sfidare il senso comune con il fanciullesco sfogo: «Che barba!». Gabriele Beccaria
Persone citate: Adam Phillips, Bambini
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