PIERO MARTINETTI IL PENSIERO RISCOPERTO

PIERO MARTINETTI IL PENSIERO RISCOPERTO PIERO MARTINETTI IL PENSIERO RISCOPERTO «Amore» : un inedito non platonico sul sesso N Italia la fine del secolo e del millennio coincide culturalmente con un ritorno al liberalismo, non però per una spinta autoctona, bensì come conseguenza del crollo del comunismo bolscevico moscovita; il fatto spiegato con la vittoria del mercato sull'economia pianificata. E fu il modello culturale liberale che, tra 700 e 800, impose al centro della vita sociale l'istituzione mercato, prima in polemica con le culture delle tradizioni cristiane e poi contro le varie scuole socialiste. In Italia il liberalismo fu anche la dottrina che governò la rivoluzione risorgimentale verso l'unità politica e, tra '800 e '900, la modernizzazione del Paese. Di questa cultura liberale dell'unità nazionale Piero Martinetti (1872-1943) è stato uno degli ultimi grandi esponenti - G. A. Borgese nel 1934 lo definì: «La maggior mente filosofica dell'Italia d'oggi» - ma dagli Anni 60 le sue opere sono quasi tutte delle rarità bibliografiche nei cataloghi antiquari. Ecco perché molto opportuna giunge la pubblicazione del suo inedito l'Amore, «dove non si parla di amore platonico, che attiene alla sfera dell'amicizia - dice il filo sofo - ma dell'amore sessuale». Impostosi nel 1904 con la Introduzione alla Metafisica (poi Milano 1929, Genova 1987) Piero Martinetti ottenne nel 1906 la cattedra di Filosofia all'Università di Milano. Fino all'avvento del fascismo si occupò prevalentemente di problemi tecnici interni alla metafisica, con particolare attenzione al triangolo religione-scienza-individuo, suo baricentro la questione del simbolo, l'orientamento quello di un filosofo neokantiano; mentre l'uomo Martinetti, spirito profondamente filantropico, darà vita nella Milano della Prima guerra mondiale all'istituzione del «pane del povero». Egli versava tutto il suo stipendio di professore universitario a una panetteria, perché a chi lo chiedeva fosse dato quotidianamente un pane. In quegli anni di guerra, davanti al grande massacro, il filosofo sentì la necessità di scrivere un manuale di filosofia morale, che diventasse, contro le tensioni all'irrazionale, una via della ragione per la élite liberale chiamata a guidare in progresso le masse. Nasce così, con una operazione opposta a quella della divulgazione, il Breviario Spirituale, pubblicato anonimo nel 1923, e del quale E. Garin scrisse nelle sue Cronache di Filosofia italiana: «E' tra i pochi libri di saggezza degni d'essere letti della nostra letteratura più recente». Intanto all'avvento del fascismo Piero Martinetti ne divenne immediatamente intransigente oppositore, come Piero Gobetti rifiutando anche l'ipotesi di un uso strumentale di Mussolini contro le spinte rivoluzionarie socialcomuniste. Inevitabile il rifiuto del giuramento fascista, che lo allontanò nel 1931 dall'insegnamento. Il filosofo si appartò nel natio Canavese a CasteUamonte, diventato: «...l'uomo a cui si guarda quando più forte è il bisogno di qualcosa di non contaminato» (E. Garin). Aveva dato nel 1928 alle stampe forse il suo capolavoro: la Libertà (poi Boringhieri 1956), indicando al Paese, a proseguire l'opera positiva iniziata con il Breviario Spirituale, da quale prospettiva metafisica andasse rifondata la politica. Quasi un completamento e una illustrazione nella storia del saggio sulla Libertà, ormai esule in patria, Piero Martinetti pubblicò in edizione privata (1934), subito sequestrata dal fascismo su richiesta del Vaticano, Gesù Cristo e il cristianesimo (poi Saggiatore 1949, '64, '72). Una denuncia dei processi degenerativi che inevitabilmente sempre seguono l'istituzionalizzazione di un messaggio religioso: anche di un messaggio di assoluta moralità quale quello evangelico; la cui essenza sarà salvata e trasmessa soltanto dalle spinte ereti cali, ognuna un ritorno alle origini della predicazione del Cristo E in questa esplorazione dei nodi critici della società italiana si in scrive esemplarmente anche Tùie dito sull'Amore, che ha al suo centro il problema della subordinazio ne della donna al maschio, per la allora vigente legislazione fascista un dato di natura. Per Piero Marti netti questa subordinazione è inve ce il prodotto moralmente inaccet labile di un'azione storica, che ha al centro la violenza: l'uso maschile della maggiore forza fisica per sottomettere il fernminile. Inevitabilmente il più debole deve reagire con l'astuzia, da dove la tendenza alla malizia dell'universo feniminile. Questo il quadro naturale delle relazioni tra i sessi, là dove non irrompa la forza dell'eros, nel quale Martinetti individua un valore positivo assoluto. L'esperienza sessuale di coppia per il filosofo si articola poi secondo tre livelli ascendenti, e quindi gerarchizzanti. C'è la forma elementare di eros, legata al sesso, portatrice in ogni caso di un valore positivo. Una esperienza che diventa necessaria dai vent'anni in poi, limite oltre il quale la repressione sessuale comporta il rischio di degenerazioni psichiche. Ma l'amore fisico, se non sviluppa mi attaccamento spirituale reciproco, può diventare una fonte di perenne ricerca delusa del nuovo e del diverso. Da qui la necessità di una educazione sentimentale, ma che contiene anch'essa un pericolo, e il maggiore. H gioco dei sentimenti porta all'archetipo di don Giovanni: l'avventuriero dell'eros che si contempla onanisticamente nel | gioco della seduzione; dove assorbita tutta l'attenzione, ne consegue un indebolimento spirituale della personalità del seduttore, incapace di una attività intellettuale vigile e libera nel mondo. Il sesso può trovare pieno appagamento soltanto entro una relazione di reciproco riconoscimento intellettuale. Ma queste relazioni di coppia spiritualmente riuscite non sono quasi mai il risultato della prima esperienza erotica, per cui i giovani devono avere la possibilità di forme di matrimonio a tempo. Sola cura legittima dello Stato è la tutela della parte più debole nel momento della rottura della relazione: i figli minori e la donna. La libertà sessuale va però posta sotto il primato della morale, che dovrà insegnare a evitare la copula occa sionale e licenziosa, per l'impoverimento spirituale che trae seco. Da qui la condanna assoluta della prò stituzione, e a maggior ragione del le forme di Stato che la permettono. La lettura del testo martinettiano una prima considerazione impone: la società italiana ha saputo realizzare in gran parte quella morale sessuale che il filosofo auspicava negli Anni Trenta. E malgrado la sostanziale indifferenza, quando non contro l'aperta opposizione delle diverse consorterie succedutesi alla guida dello Stato tra gli Anni 30 (data di redazione dell'opera) e l'oggi. Ma se in materia di costumi sessuali, pur tra molte contraddizioni, il corso degli eventi ha proceduto nella direzione auspicata dal filosofo, per quale ragione il suo libro, che la quarta di copertina dice già pronto per la stampa nel 1938, ha dovuto aspettare per sessantanni un editore? Quando chi scrive ebbe, negli Anni 80, la possibilità di caldeggiare la pubblicazione di testi martinettiani presso l'Editrice Celuc, il primo preso in esame fu l'inedito sull'Amore, ma Giacomo Zanga, di Martinetti discepolo, ne sconsigliò la stampa, perché lavoro non concluso, come risulta anche nella nota dell'editore: «...il testo tra parentesi quadre è evidenziato nel dattiloscritto e reca in corrispondenza la dicitura NO». E tra questi passi, che forse sarebbe stato più opportuno riportare in nota, ci sono quelli più dichiaratamente misogini. Giudizi che al discrimine della disamina metafisica dovevano rivelare al filosofo la loro natura povera e limitante, da qui la decisione di espungerli dal testo; anche percorso da una più profonda contraddizione davanti al sistema legislativo fascista: che sanzionava la perentoria subordinazione della donna all'uomo. La volontà di conciliare le istanze all'eguaglianza della visione metafisica con delle indicazioni pratiche per realizzarla, senza trasformare lo scritto in una utopia Ma un terzo e più decisivo fattore, a sessantanni di distanza, risulta chiaro, limitò la ricerca del filosofo; lo stato di sostanziale arretratezza della scienza sessuale, al quale Piero Martinetti cercò di supplire con una sua analisi centrata su una collazione di dati tratti dall'universo letterario, più che sull'attenzione posta non tanto sui personaggi, quanto sulle personalità degli scrittori. Mentre lo stato già maturo della ricerca scientifica nei rispettivi ambiti ha permesso a Piero Martinetti di realizzare i suoi tre capolavori di filosofia pratica già sopra citati: il Breviario spirituale, la Libertà, Gesù Cristo e il Cristianesimo, nel suo non meno importante studio sull'amore l'arretratezza della ricerca ha pesantemente limitato la pur vasta capacità di sintesi di Piero Martinetti sulla complessa questione sessuale. Cosciente dello scacco, l'autore relegò la sua ultima grande fatica filosofica tra le scorie, calco di una grande fusione, progettata, avviata e non ultimata. Siamo quindi davanti a un progetto mancato, almeno in parte, e appunto per questo con sue singolari capacità illuminanti. Di questo stato del pur importante testo il lettore andava sì informato, ma non con l'avvertenza che l'opera espone: «...nei primi due capitoli pregiudizi e opinioni di un'epoca per molti di noi definitivamente trascorsa...». Purtroppo su Piero Martinetti esiste tutta una agiografia in negativo sostenuta, propagandata perfin nelle giornate accademiche celebrative del filosofo. Esemplare un intervento di A. Del Noce circa il peso determinante nella formazione della filosofia martinettiana del romanzo d'appendice ottocentesco. Altro tenace luogo comune lo vuole un manicheo, un eretico medioevale, uno spirito fuori dal nostro tempo, al quale invece Piero Martinetti partecipò con profonda passione non solo di pensatore, se giunse ad affrontare, pistola alla mano, esattamente come Emilio Lussu, le squadracce fasciste decise a impedirgli di tenere lezioni all'università. In ogni caso la pubblicazione di questo inedito martinettiano sul grande tema dell'eros è da salutare come un evento culturale, anche in quanto salutare prova per l'intelligenza critica del lettore. Piero Flecchia Al centro, il problema della subordinazione della donna al maschio: per il fascismo un dato di natura, per il filosofo il prodotto moralmente inaccettabile della storia L'uso maschile della maggiore forza fisica per sottomettere il femminile: di qui l'astuzia del più debole L'AMORE Piero Martinetti a cura di A. Di Chiara il Melangolo pp. 238, L 28.000 TI OPERTO onico sul sesso Martinetti individua un valore positivo assoluto. L'esperienza sessuale di coppia per il filosofo si articola poi secondo tre livelli ascendenti, e quindi gerarchizzanti. C'è la forma elementare di eros, legata l ri i i di le forme di Stato che la permettono. La lettura del testo martinettiano una prima considerazione impone: la società italiana ha saputo realizzare in gran parte quella morale sessuale che il filosofo auspicava negli Anni Trenta. E malgrado la sostanziale indifferenza, quando non contro l'aperta opposizione delle diverse consorterie succedutesi alla guida dello Stato tra gli Anni 30 (data di redazione dell'opera) l'i M i ri di della scienza sessuale, al quale Piero Martinetti cercò di supplire con una sua analisi centrata su una collazione di dati tratti dall'universo letterario, più che sull'attenzione posta non tanto sui personaggi, quanto sulle personalità degli scrittori. Mentre lo stato già maturo della ricerca scientifica nei rispettivi ambiti ha permesso a Piero Martinetti di realizzare i suoi tre capolavori di filosofia pratica già sopra citati: il Breviario spirituale, la Libertà, Gesù Cristo e il Cristianesimo, nel suo non meno importante studio sull'amore l'arretratezza della ricerca ha pesantemente limitato la pur vasta capacità di sintesi di Piero Martinetti sulla complessa i l Ci dll (a destra) In basso: Eugenio Garin L'usodella forza fsottomil femmdi quidel piùw a />//v / h Piero Martinetti (a destra) In basso: Eugenio Garin

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano