LA STORIA IN VACANZA di Dacia Maraini

LA STORIA IN VACANZA LA STORIA IN VACANZA ^«esordiente» Marami LA VACANZA Dacia Maraini Einaudi pp. 157 L 24.000 FA tanto caldo, nel vuoto pneumatico della Storia. Un caldo che ti entra nell'anima e ti accompagna persistendo muto attraverso una ridda stordita di mesi, di giorni, di ore appiccicaticce e inutili. A margine, vicino, come il fiato dell'attempato seduttore estivo di La vacanza, il crollo del Fascismo si fa sentire, e poi sparisce, con il suo incubo, come una macchia di sudore, con una persistenza tutta di pancia, fisica e inesplicabile. L'angolo di visuale (la protagonista, Anna, è una ragazzina) è privilegiato dalla distanza, distanza tra sé e sé e le cose, e da questa scaltrito. Anna vede il mondo e ne è guardata ma non lo guarda, lo subisce come l'Agostino di Moravia ma non lo desidera, non ci si proietta. Anna, fuoco del desiderio di comparse insignificanti come la vita che le anima, ugualmente a Carla degli Indifferenti si lascia vivere ma non c'è, sovrastante, onnipresente, l'ironia del narratore. La vacanza esprime una piattezza che è agita anziché detta, che è tutta data nella spigolosità secca del periodare, nella pochezza sapiente delle notazioni psicologiche e nell'autoreferenzialità delle azioni. C'è una stanchezza che è tutta fisiologica, endemica alla Storia svuotata dai proclami, Storia che gracchia da una radio ascoltata perché accesa da qualcun altro, perché c'è, avvertita invece che interpretata, e infine ancora subita, come nella sgangherata, atterrita ma non troppo recezione alla chiamata alle armi del neorepubbhchino, semiamante di Anna Armando: del resto, «Quando uno è sfortunato, tutto gli va male», sentenzia il nostro «mordendo un biscotto, come se la cosa non lo riguardasse per niente». Una stanchezza fisiologica, dicevo: fisiologica come la morale che da queste pagine emerge, una sorta di reattività elementare nel microcosmo della famiglia borghese e delle sue lacerazioni: il sesso, come l'alimentazione, non ha nulla di magico, semplicemente c'è e va tenuto di conto, e così la guerra e la sua fine, e l'esistenza tutta. Passa ciò che non è detto ma mimato, appena intravisto nella sequenza di fotogrammi sovraesposti del libro: la prostituzione non eclatante a cui Anna si sottomette fa scandalo (ha fatto scandalo) perché è tratteggiata con la stessa assenza di partecipazione con cui vengono dette le bombe (quasi anch'esse impigrite dal clima della vacanza) di una vita chiusa nel cerchio della disciplina scolastica e nel falso movimento della scoperta della sessualità. La deformazione grottesca del reale (il suo avvicinamento) giunge tronfia a esibirsi oscena perché non sa di esserlo, gli amanti di Anna, che la seducono promettendole «un regalo», fanno schifo senza essere repellenti oppure lo sono perché così mediocri, così defenestrati da qualunque destino da sfumare in diretta, come nel solleone le ombre. Credo che il pregio maggiore del libro sia proprio questa prevalenza del sole svuotato di qualunque simbologia, imbarazzante fonte di calore e c^uindi di stridente tedio adolescenziale, amorfo (come la Storia d'Italia tra la caduta di Mussolini e il letargo badogliano) proclama di energia non diretta e nichilismo senza (apparente) origine. Paralizzata lì, nel cuore dell'estate del 1943. C'è il sole, fa caldo, c'è la Storia, c'è il sesso, fa caldo. «Non con un'esplosione ma con un piagnucolio» finirà il mondo, scriveva Eliot: non finisce, il mondo, nella vacanza della giovane Maraini, ma, circolare, si piange addosso sommessamente «perché non vuole morire», dando l'impressione di non essere mai nato o di esserlo per metà, come un sogno guasto e più spesso non ha la forza, la voglia di piangere affatto. Un'altra giovanissima esordiente, Chiara Zocchi, in un romanzo di qualche anno fa inscenava la tensione dell'irreale quotidiano risolvendo il romanzo con un artifizio di sapore pirandelliano: la protagonista, al termine della narrazione, «usciva dal libro». L'esor diente Maraini, invece, tra le pagine ci si rinsalda, rintanandosi tra le coperte della letteratura e nel letargo fresco degli androni del collegio da cui era uscita. E di questo, del salutare fastidio, che ancora viene a darci, le siamo grati. . Aldo Nove Dacia Marami torna con «La vacanza»: c'è il sole, fa caldo, c'è la Storia che gracchia da una radio ascoltata perché accesa da qualcun altro e c'è il sesso, sullo sfondo del crollo del fascismo e il letargo badogliano LA VACANZA Dacia Maraini Einaudi pp. 157 L 24.000

Persone citate: Aldo Nove Dacia, Anna Armando, Chiara Zocchi, Dacia Maraini, Maraini, Moravia, Mussolini

Luoghi citati: Italia