CUOR DI LEONE L'altra faccia della leggenda

CUOR DI LEONE L'altra faccia della leggenda CUOR DI LEONE L'altra faccia della leggenda APITA spesso che i grandi personaggi del Medioevo siano familiari al vasto pubbbeo attraverso un'immagine manipolata, molto lontana dalla loro vera identità storica. Succede con Carlo Magno, di cui già i poeti medievali diffondevano un'immagine iperletteraria, poco somigliante a quell'uomo brutale, le che fu in realtà il re franco; o con un personaggio gliero come san Francesco, la cui immagine è stata ata da chi si proponeva di pubblicizzarla, che siano ncescani del Duecento o i registi italiani del Nove avviene con Riccardo Cuor di Leone, un nome che omanzi di Walter Scott e i loro moderni rifacimenti l i pscomodo e battagliero come san Fsempre edulcorata da chi si propogli agiografi francescani del Dueccento. Lo stesso avviene con Riccevoca subito i romanzi di Walter multimediali, dal vecchio serial televisivo di Ivanhoe agli innumerevoli film su Robin Hood. In confronto all'immagine romantica del re leale e coraggioso, partito per le Crociate e poi tornato in Inghilterra per difendere i sudditi dalle brutalità del malvagio Giovanni Senza Terra, il re Riccardo presentato dalle fonti si rivela assai più difficile da digerire. Se ne accorgeranno i lettori della biografia di Vittorangelo Croce, appena pubblicata da Piemme; tanto più che l'autore, rinunciando a indagare l'origine e lo sviluppo del mito di Riccardo, si limita a riferire sobriamente i fatti, lasciando spesso la parola ai cronisti contemporanei. Ne esce un personaggio difficile da apprezzare, anzi diciamo pure tutt'altro che attraente, e non solo per i criteri del tempo nostro, ma anche per quelh' del suo; tanto da chiedersi perché mai proprio quest'uomo sia diventato una leggenda. Il fatto è che nell'Europa del XII secolo non tutti erano d'accordo su cosa aspettarsi da un buon re (a parte la riduzione delle tasse, s'intende). Per i contadini, gli artigiani e i mercanti, la cosa più importante era che quest'uomo mandato dal cielo a governarli e unto dai vescovi con l'olio santo mantenesse un comportamento irreprensibile agli occhi di Dio, così da risparmiare al suo popolo la collera celeste, garantendolo dai cattivi raccolti, dalle malattie e dalla guerra. La manifestazione più immediata e tangibile del compiacimento divino era la nascita di un erede maschio: forse la più grave fra tutte le responsabilità del re, giacché se fosse morto senza figli il regno sarebbe sprofondato nell'anarchia. Gli intellettuali, come Giovanni di Salisbury che scrisse il suo Policraticus quando Riccardo era ancora bambino, ragionavano in termini più modernamente politici, additando nel re non soltanto il mediatore fra cielo e terra, ma il garante dell'armonia sociale. Oltre a obbedire agh insegnamenti della Chiesa e a onorare la legge di Dio, il re doveva far rispettare anche quella degli uomini, finalizzando l'azione di governo alla pace, alla giustizia e al bene comune, così che il suo regno fosse davvero una «res publica»; e in tal modo avrebbe garantito al suo popolo la prosperità materiale oltre alla salvezza dell'anima. Secondo questi criteri, è difficile giudicare un successo il regno di Riccardo. Si sposò tardi e malvolentieri e non seppe generare un erede, tanto da aumentare il pettegolezzo che i bei ragazzi gli piacessero più di sua moglie. Interessato esclusiva mente alla guerra, passò tutta la vita combattendo, prima in Terrasanta e poi in Francia, e in die ci anni di regno si degnò di visi tare l'Inghilterra appena due volte: per quattro mesi nel 1189, Riccardo C capita spes personaggi siano fan pubblici un'immagi molto lon vera iden realtà presentai rivela un r da dige meglio i Giovanni RICCARDO CUOR DI LEONE Vittorangelo Croce P/emme pp. 181 L. 28.000

Persone citate: Carlo Magno, Giovanni Riccardo, Riccardo C, Riccardo Cuor, Robin Hood, Salisbury, Vittorangelo Croce, Walter Scott

Luoghi citati: Europa, Francia, Inghilterra