Lo studiolo di Valéry

Lo studiolo di Valéry IL RITRATTO ~ Lo studiolo di Valéry NELLO studiolo di Valéry, dove quasi non ci si rigira tanto esso è pieno di scaffaletti, scrivanie e buggeratene, il vero tavolino da lavoro è piuttosto una specie di bischetto bianco, come potrebbe essere d'un calzolaio di lusso, o d'un orefice od orologiaro: ingombro d'una infinità di cosucce. Le scansie dei libri sono piene di pubblicazioni scientifiche, in edizioni correnti e in gran parti intonse. Ammalato d'insonnia, qui il poeta sedeva nelle primissime ore del mattino, ancor quasi di notte, con uno dei suoi quaderni dinanzi, come giuocando in punta di penna con qualche problema o divagazione psicologica. Mai artista votato nei suoi versi al massimo rigore formale, si accontentò d'affidare le proprie definizioni e riflessioni ad una prosa meno sistematica. Trenta volumi, trentamila pagine. E' qualcosa che fa paura. Chi troverà il capo del filo da tenere in mano per camminare in questa selva? In altre culture, inclusa la nostra più recente, lo storicismo può avere portato a intellettuali storture e rigidità. Ma anche questi bianchi deserti psicologici non scherzano, così pieni di miraggi, di veli fluttuanti e passi perduti. Emilio Cecchi

Persone citate: Emilio Cecchi