COSÌ HO SCOPERTO I MIEI FERRANDINO

COSÌ HO SCOPERTO I MIEI FERRANDINO COSÌ HO SCOPERTO I MIEI FERRANDINO Luigi Bernardi, da editore a scrittore LBOLOGNA UIGI Bernardi ha fatto conoscere al pubblico italiano una quantità di autori interessanti. Le sue edizioni si chiamavano Granata Press. Ora quell'esperienza è finita. Ma molti suoi autori vengono riproposti da altri editori, con successo. Quali sono gli autori che ha fatto conoscere? «Fra gli italiani, Giuseppe Ferrandino, che adesso è sulla bocca di tutti, Carlo Lucarelli, un altro che non ha bisogno di presentazioni e del quale avevamo tre titoli, Marcello Fois, con due romanzi che continuo a ritenere i migliori che ho pubblicato, Lorenzo Marzaduri, Giancarlo Narciso, Nicoletta Vallorani, con il suo noir più felice, Cesare Battisti, Stefano Massaron, Mimi Colucci, Pino Cacucci, con ben quattro titoli, e Ivan Della Mea, con una raccolta di racconti e un romanzo, Sveglia sul buio, che è uno dei pochi libri italiani letti negli ultimi anni in grado di affrontare in modo tragicamente ironico i tempi che stiamo vivendo. Fra gli stranieri, i francesi Didier Daeninckx, i cui libri saranno tutti riproposti da Feltrinelli, Manchette, ripreso da Einaudi, Malet, Raynal. Poi lo spagnolo Andreu Martin, che è scrittore dagli esiti molto più convincenti, se pure meno "furbi", di Montalbàn. Infine Paco Taibo n, e il padre Paco Taibo I, con Pallide bandiere, un romanzo così raffinato e allo stesso tempo emozionante che mi stupisco che nessun editore abbia ancora rilanciato». Il caso più significativo è forse quello di Ferrandino, ora ripubblicato da Adelphi («Pericle il nero»). «C'è una cosa che continua a stupirmi, e che non va a grande merito della categoria dei critici e dei giornalisti. Quel po' che ho letto mi sembra tutto ricalcato dal comunicato stampa, l'i sembra strano che nessuno sia andato a leggere la prima edizione, quella Granata (peraltro uscita con il marchio Metrolibri), a cogliere le differenze fra le due stesure, a sottolineare il fatto che sia la copertina nostra che quella Adelphi sono opera di due grandi illustratori-fumettisti europei, rispettivamente Mattotti e Loustal. Poi questa cosa del romanzo «scoperto» da Gallimard, quando in effetti molti narratori italiani Granata sono stati tradotti da Gallimard (Ferrandino, certo, ma anche due titoli di Lucarelli, uno di Battisti, uno della Vallorani e due di Cacucci). E poi, perché nessuno ha mai colto la singolarità che per la prima edizione Giuseppe Ferrandino si era firmato Nicola Calata, mentre quella francese è uscita a nome Peppe Ferrandino? Infine, perché non andare a curiosare sulle altre produzioni di Ferrandino, perché non scoprire che ha scritto un altro grande romanzo noir, sempre per Granata, Storia di cani, a fumetti questa volta, disegnato da Giancarlo Caracuzzo. A leggere i giornali sembra che Ferrandino sia un genio, Granata dei coglioni persino un po' ladri, Adelphi degli insuperabili scopritori di talenti. Per carità, è tutto vero, tranne la storia dei ladri (Ferrandino al Salone di Torino mi ha abbracciato e con gli occhi lucidi mi ha detto di non dare retta a quello che scrivono i giornalisti: ingenuo), però mette rabbia e malinconia pensare a come sia gestita l'informazione culturale». Dopo Granata Press, Bernardi si è messo a scrivere... «Come scrittore (mi fa un certo senso defiiùrmi così), usciranno a settembre due libri. Uno è una raccolta di racconti accomunati da una visione piuttosto spietata delle cose, si intitola Erano angeli e lo pubblicherà Fernandel, una giovane casa editrice di Ravenna, il cui entusiasmo mi ricorda il mio degli inizi. L'altro è la riedizione di una serie di racconti che ho scritto per la rivista Blue. Sono brevi episodi, ironicamente autobiografici, legati alla scoperta del corpo femminile negli anni dell'infanzia e dell'adolescen za. Si intitola La foresta dei coccodrilli, e uscirà per Castelvecchi. La prossima primavera, poi, dovrebbe uscire Vittima facile, il primo romanzo di una trilogia nella quale pedino Chiara, una diciassettenne in fuga. Su un versante diverso, l'anno prossimo uscirà anche un libro dedicato agli ultimi trent'anni di fumetto in Italia». E come traduttore? «Ho appena terminato Les orpailleurs di Thierry Jonquet, che è un grande rappresentante del noir francese che uscirà per Hobby & Work, e Le sommeil du monstre, il nuovo bel fumetto di Enki Bilal pubblicato a settembre da AD Editore. Adesso mi aspettano un nuovo Jonquet e un Daeninckx». Altri progetti? «Traducendo Jonquet, leggendo Dantec e il più recente Daeninckx, mi sono accorto dell'esistenza di una linfa nuova che nutre il noir francese, sintesi di due componenti precise: la memoria storica e la consapevolezza geografica. La scelta punk della narrativa di genere anglosassone e delle sue repliche latine non ha portato da nessuna parte, William Gibson si è incartato, i romanzi con protagonista un serial killer sono ormai sinonimo di sciatteria, la stragrande maggioranza della narrativa statunitense di genere è ormai solo strategica per i mercati paralleli (giochi di ruolo, videogames, cinema). Credo invece a un noir, ma anche a una fantascienza, del vecchio continente, un noir che sappia far sprigionare energie diverse dall'incontro/scontro fra la memoria del passato, l'urgenza del presente, e la voglia/paura di futuro. Bisogna che ne parli con i miei amici giallisti italiani, che mi sembra non sappiano più da che parte muoversi. Ecco, su questa idea ho già elaborato un progetto di collana. Poi vorrei occuparmi di narrativa italiana non di genere, mi è tornata voglia di ficcare gli occhi fra i manoscritti e dialogare con gli aspiranti scrittori. Ne sto seguendo un paio e sono sicuro che mi daranno parecchie soddisfazioni». Dario Voltolini Finita l'esperienza dì Granata. Press, il grande talent scout ora si fa pubblicare Con lui hanno esordito anche Lucarelli, Fois Cacucci, Della Mea Maizaduri e la Vallorani Giuseppe Ferrandino Luigi Bernardi con Granata Press ha portato in Italia Paco Taibo II con il padre, Paco Taibo I

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