LA VISIONARIA CITTA' DI BORGES LABIRINTO DELIA MENTE

LA VISIONARIA CITTA' DI BORGES LABIRINTO DELIA MENTE LA VISIONARIA CITTA' DI BORGES LABIRINTO DELIA MENTE Buenos Aires, Londra o Babele: solo moltiplicazione di dettagli BORGES E L'ARCHITETTURA Cristina Grau A cura di Paolo Collo Testo & Immagine pp. 125 L 14.000 Li/origine delle fantasie spaziali d'ogni scrittore c'è sempre una città reale, rivissuta e immaginata con la memoria a distanza di tempo, una città fatta di strade, cortili, palazzi, angoli bui e giardini assolati che spesso non esistono più, poiché nessuna città resta identica ma muta continuamente forma e dimensione, pur restando misteriosamente la stessa. Così anche per Jorge Luis Borges la memoria spaziale riposa su una città reale, Buenos Aires, come doveva apparire ai suoi occhi negli Anni Venti, allorché, al ritorno dall'Europa, il giovane poeta e scrittore argentino pubblicava Fervore di Buenos Aires, primo segmento di quella fantasticheria dello spazio che lo avrebbe condotto sempre più verso forme astratte e geometriche, ma non per questo meno concrete e reali. Cristina Grau in un libro singolare per tono e racconto {Borges e l'architettura), che mescola insieme interessi architettonici e letterari, resoconti d'opere, immagini e topografie di città, alternati a brani di conversazioni con l'autore, traccia un resoconto dello spa dl ,zio borgesiano, restituendolo nel contempo alla sua dimensione concreta, a quell'origine da cui prende il via la descrizione di uno spazio letterario tra i più intricati e labirintici del nostro secolo. Senza dubbio, come sottolinea l'autrice, la città creata da Borges è una città fantasma, irreale, da museo, priva della presenza dell'uomo, ma proprio per questo adatta ad assumere, a partire dal 1930, il ruolo di fondale delle sue storie. L'elemento che permette questa progressiva astrazione dello spazio è la luce, che insieme al suo opposto, l'ombra, organizza la forma dello spazio borgesiano, dimostrando in questo modo una capacità visionaria, simile a quella dei poeti romantici - Coleridge e De Quincey - sue fonti visionarie e spaziali: «La luce che permette di vedere gli oggetti è quella stessa che attribuisce loro realtà», scrive l'autrice. Cristina Grau distingue lo «spazio suggerente» e lo «spazio suggerito», il labirinto della città e il labirinto mentale. Londra è per Borges la città-labirinto per eccellenza, ma l'autrice mostra come anche la Buenos Aires degli Anni Venti sia una città-labirinto, con i suoipatios, e come nelle opere dello scrittore si passi dalla cittàmito alla città-archetipo; tanto che non solo il lettore non riuscirà mai a visitare Buenos Aires con innocenza, dal momento che alla città reale si sovrapporrà sempre quella inventata, sognata e cantata da Borges, ma lo stesso poeta e scrittore non riesce più a staccarsi dall'archetipo di Buenos Aires, sia che evochi il cortile di una città africana in La morte e la bussola, sia che descriva i labirinti della biblioteca di Babele nell'omonimo racconto. Il rapporto che Borges stabilisce con la sua città è quello di una «storia di apparizioni e sparizioni che vanno dall'astratto al concreto e viceversa»; l'archetipo non ha bisogno di altra conoscenza se non quella della memoria, e forse per questo l'ultimo libro dell'argentino. Atlante, è un singolare libro di fotografie che lo scrittore cieco commenta con un testo, fotografie di viaggi, oggetti, strade, monumenti, che egli, ricorda la Grau, ha ascoltato, toccato, annusato, esempio di quella particolare azione rammemoratrice che possiede la sua scrittura, capace sia di generare nel lettore un'immagine, a partire da un proprio ricordo, sia di descrivere mentalmente labirinti la cui matrice è invece eminentemente letteraria; la letteratura per Borges, ma non solo per lui, è astrazione, per questo è parente prossima della matematica, attività in cui la fantasia e l'immaginazione sono assolutamente indispensabili. Lo spazio descritto nel labirinto letterario di Borges non è uno spazio infinito, bensì, come nelle Carceri di Piranesi, illimitato, spazio che si crea nella mente del lettore grazie a un meccanismo di finzione che opera per moltiplicazione di dettagli, agendo sull'idea degli «spazi potenziali», modulari, come quelli descritti dai paradossi matematici. Con sensibilità architettonica l'autrice focalizza la propria attenzione sulla figura della spirale, simbolo non solo di accesso alle profondità infere, ma anche dell'ascensione vertiginosa al cielo remoto (la spirale della Torre di Babele è una delle ultime immagini su cui ha insistito la fantasia spaziale dell'autore argentino): torre, biblioteca, pozzo, scala, labirinto sono tutte variazioni su un'unica immagine dello spazio immaginario che in Borges è costruito attraverso duplicazioni e simmetrie, di cui lo specchio (oggetto prediletto da Carroll, autore caro a Borges) costituisce il vertiginoso abisso. I paralleli che l'autrice stabilisce con Bernini, Piranesi, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright suggeriscono ulteriori sentieri di lettura dei labirinti borgesiani, il cui apice è il deserto, luogo dove lo smarrimento è massimo, non solo perché non esiste più alcun punto di riferimento, ma anche perché è il luogo in cui ogni direzione è sempre possibile. Se Kafka, autore che la Grau richiama spesso nella sua lettura di Borges, ci ha descritto nella Tana un labirinto senza «esterno», lo scrittore argentino ha fornito alla letteratura e alla cultura contemporanea l'idea di un labirinto acentrato, privo di centro, uguale a se stesso in ogni punto sia nel tempo come nello spazio. Marco Belpoliti BORGES E L'ARCHITETTCristina Grau A cura di Paolo Collo Testo & Immagine pp. 125 L 14.000 LA VLABBuenomente formstessa. Così posa su unasuoi occhi ngiovane poenos Aires, pche lo avrebmetriche, mGrau in un tettura), cheresoconti d'ni di converzio borgesinel contemsione concrda cui prenzione di untra i più indel nostro bio, come sla città creacittà fantasseo, priva l'uomo, maadatta ad adal 1930, delle sue che permetva astrazioluce, che insto, l'ombrma dello spmostrando capacità vquella dei pleridge e Devisionarie che permetgetti è quebuisce loro BORGES E L'ARCHITETTURA Cristina Grau A cura di Paolo Collo Testo & Immagine pp. 125 L 14.000 Torre, biblioteca, pozzo, scala: variazioni su un'unica immagine dello spazio costruito su duplicazioni e simmetrie

Luoghi citati: Buenos Aires, Delia, Europa, Londra