IL FARMACISTA DI HANDKE

IL FARMACISTA DI HANDKE IL FARMACISTA DI HANDKE Un eroe viandante delllo IN UNA NOTTE BUIA USCII DALLA MIA CASA SILENZIOSA Peter Handke Garzanti pp. 192 L 29.000 HISSA' se Peter Handke scrive ancora per qualche suo lettore 0 non piuttosto per un pubblico ristretto di esegeti pronti a seguirlo nel labirinto di un'opera che rifa o ripercorre se stessa. Ci sono nelle sue pagine personaggi che ricompaiono a distanza di decenni. Come Gregor Keuschnig, prima addetto stampa all'ambasciata austriaca di Parigi nel romanzo L'ora del vero sentire (1975), poi scrittore, quasi vent'anni dopo, nella lunghissima fiaba dei tempi nuovi, Il mio anno nella baia di nessuno. E ora c'è Andreas Loser, archeologo e insegnante di lettere classiche nel racconto II cinese del dolore (1983), che fa capolino nell'ultimo romanzo del 1997 pubblicato in questi giorni da Garzanti nell'ottima versione di Rolando Zorzi, In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa. Insomma, c'è aria di famiglia attorno al regista Handke, che distribuisce ruoli per una i iù i messinscena sempre più iterativa e privata. Lo annunciano i titoli, lo conferma l'itinerario della scrittura: è spesso la storia di un io che si riempie di mondo. Può essere stanziale e allora eccolo esaltarsi in riflessioni estemporanee o in fantasie preziose. 0 può essere nomade quest'io, come il suo autore, uno dei rari e grandi viandanti in quest'epoca di celerità: eroe della lentezza che scivola via a riempirsi gli occhi di uomini e cose. Ripercorre non solo il mondo, ma il tempo in un ludico funambulismo della fantasia, fra sogno e fiaba. Fa così anche il farmacista di Taxham in questo ultimo romanzo. Strano personaggio che abita dalle parti di Salisburgo. Già, dimenticavo: un pezzo d'Austria ci deve pur essere nelle pagine di Handke, in fondo il suo amato-odiato paese resta un problema aperto. E allora par di capire quasi subito che quel farmacista è un po' lui, con il gusto per la provincia e l'amore per il mondo, che non riesce a coniugare insieme. Se tutto il mondo è paese, vuol dire, come ha scritto Carlo Ginzburg, «che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno». Lui lo è di fronte agli altri. Non serve avere un figlio, se poi lo si ripudia. Né una moglie, che fa la propria vita, e nemmeno una figlia, che per tutto il romanzo se la spassa su qualche isola felice. Lui conosce altre alchimie (che farmacista sarebbe altrimenti?). E' appassionato di funghi, nuota nei fiumi, cerca la solitudine dei boschi. Insomma, uno che va un po' controcorrente e ha il solito tic ecologico. Con qualcosa in più: cerca un altrove. Forse per questo legge poemi cavallereschi. Per questo riesce a trasformarsi. A un certo punto si lascia dietro il proprio ruolo ed entra in una storia, quella che Handke infatti sta costruendo. L'uomo di Taxham si trasforma in un tipo selvatico e se la fila con una strana coppia: un poeta e un ex campione di sci. Anche a sentirli parlare diresti che sono alle¬ gorie, fantasmi di un progetto narrativo. Dove dentro ci sta il farmacista che racconta le sue peregrinazioni all'io narrativo pronto con carta e penna e una buona dose di mestiere. Un po' spaesati finiamo per esserlo anche noi, perché qui si entra e si esce dalla scena solo con qualche ammicco al lettore, come a dire: attenzione, non ti perdere nei particolari, rifletti piuttosto sull'atto del narrare Insomma, un po' di poetica, anche quando la storia, fra so gni e fantasie, scorre così li scia da farci quasi divertire. E' naturale che chi la deve mettere insieme finisca per avere dubbi e chiedersi: «Che racconto è mai questo, che non è destinato né al mercato, né a una corte, né a un pubblico borghese, e neanche a un sin golo lettore, ma soltanto a chi è capitata questa storia, a se stesso?». Già, una faccenda privata. Ma in realtà tanto pubblica da includervi dentro, lungo il viaggio del farmacista fra gli States (sarà lì la Santa Fe di cui si parla o in Argentina) e la vecchia Spagna, fra steppa e desolanti paesaggi urbani, reminiscenze kafkia ne (la «donna vincitrice» ricorda la Klara di America). E poi ancora il sottofondo del poema medievale, che ogni tanto si presta da modello nar rativo. Pubblica dunque come ogni atto letterario, che qui deve sottostare a ricette e re gole, fatte apposta per inter rompere come si dirà alla fine, per intervenire sui ciechi av venimenti del mondo. Ecco l'unica epifania che conta: trasformare la vita in un li tuale assoluto di scrittura, nella parola. E' un vecchio ri tornello mitteleuropeo, qui simbolicamente rivissuto at traverso il mutismo del protagonista in una certa fase del suo viaggio. Che, a dire il vero, è la cosa più incantevole del li bro. Quando Handke lascia correre e libera la sua fanta sia, surreale e giocosa, come quella di un bimbo attorniato da storie che sono la sua vita Luigi Forte La storia di un uomo che diventa selvatico e se la fa con una strana coppia: un poeta e un ex campione di sci Peter Handke. Nelle sue pagine ci sono personaggi che ricompaiono a distanza di decenni: ora è la volta di Andreas Loser, archeologo e insegnante di lettere classiche IN UNA NOTTE BUIA USCII DALLA MIA CASA SILENZIOSA Peter Handke Garzanti pp. 192 L 29.000

Luoghi citati: America, Argentina, Austria, Parigi, Salisburgo, Santa Fe, Spagna