IL VERO BRANCALEONE ERA UN ASINO NON IL CAVALIERE ERRANTE DI NORCIA

IL VERO BRANCALEONE ERA UN ASINO NON IL CAVALIERE ERRANTE DI NORCIA IL VERO BRANCALEONE ERA UN ASINO NON IL CAVALIERE ERRANTE DI NORCIA IL BRANCALEONE Latrobio a cura di R. Brigantini Salerno Editrice pp.317 L 60.000 L nome «Brancaleone» tutti, o quasi, si pensa all'eroe gradasso interpretato da Gassman. Ma quando ci si trova tra le mani il ponderoso volume della Salerno, ultimo uscito della collana «I Novellieri Italiani», diretta da Enrico Malato, si capisce subito che si tratta di una di quelle rarità della letteratura italiana che la Salerno ha il merito di trarre dall'oblio, previa accurata introduzione e collocazione storico-filologica. Veniamo a sapere che II Brancaleone «è rimasto fino a oggi di fatto ignorato». E subito ci sentiamo liberati da un senso di colpa. Poi apprendiamo che è opera praticamente anonima, essendo il nome Latrobio certamente pretestuoso. Infine anche la collocazione temporale è sommamente incerta, presumibile tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento. Il mistero si dirada un po' indagando sulla col¬ li bi p glocazione ambientale: anzi qui ci si muove con qualche certezza nell'entourage del cardinale Carlo Borromeo, e con qualche incertezza si indica il nome dell'autore in Giovan Pietro Giussani, prelato, autore di opere di impegno religioso, trattati sulla penitenza, vite di santi, e persino una vita di San Carlo Borromeo. A questo punto non è difficile capire perché fl reverendo Giussani non abbia voluto legare il suo nome al Brancaleone, e si sia celato dietro il nome di Latrobio: tra tutti quegli scritti di devozione, questo non ci poteva stare. E perché? Perché Brancaleone è un asino, e il nome altisonante se lo attribuisce da sé per superbia e malizia, alla fine di ima lunga serie di avventure tra il comico e il grotte¬ sco, che lo vedono spesso in situazioni non adatte a orecchie di reverendi, che si vorrebbero caste. E' un libro di intrattenimento e si inserisce nella vasta serie di opere esopiche. Racconta le avventure di un asinelio, dalla nascita nell'isola dell'Asinara, descritta come la patria degli asini più belli e intelligenti del mondo, al suo allontanamento dalla madre, che lo istruisce con buoni e saggi consigli, attraverso innumerevoli peripezie in giro per il mondo, fino alla morte miserevole a causa del suo tralignamento. E qui si scopre l'intento moralistico. Ma le avventure dell'asinelio sono pretesto per raccontare storie dove protagonisti sono gli uomini. In genere non più intelligenti degli asini. Come là dove si racconta dei contadini di un villaggio che, vedendo disseccare la cima di un loro pioppo amatissimo per la frescura che offriva alle loro «ciance», decisero di piegare il grosso fusto fino a fargli intingere la cima in una cisterna sottostante. E per piegare il tronco non trovarono di meglio che fare una catena umana: uno di loro salì sulla cima, un secondo si attaccò ai suoi piedi, un terzo ai piedi del secondo e così via. Senonc* 4 quello che stava abbarbicato alla vetta, sentendosi le mani indolenzite, mollò la presa, e tutta la catena umana precipitò al suolo, in un groviglio tale che i maggiorenti del villaggio non trovarono di meglio per districare il mucchio per percuotervi dentro con lunghe pertiche; attraverso le grida di dolore si potè stabilire a chi appartenevano le varie membra. Questo non è che uno dei tanti gustosissimi racconti che si accumulano nella storia dell'asinelio, che solo per un verso fa pensare all'Arino d'oro di Apuleio, cioè per lo scaltrirsi del mite asinelio ascoltando i discorsi degli uomini. Per il resto le reminiscenze si perdono nel vasto fiume della narrativa zooepica. Presente all'autore è certamente anche il Decamerone, per certe burle che richiamano alla BRANCALEONE Latrobio a cura di R. Brigantini Salerno Editrice pp.317 L 60.000

Persone citate: Borromeo, Carlo Borromeo, Di Norcia, Enrico Malato, Gassman, Giussani

Luoghi citati: Brancaleone, Giovan Pietro Giussani, Salerno