E LA BAMBINA PITTRICE INCONTRA AUSCHWITZ

E LA BAMBINA PITTRICE INCONTRA AUSCHWITZ E LA BAMBINA PITTRICE INCONTRA AUSCHWITZ HARLOTTE è una fanciulla berlinese, una bionda creatura dell'alta borghesia tedesca, ebrea secondo la linea del padre Albert Kann, che «con buon senso cercava di non contravvenire troppo alle interdizioni alimentari bibliche care alla sua religione e con il buon senso restante vi contravveniva. Riteneva che la continuazione della progenie andasse misurata con il metro dell'erudizione in casa e con u metro del denaro per strada». A Charlotte viene imposto alla nascita il nome di un'altra fanciulla sublime, la sua misteriosa zia, suicida a diciotto anni: più avanti sua madre Franziska che la cresce fra un lied di Schumann e una poesia di Heine, si uccide a sua volta. Alla bambina, che aspetta che la mamma sotto forma di angelo si presenti CHARLOTTE LA MORTE E LA FANCIULLA Bruno Pedretti Giuntina pp. 139 L 24.000 di notte alla sua finestra per rivelarle, come le aveva promesso, i segreti del cielo, non viene mai rivelato, invece, neppure il segreto dei due suicidi, finché, ormai in piena seconda guerra mondiale, in un rifugio francese, anche la nonna sceglie di morire lasciandosi cadere nel vuoto. Qui Charlotte diviene consapevole della storia della tragedia matrilineare che sente fiatarle addosso. Ma prima che si trasformi in destino, la giovane donna, ventiseienne, decide di trasformare il fato nell'arte appresa in patria: la pittura. La furia creativa di Charlotte darà vita a più di mille acquerelli-racconto di vita. Intanto la donna si sposa con un altro giovane rifu¬ giato e resta incinta prima di venire deportata e uccisa ad Auschwitz il 12 ottobre 1943. Questa storia vera trasfigurata dalla narrazione di Bruno Pedretti al suo primo romanzo, autore finora di saggi e libri d'arte, è uscita per i tipi della Giuntina col titolo Charlotte, la morte e la fanciulla, dal titolo del famoso lied che Franziska cantava alla piccola Lotte: «Dammi la tua mano, bella creatura delicata. Sono un'amica, non vengo per punirti. Su, coraggio non sono cattiva, dolcemente dormirai fra le mie braccia». La morte è la deuteragonista di Charlotte. Sia la prosa che la vicenda della fanciulla sono un nodo di passione, un di¬ battersi eroico con una vicenda epocale che avrebbe invece tutti i tratti della fatalità. Pedretti, che ha incontrato allo Joods Historisch Museum di Amsterdam i dipinti di Charlotte Solomon (questo il vero nome della protagonista), dimostra il coraggio dell'innamorato, e lo comunica al lettore, che lungi dal venire depresso dalla vicenda dei tre suicidi al femminile seguiti dalla «morte della fanciulla», ne viene esaltato e trascinato. Ogni sentimentalismo è bandito, chi legge non ha scampo: deve misurarsi con il destino ebraico europeo agli inizi del nazismo accompagnando la bambina pittrice su un sentiero di avventure asciutte con la sola consolazione della cultura europea, della musica e della poesia. E infatti trova una ricompensa della sua fede nelle venti riproduzioni a colori dei quadri di Charlotte pubblicati in coda al volume. E qui può rileggere nell'ottimo tratto pittorico e nei colori solari e sanguigni di Charlotte quello che Pedretti ci ha appena raccontato: il lutto vissuto come tragedia ma anche come potenza, arma di una invincibile femminilità; la tragedia sopravanzante dell'antisemitismo, con i fischi e i volantini contro i gorgheggi prima tanto applauditi della matrigna Paula; la manifestazione che detronizza dal monumento l'amato Heine, gli studi all'Accademia d'arte e la messa al bando degli artisti preferiti, Nolde, Munch, Kokoschka, Chagall. Anche il primo grande amore, poi perduto nella fuga, è una creatura distrutta, segnata, eppure invincibile a causa della passione letteraria e musicale tutta tedesca di cui è impastato. Amadeus Daberlohn, al secolo Alfred Wolfsohn, il maestro di musica della matrigna Paula, fra i continui fumi del vino per cui la ragazza lo ritrae come infilato in una sempiterna bottiglia, le fa il regalo del risveglio dell'amore sensuale, del libro dei canti di Heine salvato clandestinamente dal rogo nazista, e dell'assicurazione di una grande fiducia artistica. E' il bagaglio che serve a Charlotte quando decide di raggiungere i nonni materni a Villefranche sur Mer, vicino a Nizza. Dopo il suicidio della nonna Charlotte si chiarivano le geometrie del destino che stavano stendendo l'insindacabile drappo naturale sulle sorti storiche e sulla sua vita. Il tormento che le montava dentro veniva dalla coscienza del lascito in lei iscritto... si chiedeva se l'afflizione senza meraviglia... fosse il segno primigenio che le indicava U sentiero per ricongiungersi alle tre suicide, oppure se ci fosse qualcosa in lei che le consentisse di camminare evitando di ricalcare le orme delle sue donne. E' una domanda alla quale Pedretti non dà in realtà risposta, perché l'immensa rigogliosa esplosione artistica della fanciulla sembra uno di quei lampi meravigliosi per luminosità che preludono a una tempesta definitiva. Sarebbe bello pen&are che Charlotte abbia vinto la morte con l'arte, ma sembra di più, dato l'epilogo, che invece il suicidio delle tre amate consanguineee di Charlotte somigli a quelle autoeliminazioni di intere specie, come talvolta fanno i delfini o le orche, prima della Shoah che si prende anche Charlotte. La foto della fanciulla bionda all'inizio di questo bel romanzo prende il cuore, e lo stringe fino alla fine. Fiamma Nierensf ein CHARLOTTE LA MORTE E LA FANCIULLA Bruno Pedretti Giuntina pp. 139 L 24.000 Il romanzo di Bruno Pedretti è stato pubblicato dalla Giuntina

Luoghi citati: Nizza