I/America dice addio al suo eroe spaziale di Andrea Di Robilant

I/America dice addio al suo eroe spaziale Il 5 maggio 1961,23 giorni dopo il collega russo, volò più in alto dell'atmosfera I/America dice addio al suo eroe spaziale Morto a 74 anni Man Shepard, l'uomo che emulò Gagarin WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Juriy Gagarin lo batté di 23 giorni, ma Alan Shepard divenne comunque un eroe - il primo di una lunga serie - per essere stato il primo americano a volare nello spazio, il 5 maggio del 1961. E ieri, quando il Presidente Clinton, interrompendo un suo discorso sulla riforma del fisco, ha annunciato la morte del vecchio pioniere, il Paese ha vissuto un momento di commozione genuina, venata di nostalgia per quegli anni irresistibili. Il suo primo «volo» nello spazio fu in realtà un passaggio fugace. Quella mattina di maggio di 37 anni fa il giovane Shepard si arrampicò in cima al missile, partì in una nuvola di vapori e fece una traiettoria sub-orbjtale di qualche centinaia di miglia a bordo della navicella Freedom 7. Entrò nello spazio per appena cinque minuti. Ma nell'atmosfera caricatissima di quei giorni, quando gli americani vivevano ancora l'umiliazione dell'exploit di Gagarin, la notizia di quei cinque minuti nello spazio fu accolta con grande sollievo e nuovo entusiasmo. Nel 1959 Shepard era stato scelto dalla Nasa assieme a sei altri piloti per formare il primo nucleo di astronauti americani: i Magnifici sette del programma Mercury. Di quel gruppo faceva parte anche John Glenn, che sarebbe diventato il primo americano ad entrare in orbita (e che il prossimo ottobre diventerà il primo settuagenario a viaggiare nello spazio). Shepard era un pilota eccezionale. Era anche tenace, testardo e, quando le circostanze lo richiedevano, freddo e calcolatore. Prese malissimo la notizia del volo di Gagarin, e volle essere a tutti costi il prescelto dei Magnifi sette per il primo volo americano nello spazio. Quella prima, grandissima esperienza non lo colmò. Volle tornare nello spazio: il suo sogno era di essere il primo uomo sulla luna. Ma problemi all'udito, che incisero tra l'altro sul suo senso di equilibrio fisico, lo costrinsero a mettersi temporaneamente da parte. Seguì programmi intensi di riabilitazione, e riuscì a guarire. Rientrò nel programma spaziale e il 31 gennaio del 1971 guidò la spedizione dell'Apollo 14 sulla luna. Molti americani lo ricordano anche per essere stato il primo astronauta a giocare a golf sulla luna. Quattro dei Magnifici sette sono ancora in vita: Gordon Cooper, Scott Carpenter, Walter Shirra e il senatore Glenn, l'astronauta che era forse il più vicino a Shepard in quegli anni e che gli è rimasto legato fino all'altro ieri, quando è morto di leucemia all'età di 74 anni. «E' morto nel sonno. Immagino che sia il modo migliore per andarsene quando arriva il momento», ha detto commosso il vecchio Glenn rievocando la figura di Shepard al Senato. «L'ultima volta che lo vidi, pochi giorni fa, mi disse che gli sarebbe piaciuto essere presente al lancio quando tornerò nello spazio il prossimo otto- bre». Shepard lasciò la Nasa nel 1974, si diede agli investimenti immobiliari e divenne rapidamente miliardario. Scrisse un libro con un altro astronauta, Donald Slayton, sulle sue esperienze nello spazio, e ammise che quando atterrò sulla luna rimase così commosso dalla bellezza struggente della Terra che pianse. Andrea di Robilant Alan Shepard è morto nel sonno nel «Community Hospital» di Monterey, in California

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