Simeone, scontro sull'alibi dell'arrestato

Simeone, scontro sull'alibi dell'arrestato Ostia, il figlio di 11 anni accusa l'uomo. Il maggiore e la moglie: «Era con noi la sera del delitto» Simeone, scontro sull'alibi dell'arrestato E la madre del bimbo ucciso: «Non può essere stato lui» ROMA. Il volto di questa madre ostiense, Irma, che ha perso il figlio Piccolino nella pineta dei giochi e delle sconcezze, meriterebbe un'istantanea di quelle che entrano nella storia della fotografia. Una madre dolente come l'algerina che piange il figlio sgozzato. Una madre pietosa come quella che abbraccia il figlio morente di Aids. Irma, madre stravolta, esce dalla stanza di un pubblico ministero dopo un lunghissimo colloquio e riesce a dire una sola frase: «Io non ci credo e non ci posso credere». Di più non dice e se ne va, attorniata dai poliziotti. E' il segno dello choc fortissimo di una madre che ha appena scoperto un doppio orrore. Non basta la perdita del figlio. Forse è anche peggio averlo mandato lei in bocca al lupo. Perché del lupo Vincenzo F. si tratta. Si scopre solo ora che Vincenzo F. è stato denunciato (regolarmente assolto, o prosciolto, o comunque ignorato) in tre diverse occasioni dai figli per violenze domestiche. Anche violenze carnali, n tribunale minorile a intervalli regolari gli ha tolto la patria potestà sui figli. Ma quando lo interrogavano, e gli sbattevano in faccia proprio queste denunce, Vincenzo ha risposto a brutto muso: «Io so' puhto Sempre assolto». Due anni fa, dopo l'ennesima denuncia che partiva dall'interno di questo nucleo famigliare, il servizio degli assistenti sociali era stato incaricato di seguirli con particolare attenzione. Inutilmente. Conferma sconfortata Marcella Marcellini, la direttrice della scuola elementare che si trova accanto al complesso delle case occupate: «Segnalammo il caso anche noi agli assistenti sociali. Ma la madre dell'undicenne si oppose al sostegno. Mi disse: 'Mio figlio è l'unica cosa bella che ho. Le assistenti mi hanno già portato via gli altri figli". E comunque le assistenti sociali alle case occupate non le fanno entrare. Eppure il ragazzo andava seguito. Aveva problemi nell'apprendimento. Mostrava strane curiosità sessuali che riversava sui compagni, tutti più piccoli di lui che a quasi dodici anni frequentava ancora la quarta elementare». Guarda caso. Dromio oeei an¬ che la mamma di Simeone avrebbe incontrato gli assistenti sociali. In agenda, era un altro caso di disagio da affrontare. Troppo tardi. E' questo, insomma, il derelitto quadro dove collocare la morte di Simeone. La procura si avvicina ai fatti con i suoi strumenti investigativi e giuridici, ma quasi se ne ritrae inorridita. Tutti gli investigatori non fanno che ripetere: «E' un caso delicatissimo». Il pm Pietro Saviotti moltiplica gli interrogatori. Ieri mattina la madre di Simeone. Poi un ragazzo, forse un lontano famigliare. Nel pomeriggio la moglie di Vincenzo F. L'impressione è che l'inchiesta stenti a decollare. Sì. na- turalmente c'è un'autopsia che chiaramente rinvia all'intervento di un uomo adulto. C'è il racconto del ragazzino undicenne che prima si prende tutte le colpe, poi chiama in causa il padre. Quanto accade nella baracchetta della pineta, però, dove allo scendere del buio sono presenti i due bambini, e l'uomo, è ancora da ricostruire nel dettaglio. Simeone è morto per aver rifiutato un gioco erotico, questo pare chiaro. Ma era la prima volta oppure no? C'erano di mezzo dei soldi? A Ostia ormai è tamtam terroristico che vede pedofili ad ogni angolo, immondi tariffari, tanti i bambini compromessi. Il fielio di Vincenzo avrebbe fatto un sacco di nomi. Ma non si capisce - e sono gli stessi investigatori ad ammetterlo - quanta è la verità, quanto il falso. Un testimone ragazzino in cura presso il centro di igiene mentale, che vive immerso in fantasie morbose, e non potrebbe essere altrimenti visto l'ambiente famigliare, quanto è credibile? Su questi elementi è chiaro che l'inchiesta deve andare avanti. L'accusato, chiuso da un giorno nel carcere di Regina Coeli, continua a negare tutto disperatamente. Insiste, e con lui la moglie e il figlio maggiore, che il giorno dell'omicidio si trovava all'orto di Fiumara Grande. Che i suoi due fieli arrivarono oer l'ora di cena. Che fu un pasto frugale. Tutti e quattro all'aria aperta sul fiume, che a dirla così sembra un paradiso in terra e invece se lo guardi, tra fango, immondizie e topi è l'inferno. Vincenzo dice anche che tornarono a casa intorno alle 22, in tempo per vedere il secondo tempo del film. E poi tutti a nanna. Tutti a nanna. Ma tutti chi? Parole della mamma: «Tornammo a casa in tre. Non mio figlio grande, Claudio, che deve restare a dormire all'isolotto perché lì abbiamo i motori delle barche e ce li rubano». Parole di Claudio: «Dopo cena siamo tornati a casa tutti e quattro. Abbiamo visto il film e siamo andati a dormire». La contraddizione salta agli occhi. Qualcuno mente. E non è un particolare secondario, perché la vita di Simeone prende una brutta piega proprio attorno alle 22 di domenica scorsa. Secondo quanto sta ricostruendo l'accusa, dopo aver cenato chissà dove e chissà con chi - di sicuro non a casa sua - il bambino finisce in pineta con l'amichetto e con l'uomo. I quali, evidentemente, dopo la cena all'isolotto sono sì tornati a Ostia. Ma non sono affatto andati a casa, a vedere il film e poi a dormire. Se è andata così, Claudio ha raccontato una piccola bugia, ma non ha idea di che cosa sia successo a Ostia. La madre invece saprebbe tutto, ma non parla. Forse merita anche lei, povera donna, una fotografia importante. Istantanea di madre straniata. Vìncenzo F. dal carcere continua a negare ogni coinvolgimento L'autopsia conferma la responsabilità di un adulto nell'omicidio 'tip * I CINQUE MOMENTI +y DÌ UN DELITTO f l'arresti ì In cella c'è Vincenzo F. m8/ Ha 59 anni> otto figli e fc il pescatore. E' stato rinchiuso nel carcere di Regina Coeli con l'accusa di omicidio volontario 7¥ l'accusa Secondo i \m^^i magistrati i l'uomo avrebbe ucciso Simeone Nardacci schiacciandogli lo stomaco nella baracca della pineta. Si sospetta che il delitto sia maturato al rifiuto del bambino di sottostare a un gioco erotico ©la DIFESA Vincenzo E nega ogni accusa. Sostiene che J la sera del delitto era a , I cena con i familiari f nell'orto dell'isolotto di I Fiumara Grande e di' esI sere fomafo a casa affé, 122 senza più uscire le versioni contrastanti La moglie di Vincenzo E ha sostenuto a più riprese di essere tornata a casa intorno alle 22 assieme al marito e al figlio di 11 anni: «Mio figfio maggiore Bruno è rimasto a dormire all'isolotto». Bruno, 35 anni, dice invece il contrario: «Finita la cena siamo tornati tutti e 4 a casa» 'la confessione « V | » La svolta VA all'inchiesta è arri^ O vota dal figlio undi1 cenne di Vincenzo E In un primo tempo si era addossato ogni responsabilità, poi ha chiamato in causa il, padre

Persone citate: Marcella Marcellini, Pietro Saviotti, Simeone Nardacci, Vincenzo F.

Luoghi citati: Fiumara, Roma