Nella pineta il Giardino del Male

Nella pineta il Giardino del Male Nella pineta il Giardino del Male Da luogo di picnic domenicali a terra di nessuno DALIA prima pagina 31 1' . v i Oli./ CROMA «residenti» usano bombole che più di una volta sono esplose causando incendi. Hanno paura dei raid naziskin, e anche per questo sono spesso armati. Abbondano le malattie, i fitofarmaci, i cani randagi. Se non bastasse, è stato ritrovato un ordigno inesploso della Seconda guerra mondiale. Nella più torva e ingegnosa geografia della cronaca nera le varie pinete del litorale maledetto (Acque Rosse, aldobrandini, Castelfusano, Procoio) sono delimitate a Nord dall'idroscalo di Fiumicino, teatro dell'ammazzamento di Pasolini, e a Sud dalla spiaggia di Capocotta, più o meno là dove le onde riconsegnarono il cadavere scomodissimo di Wilma Montesi. Ad Est, segnalata con un'alta rete metallica che comunque qualche bracconiere riesce a violare, c'è la tenuta presidenziale di Castelpor ziano; e più in là ancora si scorgono i palazzoni che secondo una plausibile leggenda di cemento armato hanno smorzato il soffio fresco del Ponentino. Ad Ovest, per una ventina di chilometri, c'è un mare sporco e catramoso. Da una ventina d'anni, la metropoli vive questo pezzetto di Tirreno come uno sfogo, magari in quelle forme d'isteria consu mistica che si risolve in abusivi smo trionfale, eccesso di piasti ca, cibo pessimo, nudismo compulsivo. Ma forse non avrebbe mai immaginato che quell'ombroso entroterra sarebbe diventato terra di nessuno. Un luogo da incubo nemmeno rinomato grafico, popolato da ombre sinistre, oppure un cimitero im prowisato di morti di ogni raz za, di ogni sensibilità. Per cui, sempre dai titoli: «Banda di albanesi tortura giovane macedone». Ma anche: «S'è uccisa con i barbiturici, l'hanno trovata sot to gli alberi col suo orsacchiotto tra le braccia». I pini, alberi che la letteratura vuole particolarmente gentili, furono importati nel '700 dalla Spagna. Alcune incisioni di Edward Lear ne restituiscono rimmagine più tenue. Sullo sfondo, la via Severiana, con i suoi basoli in pietra lavica, costeggia i ricordi di Plinio il Giovane. Qualche mese si sono presi una scavatrice in un cantiere, e inoltratala per qualche chilometro nella boscaglia hanno cominciato a scavare nella zona archeologica. Ancora più all'interno, l'istrice e il capriolo, animali graziosamente invisibili, continuano a nascondersi tra ginepri, lecci e corbezzoli meglio dei cinghiali, che lasciano tracce di terra smossa. Il Male è arrivato relativamente tardi. Alla fine degli anni '50 i romani veri (quelli, almeno, che disponevano di un'automobile) portavano ancora i bambini con la tosse convulsa in pineta per fargli prendere l'«aria buona». Nei primi anni '60, in primavera, cominciarono anche i picnic, seppur incongruamente tenuti ai bordi della via Cristoforo Colombo, con le auto che rombavano in faccia agli evoluto«fagottari». D'estate, il carretto del «cocommeraro» contribuiva a un'atmosfera sostanzialmente solare, allegra, quasi festosa. Già da allora la notte era un'altra cosa, sotto gli alberi di Castelfusano. Il degrado fu in qualche modo annunciato da un intensificarsi di racconti inizialmente anche comici, per la verità - su coppiette e guardoni. Certo, allora non si affittavano vere e proprie aree at¬ trezzate (come poi accadde fino alla stagione del mostro di Firenze). Ma l'atmosfera si fece sempre più ansiogena, e pericolosa. Poi fu la volta delle prime «mondane» assassinate. Che tuttavia non facevano mai troppo clamore sui quotidiani della capitale, quasi che il delitto «fuori porta» nei codici della cronaca fosse da considerarsi un inesorabile tributo da pagare alla normalità. (Un po' come oggi gli extracomunitari che si ammazzano tra loro). Ostia, nel frattempo, cresceva a dismisura; Giuseppe Saragat sparacchiava abbondantemente nelle «cacciarelle» alle lepri e ai fagiani di Castelporziano; e Pasolini, in una sua poesia ritrovata dopo la morte, scriveva: «A Ostia, a Ostia,/ tutta la notte... Ceneremo/ da soli. I tuoi occhi cullano/San Pietro e il Tirreno...». La pineta di Ostia, in realtà, stava perdendo tutta la sua poesia. E' probabile che le povere | «mondane» - una delle quali riuscì a rompere il misero trantran della cronaca solo perché decapitata - abbiano portato i «papponi». Che questi abbiano chiamato i «ladroni», generici. E che questi ultimi, a loro volta, negli anni '70, si siano accompagnati a criminali molto meno generici, con i loro rolex, catene e bracciali d'oro. Quindi, di qui passarono anche i mafiosi. Buscetta e Badalamenti, per intendersi, presero casa dalle parti di Ostia. Più in generale, Castelfusano divenne un luogo privilegiato non solo per lo scambio di droga e di notizie, ma anche per esecuzioni, con relativi incendi di macchina e di «colpevoli», per ritardare l'identificazione cancellando pure le impronte digitali. Tramandano i foschi annali della pineta che un giorno venne trovata la Bmw e dentro, pure carbonizzato, il boss della mala romana Antonio Sbriglione. Con il cadavere di Giovanni Girlando, detto «Gianni il roscio», toccò alla banda della Magliana di lasciare una traccia in quel cimitero che non aveva ancora completato la sua evoluzione infernale. Non era davvero più il tempo in cui terrorizzati cercatori di funghi s'imbattevano nel cadave re della prostituta. L'ultimo cambio di scenografia, una decina d'anni orsono, ebbe come prota gonisti i più disperati tra gli extracomunitari. Prima russi e polacchi, con cani ferocissimi; poi rumeni, albanesi. I somali al camping «Country Club» del pruv cipe Chigi. Piccole, ma violente guerre etniche per il cibo, la sopravvivenza. Scene primarie. Casupole di legno e lamiera nella boscaglia. Salmonella e scabbia, gastriti, ulcere, malattie della pelle. Qualche mese fa sono morti due immigrati. Hanno fatto a tempo a portarli all'ospedale «Grassi» di Ostia completamente denutriti e assaliti dagli insetti. Solo la Caritas diocesana, in pratica, si dà da fare per loro. La pineta, intanto, è stata dichiarata «zona a tutela integrale inserita nella riserva statale». Ogni tanto viene organizzata una corsa podistica che vorrebbe tanto essere una gioiosa e democratica riconquista del territorio. Un'altra colorita abitudine delle autorità è di far pattugliare il bosco da poliziotti a cavallo - ma solo per qualche giorno, il tempo di farli fotografare. La circoscrizione chiede vigili urbani con adeguate motociclette da cross «Enduro». Ma il Male non teme le due ruote. E per ora sembra davvero difficile cacciarlo di qui. Filippo Ceccarelli Il degrado ha inizio con le lucciole e continua con i boss e le spietate 1 esecuzioni per cancellare i rivali • fi' filivi A destra,' Il piccolo Simeone e la baraccarla"'0 pineta di Ostia in cui è stato trovato il cadavere A sinistra, l'uomo in carcere a Regina Coeli con l'accusa di omicidio [FOTO GIACOMINO] L'ultima svolta vede protagonisti extracomunitari disperati come russi e albanes Tra le ultime vittime due immigrati completamente denutriti e piagati dagli insetti

Luoghi citati: Firenze, Ostia, Spagna