«Danilo e mio padre erano con me»

«Danilo e mio padre erano con me» Il fratello: hanno un alibi, quella sera siamo anche andati a Torvajanica «Danilo e mio padre erano con me» «Sull'Isola dei Topi quando Simeone fu ucciso» OSTIA DAL NOSTRO INVIATO Sul greto della Fiumara, dove il Tevere si fa più marcio e più lento, l'Isola dei Topi è un posto che praticamente non esiste. Non esisteva cinquant'anni fa, prima che una piena segasse in due la tenuta Aldobrandini isolando un putrido canneto, non esiste nelle mappe e non avrebbe nome, non fosse per i roditori (dicono enormi) che la popolano. Come angolo residuale di mondo, forse non esisterebbe neanche adesso se falangi di fotografi e giornalisti, flottiglie di barche e barchiiri non la stessero cingendo d'assedio. **, Venite gerite, il mondo ha scoperto 1 antro dei mostri, il rifugio-dei brutti, sporchi e cattivi. E' lì, sull'altra sponda del canale. In quella baracca (un'altra baracca: è punteggiata di baracche questa storia) Vincenzo F. detto «il pescatore» usava trascorrere il tempo libero. Di lui ormai si sa quasi tutto: l'origine sarda, il passato punteggiato da denunce, un trasferimento ad Orosei con tutta la famiglia nei primi Anni 90, un ritorno ad Ostia con conseguente ingresso nei palazzoni occupati di via Capo delle Armi. Ma la tutela dei minori, in questo caso suo figlio, impedisce di chiamarlo con nome e cognome. Il «pescatore», dunque, è l'uomo provvisoriamente arrestato l'altra notte. Il padre di Danilo, l'undicenne sospettato per l'assassinio di Simeone Narducci che finora, mortis causa, resta l'unico ad avere diritto a una citazione per esteso. E quel che resta della famiglia F. adesso è qui, ai bordi della Fiumara, fuggita dalle case occupate, rifugiatasi nell'isolotto, dimostrazione vivente di come al mondo possa sempre esistere una situazione peggiore, un luogo un po' più squallido di prima. Dai, che finalmente si scopre il mondo dei «koatters». Dai, che i segreti dei palazzoni occupati vengono fuori. Si ricostruisce la storia di famiglia: dica signora, è vero che suo marito molestava i bambini? Dica giovanotto, suo padre è davvero un maniaco? Le domande che tutti vorrebbero porre sono queste, ma il fatto è che la baracca del pescatore sorge isolata sul greto, per raggiungerla occorre noleggiare una barca, e una barca può essere facilmente respinta da chi non vuole ricevere visite. Tra canneti semitropicali, barche che s'incrociano, binocoli e obiettivi pùntati, la scena sembra quella dello sbarco americano a Da Nang. La bionda collega di un'agenzia si sporge come una polena dall'imbarcazione per convincere quelli di «casa Effe» a consentire l'approdo. Alla fine, ce la si fa. Che ne valesse la pena è tutto da dimostrare. Eccoci qui, allora. Un'altra baracca da descrivere come se i posti potessero parlare, un altro saggio minimalista che tenti di colmare la mancanza di comprensione. Bruna F, madre di Danilo, moglie dell'ipotetico mostro, è una bionda donna disfatta che indossa un vecchio bermuda e una maglietta blu. Accanto c'è uno dei figli, Claudio, 35 anni, anche lui pescatore di spigole, anche lui in bermuda, mani e piedi sporchi, , un orecchino dorato, l'aria stravolta e sul braccio un tatuaggio che comincia con «ti amo...» senza che si riesca a leggere il nome della destinataria. Il giovane è stato interrogato per tutta la notte, dice di essere stato preso a schiaffi. Sarà per la stanchezza, ma come nel tatuaggio non riesce ad articolare una frase compiuta. «Io je l'ho detto a' la polizia...». E si ferma. «Noi semo una famiglia...» e non dice come. «Je l'ho detto che...», e non spiega cosa. La baracca ha una parete di lamiera, fuori un tavolo di plastica ed un vecchio ombrellone, all'interno due brande coi cu- semi che vomitano brandelli di plastica scura. Tutto è talmente degradato dall'apparire falso, quasi cinematografico. Anzi, qualcuno racconta che pochi mesi fa Franco Citti era arrivato primo dove più tardi la cronaca avrebbe condotto i cronisti: il pescatore e suo figlio hanno rappresentato sé stessi nello spezzone di un film dedicato all'isolamento, all'estraneità, al degrado. Il puzzo è soffocante, dietro la baracca però s'intrawede un orto ben curato. C'è perfino uno spaventapasseri con cappello di lana: chissà se funziona anche come spaventatopi. Parla la donna: «Mio marito che toccava i ragazzini? Ma chi ve l'ha detto, è una pazzia... La nostra è una famiglia a posto, trentasette anni di matrimonio, una famiglia febee... Abbiamo fatto dieci figli, noi, sempre noi due, non come certa gente che lì va a fare in giro...». C'è un messaggio trasversale nella frase, qualcosa rivolto alla tribù delle case occupate. Ma la difesa del «pescatore» è scontata. Forse, più interessante è quello che si riesce a tirar fuori al giovanotto, sia pure fra pause interminabili e ragnatele di anacoluti. «Ma chi l'ha detto che Danilo quella sera stava co' ragazzino amazzato... nun è vero, stava con me, l'ho detto alla polizia...». Quel che si ricava dal racconto assomiglia a un abbi. Proviamo a ricostruirlo. Dunque, secondo Claudio F. domenica scorsa sia il piccolo Danilo sia suo padre (cioè i due principali sospettati) all'ora della morte del piccolo Simeone erano altrove. Cioè proprio qui, sull'Isola dei Topi. Claudio dice di aver dato appuntamento ad un altro dei fratelli, che vive a Róma, alla fermata della metropolitana di Ostia. Poi non l'ha visto, e col piccolo Danilo in autobus è' ari-: dato fino a Torvajanica, al villaggio Tognazzi, fino a sera. Qualcuno l'ha visto lì? Il gestore di un bar, di uno stabihmento balneare? «E che ne so? Al bar non abbiamo preso niente, io non c'avevo 'na lira...». Comunque, i due fratelli sarebbero tornati indietro alle otto di sera, per incontrare alla baracca padre e madre, mangiare un boccone e rientrare alle case occupate solo verso le dieci di sera, quando il piccolo Simeone era già morto. Abbi convincente? Forse sì, lo sì, anche se sembra giocato sul filo dei minuti, sempre che i testimoni siano ancora tutti in giro. Poiché, sapete, fra quest'intrico di isolotti e canneti sparire è molto facile. La poh zia, per esempio, mentre la flot tiglia fotografico-giornabstico incrociava intorno all'isola, da va Bruna F. come «irreperibi le». Solo grazie ad un incrocio di telefonate, più tardi, agenti trafelati sono sbarcati fra i canneti per condurre la donna ad un nuovo interrogatorio. Giuseppe Zaccaria In quella baracca il pescatore trascorreva gran parte del tempo libero «Abbiamo anche pranzato tutti assieme» A sinistra il capanno sul fiume dove l'uomo arrestato dice di aver trascorso con i familiari la sera di domenica. Sopra, il figlio di 35 anni che conferma l'alibi del padre

Persone citate: Aldobrandini, Franco Citti, Giuseppe Zaccaria, Simeone Narducci, Tognazzi, Topi, Vincenzo F.

Luoghi citati: Da Nang, Orosei, Ostia