«Più repressione, unica strada»

«Più repressione, unica strada» «Più repressione, unica strada» Così Milano e Napoli affrontano la criminalità Il messaggio che arriva da Napoli, città governata da una giunta di sinistra è chiaro: «Tolleranza sì, illegalità no». E da Milano, dove l'esecutivo è di centro-detra i'imjui. ò più o meno lo stesso: «Bisogna evitare, per quanto possibile, episodi di illegalità». Torino è davvero così «buonista» come la descrive lo scrittore Carlo Frutterò? E cosa fanno le altre tre città più di noi? Fortunato Finolli, assessore alla sicurezza del comune di Milano risponde deciso: «Il vicesindaco di Torino, Domenico Carpanini è molto sensibile a questi problemi, ma gli manca una visione più repressiva di questi fenomeni». All'ombra del Duomo la giunta Albertini ha cercato di porre rimedio all'illegalità diffusa con una serie di provvedimenti forti. Il primo? Mettendo in strada un numero maggiore di «ghisa» che intervengono secondo le disposizioni del Comune. E così, in un anno, dal giugno dello scorso anno ad oggi, si è passati da 600 a mille vigili addetti al controllo della città. E non basta. E' stata dichiarata la guerra agli abusivi e sono spariti quasi tutti. «Ci siamo detti - spiega Fortunato Finolli - alme- Militari impiegati in operazioni di ordine pubblico davanti al palazzo di giustizia di Napoli no in centro certe regole rninime vanno rispettate. E ci siamo messi al lavoro per raggiungere quest'obiettivo». E con i parcheggiatoli e i lavavetri, che Torino aveva cercato di contrastare, un anno fa, con un'ordinanza subito ritirata? «Da noi sono fenomeni inesistenti». Un po' ciò che capita anche a Napoli, almeno in centro. Massimo Paolucci, assessore alla mobilità dice: «I posteggiatori abusivi noi li combat¬ tiamo con la zona blu. E quando gli automobilisti ce li segnalano mandiamo subito i vigni. Si devono martellare, uno ad uno e i risultati arri- SERVIZI DI Cassi, Conti, Favro, Gaino, Martinengo, Reietto veranno. E se i lavavetri disturbano o creano i problemi al traffico li fermiamo, sempre usando i vigili». Certo, Napoli ha altri problemi, legati alla criminalità organizzata, alla violenza sempre in agguato. Ma, puntalizza Massimo Paolucci, dopo la storia di Silvia Ruotolo, la donna uccisa l'I 1 giugno dello scorso anno durante una sparatoria tra clan mafiosi la situazione è migliorata. «Quella - ricorda Paolucci - fu una vicenda che destò molta impressione. Si aprì un dibattito, che coinvolse tutte le forze politiche». C'è stata maggiore attenzione ai fenomeni di microcriminalità si è creato un affiatato coordinamento tra le forze dell'ordine, si à iniziato un controllo capillare del territorio. «In questi giorni - sice ancora Paolucci - stiamo sperimentando un nuovo sistema. Si prende un quartiere e si censiscono tutti i punti a rischio, che di solito non sono meno di 120-130 per area. Questi punti vengono poi spartiti tra le diverse forze di polizia che devono andarci ogni due ore, fermarsi, verificare qual è la situazione. Tutte le informazioni finiscono in una banca dati gestita da polizia e carabinieri».