Pelissero, arresti domiciliari

Pelissero, arresti domiciliari Pelissero, arresti domiciliari Lo squatter sarà ospite di una comunità Silvano Pelissero lascia il carcere. L'ultimo dei tre giovani anarchici arrestati a marzo nell'ambito dell'indagine su alcuni attentati ai cantieri dell'alta velocità in Val di Susa, lascerà presto il carcere di Novara dov'è detenuto. Il giudice per le indagini preliminari, Fabrizia Pironti, ha accolto ieri l'istanza di scarcerazione presentata dal suo legale e andrà agli arresti domiciliari in una comunità in Canavese. Nel documento, inviato ieri pomeriggio all'avvocato Novara, si parla di «attenuate esigenze di custodia cautelare» e si bilanciano i problemi di controllo del detenuto con la sua situazione personale. Da 33 giorni Pelissero ha avviato lo sciopero della di fame e ha già perso una decina di chili. Secondo il magistrato, quindi, le condizioni di salute del giovane anarchico vaisusino, finito in carcere all'inizio di marzo, non sarebbero tali da costituire pericolo per una sua eventuale fuga e, tantomano, di inquinamento delle prove. La data del trasferimento dal carcere di Novara non è ancora stata resa nota, ed è condizionata da alcuni adempimenti di carattere burocratico. Salvo intoppi potrebbe già avvenire oggi stesso. Pelissero era finito in carcere il 3 marzo scorso con due amici, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas. In un primo momento erano stati accusati di banda armata, reato derubricato dal gip in associazione sovversiva. I tre erano stati seguiti e intercettati dagli investigatori mentre appiccavano il fuoco al municipio di Caprie. Pelissero, in particolare, era stato visto abbandonare in un cespuglio alcuni volanti inneggianti ai «Lupi Grigi» la sigla che ha rivendicato alcuni attentati ai cantieri dell'alta velocità. Massari è morto suicida, a fine marzo, nel carcere torinese delle Vallette. Maria Soled Rosas è stata trovata impiccata, l'I 1 luglio, nella comunità di Bene Vagienna, dov'era agli arresti domiciliari. Le sue ceneri, domenica, sono state disperse nell'Oceano Atlantico, a Mar de la Piata. Per la liberazione di Pelissero, nei giorni scorsi, sono state ideate dai giovani dei centri sociali di Torino una serie di iniziative. La prima sabato. Di fronte al carcere di Novara era stato organizzato un presidio «per chiedere l'immediata scarcerazione di Silvano»; una manifestazione cui avevano preso parte circa 400 squatters provenienti da Torino e dal Nord Italia. La dimostrazione si era conclusa senza incidenti, proprio come aveva chiesto ai compagni lo stesso Pelissero. Nella notte tra domenica e lunedì, invece, un gruppo di persone vicine ai centri sociali, in corso Vittorio Emanuele, aveva accumulato al centro della carreggiata, e dato alle fiamme, una decina di cassonetti per la raccolta dell'immondizia. Il mattino successivo il Centro sociale «Gabrio» aveva inviato alle redazioni dei giornali un documento intitolato «Bruciamo la città», con il quale rivendicava il gesto di domenica notte. Nel documento si parlava di inchiesta Tav «Deviata sulla pista politica anarchica per motivi strumentali» e del «Silenzio che permette di lasciare ancora in carcere, senza prove, Silvano Pelissero e, come lui, tanti prigionieri politici e proletari». -t Silvano Pelissero amico di Edoardo Massari e di Maria Soledad Rosas (entrambi morti suicidi) era detenuto nel carcere di Novara Oltre 400 squatter provenienti da Torino e dal Nord Italia avevano organizzato una manifestazione per la sua libertà