Marco, detto anche il piangina

Marco, detto anche il piangina Marco, detto anche il piangina Si lamenta: posso solo arrivare secondo LUCHON DAL NOSTRO INVIATO La tv francese impazza. «Il est parti comme un avion!». Una, due, tre volte. «Et voilà le Pirate!». L'avion Pantani ne sta combinando un'altra delle sue, adesso vola sul Peyresourdre. Ullrich se ne accorge quando è tardi, non ce la fa, non può rispondere ai colpi. Si massaggia le cosce, perplesso. Il Pirata decolla, all'Omone vengono i crampi. Due chilometri, distacco di 42 secondi. Maledizione, proprio ora comincia la discesa, Pirata perché non hai attaccato prima? «Io vado a sensazioni, non programmo mai niente. Mi è venuta così...». Mi è venuta così? Uno come Febee Gimondi, sempre misurato, quando l'ha visto si è sciolto: «E' impressionante quando scatta, ed è l'unico che può salvare il Tour». Salvarlo dalla prepotenza dell'Omone e dalla noia. Perché senza battaglia, senza la fatica che schianta, per i buongustai francesi questo Tour sarebbe una ribollita pesante. Un'ora dopo la tappa, il camper della Mercatone Uno fa fatica a partire. Pantani, Pantani. Mamme, bambini, nonni, famighe, tutti attorno per cercare di vederlo, magari toccarlo, un autografo sa- rebbe il massimo. Non c'è più la Festina, non c'è più quel carognino di Virenque, meno male che c'è Pantani. Sul Tourmalet, nella salumeria di Henry Rami, hanno preparato il piatto del giorno: pollo alla Pantani, con tanto pepe. Nel '92 monsieur Henry è stato premiato come miglior giocatore di rugby del campionato, pilone centrale dell'Armagnac Bigorre. Ha un collo che è come una coscia di Ullrich, ma quando taglia il suo jambon dei Pirenei ha gesti bevi. «Prima che venisse fuori quell'affare del doping avevamo solo Virenque, adesso per accendere il Tour c'è Pantani e basta. Ma deve attaccare, attaccare sempre. Il tedesco è un gigante, va sgonfiato lentamente». Signori buongustai, risponde il Pirata, per favore mantenete la calma. «Ma lo sapete che prima della partenza stava male?». Mentre Pantani è nel camper dell'antidoping, la voce di Giuseppe Martinelb, il suo direttore sportivo, sembra una nota stonata. E invece sì, è proprio così, quando si è svegliato dopo una notte di poco sonno, il Pirata aveva mal di pancia, nausea, qualche problema di digestione dovuto al troppo caldo e alla troppa acqua bevuta in questi giorni. Ha guardato fuori dalla finestra, ha visto le nuvole basse sui Pirenei e si è sentito stanco. Martinelli, che lo conosce al meglio,, l'ha anche compatito. Poverino... Poverino un corno. Questo era il primo segnale, l'indizio atteso. Il Pirata, quando si avvicina il suo momento, è sempre un po' piangina. «Oggi non mi metto il cappellino, datemi una bandana». Sennò che Pirata sarebbe, lassù sui Pirenei? Il cavallino di razza ha le sue bizze. «Ma dai, Marco! Tu racconti le balle a me, io sono costretto a ripeterle agli altri e poi che figura ci facciamo?». E' ancora Martinelli, un bresciano pacioso, a lamentarsi. Ma attenzione, buongustai, questi giocano, fingono, si nascondono. «Vincere il Tour? Ma l'ha già vinto Ullrich, io posso solo arrivare secondo...». Nel camper dell'antidoping, quando Pantani incontra Martinelli, lo gela così: «Sei fortunato. Se vincevo la tappa me ne tornavo sùbito a casa». Una balla, ovvio. Ma il gioco del Pirata è davvero questo, come al Giro d'Italia minimizza, dice «non sto bene», un giorno si lamenta per il caldo e l'altro per il freddo. Il Pirata che fa il piangina promette bene. Ha appena dato una strattonata all'Omone Ullrich, gli domandano se è pronto a riprovare e lui che risponde? «Batto Ullrich solo se si sciogbe in dissenteria». Ma è un Pirata lucido, concentrato, rilassato, pronto alla battuta. La telecamera Rai lo tampina: su queste salite tu stavi dietro e Ullrich davanti, come l'hai visto? «Da dietro». Alla prima tappa di montagna, almeno, Pantani ha divertito. E ora avanti, caro Pirata. «Però ho guardato la cartina del Tour e di vere montagne non ne ho trovate. Come in questa tappa si sale tutti appallati. E poi, ammettiamolo, senza la Festina questo è un Tour privo di attacchi. E infine: Ullrich è uno che ha programmato tutta la sua stagione in vista del Tour, volete che se lo lasci sfuggire?». E a questo punto il Pirata inizia la litania del piangina: «Ho vinto il Giro, sono arrivato qui senza essere in forma, cerco di onorare il Tour meglio che posso, anche se stacco Ullrich in salita quello poi mi dà 4 minuti e mezzo a cronometro...». Va bene Pirata, va bene così. E oggi, per favore, ancora con la bandana. Porta bene. Giovanni Cerniti

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