Villa Torlonia, lite su un museo «proibito» di Liliana Madeo

Villa Torlonia, lite su un museo «proibito» Villa Torlonia, lite su un museo «proibito» "Yl - ROMA I TALIA Nostra, sezione I romana, polemizza con I Federico Zeri. Respinge l'accusa di ostacolare una possibile sistemazione del Museo Torlonia e invita sia i proprietari sia gli uomini di cultura a dialogare con i due interlocutori interessati e disponibili alla soluzione: lo Stato e il Comune di Roma. «Parliamo per favore di un Museo proibito dai Torlonia non di un Museo dei Torlonia proibito» dice Oscar Rutigliano, vice presidente, che ripercorre le vicende della collezione fin da quando fu trasferita dal proprietario negli scantinati del palazzo di via della Lungara, «presumibilmente a metà degù' Anni Sessanta», diventando inagibile anche per gli studiosi, un museo inesistente. Da qui una serie di reati per cui il principe fu denunciato e condannato fino in Cassazione, beneficiando poi di una provvidenziale amnistia. E i 93 mini appartamenti ricavati dalle 77 sale in cui un tempo trovavano posto le sculture greche e romane che costituivano l'orgoglio della collezione. E palleggiamenti di responsabilità, ritardi, silenzi ostinati. Nessuna disponibilità dei Torlonia a risarcire la collettività del danno creato smantellando il museo, un bene di comune interesse storico e artistico. Di nuovo - se ne era già parlato nel 1907 - l'ipotesi di un acquisto della collezione da parte dello Stato: nell'82, su incarico del ministro Vincenzo Scotti, ci lavora una apposita commissione. Si parla di 50 miliardi di spesa, mentre il principe Torlonia ne vorrebbe 100. Un'ipotesi che non tramonta lì. Nel '90 scrive Francesco Sisinni, il potente direttore generale del ministero: siccome l'amministrazione questi soldi non li ha, «si auspica una legge di finanziamento ad hoc». Sempre nel '90 una proposta di legge presentata alla Camera prevede invece l'assegnazione al demanio della collezione, «a titolo gratuito» per ripagare il danno. I 22 firmatari - primo fra loro Antonio Cederna - dicono che quei miliardi «sancirebbero lo straordinario principio che chi viola le leggi, commette abusi e distrugge musei è un benemerito della Repubblica che va onorato, compensato, premiato, arricchito a spese della collettività. Scandalo si aggiungerebbe a scandalo». Il caso non è ancora risolto. «Ma in questi anni - insiste Rutigliano - nelle circoscrizioni, nelle associazioni di volontariato, nel Comune di Roma abbiamo visto crescere e irrobustirsi una coscienza collettiva secondo la quale il bene pubblico è un bene da conquistare e proteggere, il verde è un valore, le ville storiche sono parte del patrimonio della città da difendere alla pari del centro storico, di un rione di Roma. E Roma può oggi vantare un'area protetta da vincoli di quasi 60 mila ettari. Quante altre città hanno un primato morale come questo? Antonio Cederna ce lo ha inse- Sato. Ancora è la nostra busso>. Per questo nell'associazione è intollerabile l'idea - difesa da Zeri-di costruire il nuovo Museo Torlonia all'interno di Villa Albani. Non piace che sotto quell'edificio si faccia un garage di 50 mila metri cubi («un quarto della cubatura dell'Hotel Hilton»). Non piace che alle 600 statue si facciano corrispondere 600 posti macchina. Non piace soprattutto - che si violi il vincolo cui l'area è stata sottoposta nel '62 dal ministero per i Beni Culturali. «Il vincolo c'è e il caso rientra fra quelli previsti da un legge dello Stato. Perché si deve toccare una villa storica? Perché si deve intaccare un principio?» dice l'architetto Paolo Grassi, consulente di Italia Nostra. Il giovane Giulio Cederna propo ne: «Perché l'Asssociazione non rivolge un appello al ministro Veltroni affinché sia varata una legge apposita sul tema? E si risolva così la questione? Togliendo ai Torlonia la pretesa di dettare le condizioni per la riaper tura al pubblico». Uno sbocco alternativo già l'ha tracciato il Comune. Ne parla Luigi Nieri, presidente della commissione Ambiente Esiste una serie di contenziosi e di reciproche compensazioni aperti fra il Comune e i Torlo nia. La questione del Museo è andata ai voti il 18 giugno scorso. In cambio del piano di recu pero di un edificio che loro ap partiene, ai piedi del Gianicolo e destinato a diventare albergo e centro congressi, i principi legge Nieri dal testo del disposi tivo - «devono» sistemare la collezione nell'edificio di fami glia di via della Conciliazione o in un padiglione dell'ex Mattatoio (di proprietà del Comune) o in un altro edificio simile del l'amministrazione comunale «escludendo l'ipotesi di colloca re la collezione in un nuovo edi ficio nell'area di Villa Albani». Liliana Madeo «Portare le collezioni nel parco di Villa Albani significa danneggiare il verde di una dimora storica» Antonio Cederna: un abuso cedere la collezione al demanio

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