Minimodella per il finto-povero di Chanel di Antonella Amapane

Minimodella per il finto-povero di Chanel Lagerfeld abolisce gli eccessi, ma sulle leggere gonne in tweed spiccano bijoux da 18 carati Minimodella per il finto-povero di Chanel Madonne barocche perLacroix coperte d'oro fino ai piedi PARIGI DAL NOSTRO INVIATO E' alta poco più di un metro e sessanta. Ha un fisico mignon, piedini da bambola dipinti d'oro e occhi a mandorla. Dichiara 15 anni, ma ne dimostra 12. Si chiama Devon Aoki. E' la «tap» model anglo-giapponese lanciata da Chanel. Una ragazza tascabile, dalla forte personalità, con l'hobby del calcio (attaccante). Capace di riassumere nelle sue misure bonsai la filosofia in tessuto di Karl Lagerfeld: «Lo chic e la bellezza sono un privilegio nascosto, soltanto chi sa vederli li coglie. Come sosteneva Coco, il lusso non è il contrario della povertà, bensì della volgarità». Claudia Schiffer, dal sano e appariscente fascino teutonico, è superata? Assolutamente inadatta a interpretare le mise finto povero - lunghe e larghe, fermate da spille di sicurezza in oro - volute dal kaiser. Che non se la sente però di rinunciare a Naomi e Linda Evangelista. Da Chanel la parola d'ordine è occultare, non apparire, minimizzare, ridurre. Tutto il contrario di quel che accade sull'opulenta passerella di Lacroix. Dove brillano madonne barocche, cariche di reliquie. Dame avvolte in sontuosi faille drappeggiati, nei colori dell'estate. Volano piume fra quintali di ricami incrostati su corpetti gioiello, palpitano strascichi da sirena. I tailleur neri sono giusto l'antipasto, segue un menù ricco di toilette da ballo a corte, di abiti in tulle screpolato al sole, di effetti speciali che con lo chiffon formano grumi di fango. Fiocchi sul sedere, falpalà, intarsi gobelin per bustini sputaseno, coccarde da pacco dono grandi come girasoli. Ecco il massimalismo firmato dal sarto di Arles. E, mentre nelle sale del Grand Hotel Lacroix è accolto da ovazioni standing, per la strada gli animalisti della fondazione Bardot manifestano contro l'uso delle pellicce in passerella. Li capitana Laetitia Scherrer, ex modella, figlia dell'omonimo stilista. Visoni, cincillà e martore abbondano da Lacroix, sarto favorito da crese come la principessa Sarah d'Arabia che gli ordina un vestito alla settimana. Guai agli eccessi, intima Lagerfeld ripulendo dagli orpelli lo stile Chanel ((Abbellire non significa arricchire». E come per magia riaffiorano sui capi, come essenziali citazioni, feticci, e ricordi della superstiziosa Mademoiselle. Incedono con originali bassi décolleté infradito le ragazze, piedi dipinti d'oro, capelli a crocchia scentrata da un colpo di vento. Sfoggiano leggere gon¬ ne in tweed plissettato e giacchette su cui gÉ spiccano semplici M bijoux. Così li S chiama la maison || anche se sono S gioielli a 18 cara- fi ti, come i top di |§ rete che sostituì- ||| scono le camicet- fif te. Croci d'oro, re- m miniscenza del i| collegio cattolico §1 in cui la grande |l| sarta è cresciuta, Il ma anche catene cilicio, che lei intendeva quali legami d'amore. Sciocchezze da svariati milioni che impreziosiscono grembiuli con fianchi a pagoda che rivelano preziose fodere: «L'interno deve essere più bello dell'esterno», sosteneva lei, collezionista di scatole d'argento foderate di platino. Fusilli di || pizzo per boleri j tinta miele; mantelli-sacco a pelo f| per incontri amoÉ rosi sull'Everest; fi sciarpe che sono if biscioni di cacheli mire boucle; colli lane di corallo H portate a mo' di il sciarpa. E ancora H sottovesti, sfogliatelle d'organza, percorse da ricami di jais simili a lampi. Anche Lagerfeld veleggia verso quel minimal che aborrisce i vecchi segni del potere, ma costa una follia. Antonella Amapane M l Un modello di Chanel presentato ieri alle sfilate di Parigi

Luoghi citati: Arabia, Parigi