«Lockerbie, Usa e Londra dicono si a Gheddafi» di Fabio Galvano

«Lockerbie, Usa e Londra dicono si a Gheddafi» Lo scrive il Guardian (per ora smentito) «Lockerbie, Usa e Londra dicono si a Gheddafi» Gli 007 libici sarebbero processati in un Paese neutrale, forse l'Olanda LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo dieci anni è forse a una svolta la vicenda giudiziaria legata all'attentato di Lockerbie, quando un jumbo della Pan Am esplose provocando la morte di 270 persone. I governi di Londra e di Washington avrebbero rinunciato alla «territorialità» del processo contro Abdel Basset al-Megrahi e Lamin Khalifah Fhimah, i due Ubici accusati di avere messo la valigia con la bomba sul volo 103. Avrebbero cioè abbandonato la categorica insistenza a processarli in Scozia o negli Stati Uniti, optando per una soluzione di compromesso che potrebbe sbloccare l'impasse dopo i ripetuti no di Tripoli: un processo con un giudice scozzese ma in un Paese neutrale, l'Olanda. E' stato il «Guardian» a offrire ieri la clamorosa notizia, precisando che il ministro degli Esteri britannico Robin Cook e il segretario di Stato americano Madeleine Albright annunceranno «nei prossimi giorni» il loro dietro-front, dettato da considerazioni di realpolitik (in particolare la crescente difficoltà a mantenere - il caso dell'Italia è il più palese - sanzioni e isolamento nei confronti della Libia). Colti di sorpresa, sia Londra sia Washington negano; ma senza convinzione, tanto che il portavoce delle famiglie delle vittime di Lockerbie, Jim Swire, si è detto ieri «al settimo cielo» e ha sottolineato come l'ipotesi annunciata dal giornale inglese sia «quella per la quale ci battiamo da anni». «La nostra posizione non è cambiata - ha detto un portavoce di Downing Street -. E' nostra convinzione che un tribunale scozzese o americano sia il luogo adatto per il processo e non accettiamo le critiche di parte Ubica del sistema legale scozzese». Ma ha poi ammes¬ so, in quella che a molti è parsa l'implicita conferma di un ripensamento, che il governo «è disposto a esplorare ogni opzione che possa offrire giustizia aUe famigUe»; ed ha aggiunto che «le relative discussioni, in stretta coUaborazione con i nostri aUeati, sono in corso da tempo». Più categorica la smentita americana. «Continuiamo - ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato - a cercare il modo di ottenere da parte deUa Libia il rispetto delle risoluzioni del ConsigUo di Sicurezza dell'Orni». Ma si è poi appreso che la Albright e il consigUere per la Sicurezza nazionale Sandy Berger intendono contattare, con una telefonata collettiva, le famiglie delle vittime. Secondo il «Guardian» Londra e Washington ritengono essenziale reagire aUa crescente opposizione intemazionale aUe sanzioni contro la Libia, imposte dopo il rifiuto di Tripoli di estradare i due imputati. Il mondo arabo, ma recentemente anche l'Africa nel suo insieme, si sono fatti portavoce di un ritomo aUa normaUtà. «La campagna per isolare la Libia sta sgretolandosi», ha scritto il «Guardian»: ultimo episodio è la visita a Tripoli, lunedì scorso, del presidente del Burkina Paso, Blaise Campaore. Ma soprattutto l'ipotesi di un processo all'Aia sarebbe una cartina di tomasole sulle reali intenzioni di Gheddafi: TripoU ha sempre detto che consegnerebbe i due imputati per un processo in un Paese neutrale, non con una giuria ma con un organo giudicante composto da giudici intemazionaU. Potrebbe essere, in effetti, la soluzione adottata. Anche se Downing Street addita, neU'eventuaUtà di un processo in un Paese terzo, «immense complessità legaU, diplomatiche e tecniche». Fabio Galvano

Persone citate: Abdel Basset, Albright, Blaise Campaore, Gheddafi, Jim Swire, Khalifah, Madeleine Albright, Robin Cook, Sandy Berger