I falchi fanno vacillare Netanyahu
I falchi fanno vacillare Netanyahu Vicina l'intesa sul ritiro dal 13% della Cisgiordania, radicali in rivolta I falchi fanno vacillare Netanyahu Minacciano la sfiducia in caso di accordo conArafat TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Con uno sforzo supremo, sviluppato su più fronti, le correnti radicali nel governo Netanyahu cercano a tutti i costi di impedire che il rninistro della Difesa Yitzhak Mordechai e il negoziatore capo palestinese Mahmud Abbas concludano il sospirato accordo sul ritiro israeliano in Cisgiordania. Malgrado ripetute telefonate minacciose giunte dalla Cina dal rninistro delle Infrastrutture nazionali Ariel Sharon - allarmato dal probabile assenso di Netanyahu ad un ritiro dal 13 per cento della Cisgiordania (nonché dalle voci su negoziati segreti con la Siria) - Mordechai ed Abbas sono tornati ad incontrarsi la scorsa notte, per la seconda volta in tre giorni. Parallelamente, in un kibbutz alla periferia di Gerusalemme, esperti delle due parti hanno di¬ scusso le aree e i tempi del ritiro e le modalità della definitiva abrogazione della Carta nazionale palestinese. Gli interventi dei palestinesi sono stati improntati a un misto di scetticismo e di premura. «Occorre concludere u negoziato in tempi stretti» ha ripetuto più volte Abbas, alludendo anche al rischio che nuove autobombe di Hamas - analoghe a quella non esplosa per caso domenica nel centro di Gerusalemme - mandino all'aria ogni ipotesi di intesa. «Entro pochi giorni dobbiamo assolutamente firmare». Ma ora che sembra aver imboccato la dirittura di arrivo, il governo Netanyahu è minacciato da più parti. Sharon è infatti il portavoce di un manipolo di dieci deputati nazionalisti che minacciano di abbattere il governo se Netanyahu firmerà un accordo sul ritiro. Nella coalizione scalpitano inoltre due partiti: sono i nazional- religiosi e lo Zo- met, complessivamente 14 deputati ostili ad ogni ritiro che sia più che simbolico. Il ritiro in questione prevede invece che una quindicina di colonie ebraiche restino isolate in una zona di autonomia palestinese e che la strategica arteria numero 60 che collega da Nord a Sud la Samaria a Gerusalemme - sia in parte controllata da agenti palestinesi. Per ridurre l'ostilità dei nazionalisti israeliani, Mordechai ha proposto ad Abbas che il 3 per cento della zona che sarà ceduta ai palestinesi venga defi¬ nita «riserva naturale», all'interno della quale qualsiasi attività edilizia sarebbe vietata. Ma nell'aggrovigliato negoziato - che nei mesi scorsi è riuscito ad esasperare persino diplomatici statunitensi pazienti come Dennis Ross e Martin Indyk - si è inserita una inaspettata complicazione. Calendari alla mano il rabbino Ovadia Yossef (leader religioso del partito Shas, 10 deputati) e l'autorevole rabbino di Arloy hanno notato con sgomento che Netanyahu rischia di prendere la decisione sul ritiro fra il 29° Eorno del mese nare ebraico di Tammuz e il 9° giorno del mese di Av. Si tratta hanno spiegato i due religiosi in un singolare telegramma recapitato all'ufficio del primo ministro - di giorni particolarmente infausti nella storia del popolo ebraico. In quelle date sono state registrate le due successive distruzioni del tempio di Gerusalemme e numerose altre sventure. Non è dunque il caso, hanno concluso, di assumere impegni così gravosi a partire dal 24 luglio, quando cioè la comparsa in cielo della luna piena segnerà l'inizio del mese di Av. Aldo Baquis Sharon furibondo anche per le voci di negoziati segreti con la Siria li premier israeliano Benyamin Netanyahu
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