«Sabato sera era con me»
«Sabato sera era con me» «Sabato sera era con me» La madre di Danilo: lo hanno minacciato ROMA. «Penso che Danilo abbia paura di parlare, penso che sia minacciato da qualche marocchino». E' quanto sostiene la mamma del ragazzo che sarebbe coinvolto nella morte di Simeone Nardacci. La signora, una donna anziana e dall'aria molto stanca, arriva trafelata nel tardo pomeriggio al Commissariato, si siede su un muretto del cortile interno dell'edificio e si lascia andare ad un lungo, concitato sfogo con i giornalisti. «Sono stanca, - dice la mamma di Danilo sono stata qui fino a mezzanotte di ieri. Ora sono in mezzo ad una strada perché oggi hanno portato via mio marito e uno dei miei figli. Li ha portati via la Polizia. Dove? Non lo so. E io adesso sono qui in mezzo ad una strada perché se torno a casa quelli mi aggrediscono, i miei vicini, sì, mi additano come la madre dell'assassino. Ma mio figlio continua la donna scagionandolo dal delitto - non c'entra niente è un bambino senza malizia, gioca ancora e beve ancora il latte con i biscotti che gli preparo io la mattina. Lui domenica - insiste la donna - non c'era ad Ostia, perchè è andato al mare con uno dei fratelli. Lui era amico di Simeone, giocava solo con lui, una volta a casa nostra e una volta a casa sua. In lui aveva trovato l'ideale». La madre ricostruisce gli ultimi due giorni: «Sabato - racconta - eravamo a Ponte della Scafa, a Fiumicino, dove abbiamo l'orto. Poi domenica mio figlio ha deciso con uno dei fratelli più grandi di incontrarsi con un altro fratello che vive a Roma Der andare al mare. Poi però i due fratelli più piccoli non sono riusciti ad incontrarsi con il fratello più grande di Roma ma sono andati alla spiaggia lo stesso, al villaggio Tognazzi. Verso le venti, prosegue la donna, invece di tornare a casa ad Ostia sono venuti all'orto. Lì abbiamo cenato insieme e verso le ventidue siamo tornati a casa a via Capo d'Arni, mio figlio, mio marito ed io». La donna appare disperata: «Come faccio adesso, io devo trovare assolutamente un avvocato, mio figlio non c'entra niente, que sta è una vendetta della gente e ora non pos so nemmeno rientrare a casa perché quelli mi aggrediscono». [Agi]
Persone citate: Simeone Nardacci, Tognazzi
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