«Era violento, avevamo paura di lui»

«Era violento, avevamo paura di lui» «Era violento, avevamo paura di lui» Le mamme del quartiere: lo tenevamo lontano dai nostri figli DALLA PRIMA PAGINA U OSTIA N tempo neanche troppo lontano, con riguardo alla collocazione geografica Roma li chiamava borgatari, o «coatti» quanto a stile di vita. Adesso una definizione non c'è più ed il gioco di parole anglo-romanesco riesce soltanto a rincorrere il balenare di queste figure nuove, vicinissime eppure imprendibili. Non hanno divise, né slogan, né stili, e in fondo neanche una nazionalità in cui riconoscersi. Dinanzi al commissariato di Ostia, che è a poche centinaia di metri dai palazzoni, una delegazione sembra in attesa. Una donna sta gridando ai giornalisti che sono bugiardi e assassini: «Chi v'ha detto che nun curiamo i ragazzini? Venite a vede, banda de servi...». Un altro poco fa da dietro le grate del cortile aveva gridato: «Venite a mangiare sulle nostre disgrazie...». Saranno poveri ed incolti, i «koatters» di Ostia Nord, ma sul piano ideologico mostrano una certa coesione. L'altra sera le duecentododici famiglie del falansterio hanno tenuto una lunga assemblea, questo pomeriggio ce n'è un'altra. Assemblee chiuse, gestite da un Comitato per l'occupazione che molti dipingono come organo bolscevico. Eppure no, non ci siamo: questa è una cosa diversa, impastata di feste arabe e celebrazioni di Pasqua, con la piccola moschea ed il prete che ogni tanto (di rado) viene a benedire. Un gruppo impostato in maniera esattamente contraria all'idea del collettivo. Si potrebbe forse avvicinare all'immagine della tribù, ma di una tribù particolare, con usi e costumi diversi anche al suo interno, tenuta as¬ sieme soltanto dall'esistenza di un territorio occupato. Proviamo ad addentrarci nel territorio, allora. Di che cosa volete sentir parlare? Di muri scrostati, di acqua che non c'è, di polvere, confusione, calcinacci, promiscuità, lassismo, umanità ammassata? E' ovvio, la contrada Federimmobiliare contiene tutto questo, forse anche di più. «Qualche mese fa - racconta un vigile - qui dentro una delle tante assemblee si concluse con un "tazebao" di dissenso. L'autore del "tazebao" finì in ospedale dopo una controversia conclusa a colpi di piccone». Eppure lì dove Simeone è stato ucciso non si vede nulla di diverso da quel che offrono certe baracche di Fidene, da certi scorci ai limiti dell'Eur o da quel monumento allo squallore noto come il «Serpentone» di Corviale, la costruzione più lunga e devastata d'Italia. Piuttosto, se per un momento la tribù abbassa la guardia, i messaggi che manda all'esterno mostrano preoccupazioni assolutamente condivisibili, molto umane. Adesso per esempio il blocco è temporaneamente sospeso, alcuni «koatters» vogliono parlare di se stessi e l'androne che ospita l'incontro non amplifica minacce o recrimi- nazioni. Solo la descrizione di una piccola vittima troppo sveglia per accettare di recarsi di notte in pineta e di un ragazzo di undici anni già marchiato come assassino, uno che all'interno della comunità era considerato un tipo strano. Dunque: i «koatters» vogliono far sapere che nel loro interno la vita è più o meno normale. Che le famiglie sono più o meno unite. Che si tira avanti rispettando certe regole, più o meno. Sembra l'immagine di un vicolo spostato in verticale, di un luogo in cui gli intrecci ed i rapporti tra famiglie se¬ guono i ritmi di un villaggio moltiplicato da origini ed etnìe. I racconti s'incrociano, descrivono Simeone come «un ragazzino che conosceva Ostia come le sue tasche», uno che nonostante un piccolo difetto di pronuncia era riuscito a farsi promuovere in seconda elementare. Sì, forse era un po' abbandonato a se stesso ma che volete farci, racconta un vicino di casa, «in quella famiglia le cose vanno così». L'altro invece, il ragazzo sospettato dell'assassinio, quello che viveva al settimo piano, viene descritto come un caratteriale, spesso violento, uno che infastidiva i più piccoli, che lanciava bottiglie contro i treni e accendeva falò sui tetti. «Lo tenevamo lontano dai nostri figli, eravamo andati dai genitori per dirgli che dovevano tenerlo a bada...». Il padre però fa il pescatore, ha avuto dodici figli in tutto, tre sono morti, insomma non aveva molto tempo per curare l'educazione del ragazzo. La madre, com'è naturale, lo difende: dice che è impossibile possa fare del male, perché «alla mattina beve ancora il latte». La donna parla di tre ma- rocchini che qualche tempo fa avrebbero picchiato il ragazzo, dice che forse è stato costretto a fare certe cose, cerca di costruirgli un alibi. La sua preoccupazione più profonda però sembra un'altra: e adesso, dice, come farò a tornare? Sono in mezzo a una strada, se metto piede alla Federimmobiliare mi cacciano. E' come se l'appartenenza alla tribù prevedesse sanzioni, se anche nell'occupazione abusiva di un ex residence, ex ospedale, ex tutto esistessero regole interne ed un'autorità che può farle rispettare. Varrà dunque la pena di esplorare meglio il mondo dei «koatters», prima che il prossimo fattaccio ci conduca alla scoperta di nuove tribù. La materia prima non manca, Roma è disseminata di realtà analoghe: qui ad Ostia, in quelle che si definiscono «case Armellini», a Spinaceto, tutt'intorno la metropoli. Il «coordinamento dei comitati di lotta per la casa» ne rappresenta un aspetto, ma soltanto uno. Le altre, piccole tribù continueranno a sorgere aspettando solo che dopo il fattaccio un giornalista si presenti ai loro cancelli per domandare: «Ma com'è potuto succedere?». Poi dici che ti picchiano. Giuseppe Zaccaria «Eravamo anche andati dai suoi genitoravevamo detto loro di tenerlo a bada» Il padre fa il pescatore, ha altri 12 figl I vicini di casa «Quel ragazzino infastidiva i più piccoli lanciava bottiglie contro i treni» La rabbia del quartiere sui giornalisti «Chi vi ha detto che abbandoniamo i nostri figli?» | EfiaSsSS plllP m A sinistra, il piccolo Simeone Nardacci, otto anni. Sarebbe morto per asfissia provocata da un rigurgito alimentare. A destra, la baracca, nella pineta di Castel Fusano, net' pressi di Ostia, dov'è stato " Jtrovato II corpo del bimbo

Persone citate: Fusano, Giuseppe Zaccaria, Simeone Nardacci

Luoghi citati: Italia, Ostia, Roma