Strage alla questura, 7 a giudizio
Strage alla questura, 7 a giudizio Milano, morirono in 4 nell'attentato del 73 in via Vìa Fatebenefratelli Strage alla questura, 7 a giudizio Il giudice: l'obiettivo era il ministro Rumor MILANO. 25 anni dopo la strage di via Fatebenefratelli dove Gianfranco Bettoli lanciò una bomba a mano davanti alla questura di Milano, il giudice istruttore Antonio Lombardi ha rinviato a giudizio sette persone. Per il reato di concorso in strage sono stati rinviati davanti alla corte d'assise Carlo Maria Maggi, Giorgio Bottelli, Francesco Neami, Carlo Digiglio, e Amos Spiazzi. Tutti loro avrebbero collaborato nella preparazione dell'attentato eseguito materialmente da Bettoli. Per il reato di omissione di atti d'ufficio e di soppressione e sottrazione di atti e documenti concernenti la sicurezza dello Stato, dovranno rispondere invece l'ex generale del reparto del Sid Gianadelio Maletti e Sandro Roma■ gnoli. Il giudice Lombardi ha poi diI chiarato il non doversi procedere per non aver commesso il fatto nei confronti di Delfo Zorzi, Giuliano Bove-lato, Virginio Campo ed Eugenio Rizzato. La strage venne commessa il 17 maggio 1973 davanti alla questura mentre un gran numero di persone usciva dopo là cerimonia di commemorazione del commissario Luigi Calabresi, ucciso un anno prima. L'esplosione della bomba a mano causò la morte di quattro persone, mentre altre 45 rimasero ferite. Tuttavia non venne colpito quello che era l'obiettivo prefissato: il ministro Mariano Rumor. Nel rinvio a giudizio il giudice Antonio Lombardi che ha così concluso il supplemento d'inchiesta condotto col vecchio rito, ha escluso il teorema sostenuto da Gianfranco Bettoli nel corso del procedimento al termine del quale lo stesso Bettoli fu condannato all'ergastolo. «Non si trattò di un atto di rivolta individuale scrive il giudice nello 370 pagine della sentenza - ma di un piano mirante a colpire il ministro Rumor per la sua politica ostile nei confronti dei gruppi dell'estrema destra e in particolare di Ordine Nuovo per il quale aveva sollecitato l'applicazione della legge Sceiba». [r. i] L'ex presidente del Consiglio Mariano Rumor
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