Governo, la fiducia arriva tra i veleni di Antonella Rampino
Governo, la fiducia arriva tra i veleni Ieri sì del Senato, oggi alla Camera. Scontro su Tangentopoli. Pera: presidente delle procure Governo, la fiducia arriva tra i veleni Prodi difende Scalfaro «da attacchi e insinuazioni» ROMA. Alle sette di ieri sera, Prodi ha ottenuto la ventinovesima fiducia per il suo governo: in Senato è passato per 176 voti favorevoli, 119 contrari e un solo astenuto. Oggi il dibattito si sposta alla Camera: il voto del1 aula di Montecitorio è previsto già in serata. H presidente del Consiglio ha guadagnato a piedi la strada per Palazzo Chigi, spandendo buonumore con i giornalisti. Va tutto bene con D'Alema, va tutto bene con l'inflazione, e sono «sciocchezze» quelle che va ripetendo il capogruppo di Forza Italia Enrico La Loggia. H quale sostiene di aver letto nelle labbra del presidente del Consiglio un italico e ruvido invito, insomma un vaffa..., ma il colonnello berlusconiano, per parte sua, gli aveva appena dato dell'«insulso». Ventinovesima fiducia, dunque, ma certamente il più difficile passaggio dei ventisei mesi di governo. Perché a latere del dibattito parlamentare, pure aspro, ma come dice l'ex forzista Saverio Vertone «totalmente scollato dalla realtà del Paese», è infuriato il dibattito: sulla commissione per Tangentopoli, sul presidente della Repubblica, sulla giustizia. Dibattito acceso proprio dalle parole forti e chiare con le quali Prodi si è presentato la settimana scorsa prima al Senato e poi, per espressa richiesta del presidente Violante, anche alla Camera chiedendola, la fiducia. E non ininfluente sul di scorso di replica al dibattito parlamentare pronunciato ieri deve essere stata la visita che Massimo D'Alema aveva compiuto la sera prima a Palazzo Chigi. Così, ieri pomeriggio alle tre e mezzo in punto, a Palazzo Madama Prodi ha letto con tono quasi burocratico una mezza sconfessione, se non di quanto aveva precedentemente asserito, certamente delle letture che ne erano state date. Prodi vuole allearsi con Di Pietro, per questo non difende Scalfaro, era stato detto: e ieri Prodi ha difeso il capo dello Stato «dagli attacchi e dalle insinuazioni di cui è stato fatto oggetto in questi giorni: il modo in cui Scalfaro ha svolto il suo mandato e il ruolo che ha avuto in anni difficili della democrazia italiana è tale da meritare la nostra gratitudine e una sicura memoria in futuro». E qui, applausi dai banchi della maggioranza e inquietudine in quelli delle destre. Se poi nei giorni scorsi il leader dei Popolari Marini, come anche Cossiga, aveva criticato là non lusinghiera citazione prodiana sulla Prima Repubblica («Non ci avrebbe mai portato in Europa»), ieri il presidente del Consiglio ha trovato il modo di precisare meglio il proprio pensiero: «La Prima Repubblica ha assicurato all'Italia sviluppo e crescita economica, ebbe la capacità di privilegiare la rappresentanza di tutte le opinioni politiche, e ne abbiamo fatto parte tutti, tanto chi siede al governo, quanto chi è oggi all'opposizione». Bertinotti insiste, assicura al governo «fiducia critica» (critica solo in senso «etimologico», ha precisato ieri Luigi Marino, capogruppo di Rifondazione al Senato), e non quella piena che Prodi aveva reclamato? Ebbene, ieri il presidente del Consiglio ha scelto altri sostantivi e aggettivi, «chiedo un sostegno deciso, forte, determinato». Ribadito invece, e a chiare lettere, il ruolo chiave della concertazione con le parti sociali nella politica economica del governo, proprio a due giorni del primo incontro con Confindustria e sindacati a Palazzo Chigi, e la difesa della magistratura, considerata dal presidente del Consiglio un «dovere morale». Ma nonostante questo, ha aggiunto, «sui grandi temi delle riforme si deve impostare un rapporto con l'opposizione attento e aperto a ri- cercare le ragioni del consenso più ampio possibile». Né Prodi si è sottratto ai temi di attualità: «L'Italia guarda con attenzione a tutti quegli sventurati che sbarcano sulle coste del nostro Paese, ma questo fenomeno deve essere regolato nel più assoluto rispetto delle leggi dello Stato». E sul Kosovo ha precisato che «l'azione dell'Italia è volta a prevenire un'ulteriore degenerazione della crisi, e a conseguire una soluzione pacifica basata sull'adozione di uno statuto di autonomie». La reazione dell'opposizione al discorso di Prodi è stata rumorosa, e non solo in aula. Se Ersilia Salvato di Rifondazione ha giudicato l'intervento «intelligente», se Maurizio Pieroni dei Verdi ha plaudito alla difesa di Scalfaro, se Elia ha riconfermato la fiducia per i Popolari, dal Polo si sono levate grida ai limiti dell'insulto. Iniziate già da ieri mattina, con Marcello Pera di Forza Italia: «Prodi si candida a fare il capo del partito delle procure». E poi Berlusconi: «La verifica di governo è stata una presa in giro, gli stanziamenti di Prodi per il Mezzogiorno sono un inganno di Prodi come lo erano i carri armati di Mussolini». La Frankfurter Allgemeine, il quotidiano tedesco che non è certo ascrivibile tra le testate progressiste, già ieri scriveva che «U miglior sostegno a Prodi è l'avere un'opposizione negligente». Antonella Rampino
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