Tangentopoli, oggi l'ultimo duello?
Tangentopoli, oggi l'ultimo duello? IL CASO SLITTAMENTO ,© ROTTURA.?, Tangentopoli, oggi l'ultimo duello? il voto ih commissione potrebbe saltare ancora ^jertr""*- H*<ACCM IMI DMll MI 1 I I filili n _ , USX 1 ■■■Mi ROMA DALLA REDAZIONE Nuovo, imprevisto ostacolo, sulla strada della Commissione d'inchiesta su Tangentopoli: è probabile che venga rinviato il primo scontro tra maggioranza e opposizione nella Commissione Affari Costituzionali che avrebbe dovuto riunirsi e votare questa mattina alle 8. Ma l'inizio del dibattito sulla fiducia a Montecitorio ha deterrninato l'automatica sconvocazione delle commissioni ordinarie fino al momento del voto. E' stato lo stesso Luciano Violante, a chiarirlo in aula. A meno che non ci sia unanimità contraria della Commissione interessata, ha spiegato il Presidente della Camera, le attività parlamentari risultano sospese dal momento in cui viene posta una questione di fiducia da parte del governo. Il duello è soltanto rinviato. Berlusconi si è ancora dichiarato disponibile a dialogare, anche tra avversari «se ci danno la possibilità di istituire una commissione di inchiesta su Tangentopoli». Dall'altra, nello stesso momento, accusa il Presidente deUa Repubblica di avere, addirittura, ordito un colpo di Stato contro di lui quando era al governo. I dirigenti del centrosinistra ascoltano il capo del Polo frastornati ed esterrefatti, non sapendo a quale delle molteplici e contraddittorie voci berlusconiane dare retta. Continuano a dire in coro (e ieri si è unito anche Romano Prodi) che dialogare col Polo si può, si deve, è necessario. Ma sia D'Alema che Marini danno l'impressione di ripeterlo, ormai, per dovere di coerenza ma senza più alcuna speranza. «Con chi concepisce e pratica la democrazia come metodo dell'autoassoluzione per sé e dell'insulto per chi dissente, sono possibili ben pochi accordi» ammette Giovanni Bianchi, del partito popolare. Toccherà ai 50 membri della Commissione Affari Costituzionali porre le premesse per decidere se si farà, come dice Berlusconi o in modo meno minaccioso per la magistratura. In pratica, la commissione (presieduta da Tiziana Maiolo, di Forza Italia) dovrà - oggi o nei prossimi giorni - mettere ai voti gli emendamenti che la maggioranza aveva, in un primo tempo, presentato per delimitare i compiti della commissione di inchiesta parlamentare. Emendamenti successivamente ritirati per ripiegare su una meno impegnati¬ va commissione «di indagine». Il Polo insiste nel pretendere 1'«inchiesta» (che avrebbe i poteri dell'autorità giudiziaria) ben sapendo che potrebbe, forse, essere approvata dai deputati (se la votassero anche i socialisti di Boselli e gli uomini di Dini), ma verrebbe bocciata al Senato. Se volete veramente la commissione di inchiesta, domandano al Polo i popolari e i ds, perché vi volete infilare nel vicolo della mezza vittoria e della mezza sconfitta? Forse perché Berlusconi, in realtà, la commis¬ sione non la vuole ma è interessato solo ad alzare polveroni? Così, Ds e Ppi (che la commissione l'avrebbero voluta) invitano il Polo a rinviare tutto a settembre quando, a mente fredda, si potrà decidere per il meglio. «Saggezza vorrebe un rinvio degli atti in commissione - auspica Antonio Soda, proconsole di D'Alema per la vicenda -. A chi giova lo scontro? Vogliono conoscere il fenomeno della corruzione o mettere soltanto una bandierina per dire che hanno ottenuto una vittoria di Pirro?». Anche Sergio Mattarella, capogruppo dei popolari alla Camera, sdrammatizza l'eventuale divisione della maggioranza (a favore del Polo) che potrebbe esserci oggi in commissione Affari costituzionali. «Non è detto che andrà così..». Nel frattempo sono in corso pressioni sui socialisti di Boselli e sui dimani per convincerli a non dividere la maggioranza. Il capogruppo di Rinnovamento italiano (U partito diniano), Paolo Manca, già ieri sera ha garantito di non avere mai annunciato nessun voto contrario alla maggioranza. Ma i socialisti di Boselli continuano a dire di volere votare a favore dell'istituzione della commissione di inchiesta, anche se vorrebbero rinviare la prova a settembre. «Non capisco il prurito dell'opposizione di andare subito al voto - dice il socialista Giovanni Crema -. Vuoi vedere che alla fine la commissione la voghamo solo noi?». Massimo D'Alema ha messo in guardia Prodi dal rischio che ì socialisti votino col Polo, perché potrebbero innescare un «effetto domino» nella maggioranza. Cioè, una serie di altre differenziazioni di partiti del centro-sinistra col risultato di logorare il governo. Per questo D'Alema avrebbe chiesto a Prodi di convincere Boselli a ripensarci. A sinistra Silvio Berlusconi Sotto Di Pietro al Senato
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