La General Motors verso la paralisi totale di Franco Pantarelli

La General Motors verso la paralisi totale BRACCIO DI FERRO SULL'AUTO Anche l'ultimo impianto Gm vota per l'agitazione. Le perdite ammontano già a 1,2 miliardi di dollari La General Motors verso la paralisi totale E l'epidemia di scioperi minaccia di contagiare Ford e Chrysler NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Lo sciopero alla General Motors minaccia di allargarsi e di investire anche le altre Case automobilistiche americane. Ieri i lavoratori di Spring Hill, nel Tennessee, l'unico impianto della Gm ancora capace di sfornare autovetture, hanno votato quasi all'unanimità per partecipare anche loro allo sciopero e bloccare così del tutto la produzione. Spring Hill è un po' speciale: i suoi lavoratori hanno un contratto diverso da quello degli altri della Gm (una paga base più bassa ma opportunità di aumentare i guadagni più alte) e passa per una delle fabbriche più «democratiche», nel senso che i rappòrti fra il management e gli operai sono tradizionalmente buoni. Ma ieri tutto ciò non è risultato più vero. Al grido di «niente pace senza giustizia», i lavoratori hanno deciso di demandare ai dirigenti sindacali la proclamazione dello sciopero anche nel loro impianto quando lo riterranno opportuno. La direzione, colta di sorpresa, ha commentato che in fondo il vo- to per lo sciopero non significa che lo sciopero ci sarà davvero, o che ci sarà subito. In genere, i dirigenti sindacali fanno svolgere queste votazioni quando ci sono le trattative in corso, come pressione nei confronti della controparte. E siccome proprio ieii le trattative con la direzione della General Motors sono riprese, l'idea è che il voto sia stato organizzato di conseguenza. Già in altri impianti, da quando lo sciopero dei due di Flint, nel Michigan, è iniziato ormai un mese e mezzo fa, si è votato allo stesso modo, ma gli scioperi non sono mai stati proclamati. A bloccare il lavoro dei circa 100 impianti che la Gm possiede negli Stati Uniti e in Canada, per un totale di quasi 200.000 dipendenti, è la mancanza di parti che normalmente vengono prodotte nei due impianti di Flint. Finora, si calcola, la compagnia ha perso un miliardo e 200 milioni di dollari, senza contare le ripercussioni che sicuiamente questa lunga, mancata produzione avrà sulla sua tradizionale quota di mercato. Ma, si diceva, anche presso le altre Case americane cominciano a mostrarsi segni di contagio. I dirigenti della Uaw, Union Auto Workers, dicono a voce sempre più alta che le condizioni esistenti alla General Motors sono facilmente ri¬ scontrabili alla Chrysler e alla Ford. Anche loro, come quella sotto attacco, hanno seguito a lungo la iinea di trasferire all'estero le mansioni meglio pagate e di affidare a fornitori esteri la lavorazione di parti tradizionalmente costruite negli Stati Uniti. In sostanza, quindi, se si combatte contro la Gm non si vede perché non combattere contro le altre due. Di esse, teoricamente, è la Ford quella considerata meno a rischio, visto il suo atteggiamento tradizionalmente cooperativo con i sindacati, al contrario della Chrysler, dove ancora sussiste il risentimento per il risanamento operato a suo tempo da Lee lacocca a suon di licenziamenti. Ma con l'aria che tira niente sembra più scontato. Fra una settimana ci sarà a Detroit una riunione di tutti i dirigenti sindacali degli impianti della Ford. Sia per la Ford che per la Chrysler, il contratto collettivo sarà in scadenza all'inizio del prossimo anno, per cui siamo nel momento giusto per procedere alla sua denuncia da parte del sindacato. Franco Pantarelli Umori bellicosi fra i lavoratori degli altri due big dell'auto che hanno i contratti in scadenza J Uno sciopero degli operai negli stabilimenti della Gm

Persone citate: Flint, Spring Hill

Luoghi citati: Canada, Detroit, Michigan, New York, Stati Uniti, Tennessee