«Le deroghe non portano alle gabbie salariali» di Roberto Ippolito

«Le deroghe non portano alle gabbie salariali» «Le deroghe non portano alle gabbie salariali» Giugni: anche Cofferati sbaglia, necessario eliminare gli equivoci INTERVISTA LA VERIFICA SUL LUGLIO '93 SROMA I comincia con le critiche. «Ma non mi sorprendo, la trattativa vera (se ci sarà) sarà un'altra cosa», commenta Gino Giugni, padre dello statuto dei lavoratori. Le critiche e la trattativa di cui parla riguardano la revisione dell'accordo del luglio 1993 tra governo, sindacati e Confindustria sulla politica dei redditi. Giugni ha presieduto la commissione per la preparazione della verifica. E in questa intervista svela cosa si può fare per rinsaldare la concertazione, il dialogo tra parti sociali e governo sui problemi del lavoro. Professor Giugni, i sindacati non hanno gradito le indicazioni della sua commissione. Come mai? «La relazione è stata consegnata a fine gennaio. Allora c'era la disputa sulla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore e molta distrazione. Ora si torna a parlare di politica dei redditi e l'attenzione si è concentrata sull'idea delle clausole di uscite, le deroghe ai contratti nazionali in aree circoscritte e periodi di tempo limitati. Quelli che hanno starnazzato sull'argomento temono il ripristino delle gabbie salariali:). Allude al segretario della Cgil Cofferati che ha contestato questa ipotesi? «Mi spiace che lo abbia fatto. Alcune posizioni vengono assunte I come rampa per l'inizio della discussione». Ma in concreto cosa significano le deroghe? (Somigliano molto ai contratti di area. Sarebbero introdotte con un accordo siglato dalle stesse parti che hanno firmato il contratto nazionale. Possono interessare vari aspetti: i più importarti sono il salario e l'orario di lavoro». Quindi è possibile meno sala- rio e meno orario? «Perché no? Dipende dalla discrezione delle parti. Se la vedranno loro. La finalizzazione è il sostegno all'occupazione: e questo potrebbe essere anche dichiarato esplicitamente». Secondo lei, perché i sindacati sono critici verso governo e verifica? «Nella fase preliminare rispetto alla futura trattativa le pare che le parti scoprano le carte? Occorre chiarezza, si sono accumulati equivoci. La relazione ha sei mesi di anzianità e non ha avuto una grossa diffusione e non per colpa nostra». In ogni caso, la politica dei redditi e la concertazione restano i pilastri? «Con la politica per l'occupazione sono i tre assi portanti. L'accordo del 1993 ottiene piena conferma in termini di principio. La relazione indica il criterio forte del decentramento geografico e funzionale, relativo cioè a tutti gli aspetti della contrattazione». Pensa che questo basti alla Confindustria che vuole profonde novità? «Me ne guardo bene dal cercare di esplorare quello che c'è nella testa della Confindustria anche perché so che la Confindustria non ha una testa sola». L'importante, perciò, è sviluppare il confronto? «La commissione ha fornito gli strumenti di valutazione e ora la discussione rientra nella piena responsabilità delle parti con la regia del governo Prodi». Alla fine, secondo lei, si arriverà comunque al rafforzamento del patto firmato nel 1993? «Mi preoccupa che in autunno si entrerà in una fase non favorevole a buoni spiriti negoziali. Politica a parte (e non è poca cosa) avremo i problemi legati all'esame della legge finanziaria e al rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Quindi è necessario agire molto presto. Il protocollo del 1993 ha avuto tante manifestazioni di apprezzamento, potrei dire perfino di affetto, che è difficile immaginare il suo abbandono». Perciò è fiducioso sullo sviluppo della trattativa? «Alla possibilità che si trovi un punto di intesa ci credo; alla necessità della conferma dell'accordo ancora di più. In caso di rottu- ra tutte le parti avrebbero compiuto una scelta autolesionista e chi ne passerebbe di mezzo sarebbe il Paese». Fra i problemi che si sommano c'è il decreto per gli straordinari da varare, «E' un problema specifico di competenza del ministro del Lavoro». E' complicato trovare una soluzione? «Lo chieda a Treu». Esiste un accordo già siglato sindacati-Confindustria. «Sì. Mi auguro che la questione si chiuda presto e mi pare che il governo abbia buone intenzioni». Anche più in generale per l'occupazione? -, «Il tema fa tremare. Richiede una linea politica a media portata e un'inventiva che finora non ha sovrabbondato dal lato del governo ma neanche delle parti sociali. E non direi che le forze politiche abbiano dato un aiuto». 3 Roberto Ippolito «Ma ora siamo solo alla pretattica Bisogna però chiudere in fretta in autunno il quadro sarà confuso» L'ex ministro Gino Giugni ha preparato per Prodi una bozza sulla verifica sugli accordi del '93

Persone citate: Cofferati, Gino Giugni, Giugni, Prodi, Professor Giugni, Treu