Fumata nera sugli straordinari

Fumata nera sugli straordinari Imprenditori e sindacati d'accordo, frenano Rifondazione e sinistra Ds. Oggi verifica sugli accordi del luglio '93 Fumata nera sugli straordinari La maggioranza è divisa, Treu prende tempo ROMA. Battuta d'arresto per l'atteso decreto-legge sugli straordinari, mentre parte oggi la verifica tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil sull'accordo del 23 luglio '93 per la politica dei redditi che giovedì, esattamente a cinque anni di distanza, si allargherà al governo. Il ministro del Lavoro Tiziano Treu ha strappato ieri sera l'assenso della Confindustria su un testo, condiviso dai sindacati, che - al posto della semplice proroga dell'attuale regime di calcolo degli straordinari dopo la 48a ora - prevede l'applicazione dell'intesa raggiunta nel novembre scorso tra le parti sociali: «tetto» massimo annuo di 250 ore (80 trimestrali) con obbligo di chiedere l'autorizzazione agli ispettorati del lavoro solo dopo la 48aora. Resta, però, una spaccatura nella maggioranza ed il ministro è preoccupato delle difficoltà che il provvedimento incontrerebbe in sede parlamentare a seguito della posizione assunta da Rifondazione comunista e dalla sinistra dei Ds a favore di un meccanismo di «decalage», cioè il progressivo abbattimento del tetto di ore da considerare per il conteggio degli straordinari (da 48 a 46, poi a 45 e così via). La questione, comunque, sarà ancora valutata oggi al tavolo della verifica del protocollo del 23 luglio, confidando in una decisione del governo entro la settimana, ma non sottovalutando i rischi di un ulteriore slittamento. Subito dopo verranno affrontati i tre punti critici del confronto: 1) aggiornare gli obiettivi della politica dei redditi alla luce dell'inflazione sempre più tendente allo zero; 2) precisare le regole per la contrattazione e i relativi livelli; 3) sancire l'autonomia delle parti sociali a decidere su una serie di argomenti, evitando pericolosi sconfinamenti dei partiti. Ed ancora sindacati e Confindustria non potranno non discutere anche della legge sulle rappresentanze sindacali all'esame della Camera e avversata dagli industriali. Il match triangolare si apre con non pochi motivi di frizione tra le parti e con il governo. Sergio Cofferati, leader della Cgil, non nasconde la sua «fortissima» preoccupazione perché, di fatto, la verifica politica di questi giorni «ha già fallito l'obiettivo che si era dato, cioè quello di avere un assetto stabile del governo per i mesi a venire, in modo da poter utilizzare tranquillamente i consi¬ stenti elementi di ripresa per tradurli in una crescita costante e soprattutto in occupazione». Cofferati, poi, spara a zero contro la creazione di una agenzia interinale di 100 mila dipendenti, che introdurrebbe un'alterazione del mercato rispetto alle altre agenzie medio piccole. Quanto alla revisione dell'accordo di luglio contesta l'ipotesi avanzata dalla commissione Giugni a favore di una deroga ai contratti nazionali, perché «fatalmente porterebbe alla reintroduzione delle gabbie salariali». Avvertimenti cupi giungono anche dal segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni, che esorta il governo ad uscire dal suo immobilismo sul fronte dell'occupazione e lancia messaggi sulla verifica dell'accordo di luglio. «Non si toccano i due livelli contrattuali precisa - ma di sicuro cambieranno le priorità. Dal '92 in poi il perno del sistema è stato il contratto nazionale. Gli anni della moneta unica saranno, invece, gli anni della flessibilità salariale. E questa si fa a livello decentrato, aziendale o territoriale». Per la Uil, il segretario confederale Paolo Pirani chiede un contratto nazionale di tre anni anziché di quattro, una legge che riconosca e rafforzi la concertazione, l'estensione della contrattazione decentrata aziendale o territoriale facendo leva pure sulla decontribuzione del salario aziendale. E la posizione della Confindustria? I livelli contrattuali, afferma il direttore generale Innocenzo Cipolletta, possono restare due, quello nazionale e quello decentrato, ma ad una condizione: gli aumenti retributivi debbono essere in linea con l'inflazione europea che, per il settore industriale, è oggi prossima a zero. «E' questo l'obiettivo - aggiunge - con cui la Confindustria si presenta al tavolo della verifica e che nasce da un'esigenza molto semplice: mantenere il costo del lavoro nelle aziende in linea con il tasso medio di inflazione in Europa. Quindi, sarà necessario adeguare il sistema contrattuale: il contratto nazionale deve servire a definire un quadro normativo generale senza costi, il contratto aziendale a distribuire quote variabili di produttività». Gian Cario Fossi BELGIO minimo massimo SVEZIA IL SOMMERSO IN EUROPA [Stima del lavoro nero in Europa In % sul prodotto Interno lordo] IP Media Europea 1«

Persone citate: Cofferati, Gian Cario, Innocenzo Cipolletta, Paolo Pirani, Sergio Cofferati, Sergio D'antoni, Tiziano Treu, Treu

Luoghi citati: Belgio, Europa, Roma, Svezia