Un muro di fuoco soffoca la Catalogna

Un muro di fuoco soffoca la Catalogna L'incendio di origine dolosa avanza a quattro chilometri l'ora e appare incontrollabile Un muro di fuoco soffoca la Catalogna Tre morti, 14 mila ettari distrutti, gente in fuga MADRID NOSTRO SERVIZIO La Catalogna centrale brucia. Un gigantesco muro di fiamme di origine dolosa, un fronte di 25 chilometri in un perimetro di 50 chilometri che avanza a 4 mila metri all'ora ha già incenerito da sabato 14 mila ettari di boschi e terreni coltivati tra il Nord-Est della provincia di Barcellona e l'Est di Lleida, provocando la morte di 3 persone mentre sono state abbandonate decine di case e colonie estive piene di bimbi. La situazione è disperata nonostante l'immediato intervento della Protezione civile, di 1000 volontari, di 100 autobotti e 21 tra aerei ed elicotteri antincendio, spagnoli e francesi. Le colonne di fumo dell'immenso rogo, incontrollabile per il fortissimo vento che spira sulla zona, si vedono da Barcellona, che dista 60 chilometri dall'inferno. A nulla è servito far scattare il primo ed il secondo grado di «Infocato), il piano d'emergenza per gli incendi forestali della Catalogna. Radio e tv locali sembravano ieri bollettini di guerra. I focolai di 5 incendi che sabato erano stati appiccati da piromani a Bages, Gavà, Castellnou e Cardona si sono riuniti in tre tronconi che si propagavano ieri sera, minacciosi, verso la città di Lleida. Le strade provinciali sono state interrotte, così come l'erogazione di energia elettrica. In due sole ore, dalle 15 alle 18 di ieri, sono andati in cenere ben 2500 ettari di bosco. La Protezione civile chiedeva dagli elicotteri agli agricoltori della zona di mietere subito i raccolti nel tentativo di arginare le fiamme Subito, in un'area trasformata dalla temperatura in un autentico forno (40 gradi all'ombra a Bages, 39 a Lleida), con un?, umidità di appena il 14 per cento, è ritornata la cosiddetta «Sindrome del 4 luglio '94», quando bruciarono 164 mila ettari e morirono arse vive sette persone. Domenica un elicottero dei pompieri di Gerona, mentre scaricava tonnellate d'acqua vicino a Cardona, ha urtato i fili dell'alta tensione. I due pompieri sono morti sul colpo. «Massima allerta», avvertiva ieri a tutta pagina il più diffuso quotidiano della regione, «El periodico de Catalunya». Le testimonianze trasmesse dalla regionale «Tv 3» erano impressionanti. «Come la polvere da sparo. Non ce ne siamo neanche resi conto. Il fuoco in un attimo ha bruciato le nostre montagne. Dovevamo aspettarcelo. Il bosco era troppo secco» raccontava, nel pomeriggio, piangendo, Maria Angela Gassò, sindaco di Cardona. Un agricoltore è morto in mattinata a causa di un infarto mentre le fiamme stavano raggiungendo il suo casolare. Sono arrivati i pompieri, gli aerei, da Madrid, dà Barcellona, da Valencia, dalla Francia (che ha inviato, inoltre, tre Canadair). Ma il fuoco avanzava a più di 70 metri al minuto e le acre colonne di fumo, che spargevano cenere nel raggio di chilometri grazie al forte vento marino, sembravano nu- bi. L'umidità è scesa in giornata al 10 per cento. Sono state sgombrate con gli elicotteri 600 persone di 18 casolari, un campeggio e tre colonie con 300 bambini tra i 5 e i 10 anni. I piccoli, incolumi ma molto spaventati, soprattutto per la sorte di centinaia di cervi dei boschi che vedevano ogni giorno, sono stati alloggiati provvisoriamente in un impianto sportivo di Salsona, mentre i genitori mandavano in tilt i telefoni della Protezione civile per sapere come stavano. L'assessore agli Interni della regione catalana, Xavier Pomés, manifestava ieri a «Tv 3» la sua impotenza. «Non sappiamo quando potremo controllare l'incendio, soprattutto per il vento. I piromani sono tornati a prendersela con i nostri boschi, che con tanta cura avevamo riforestato dall'immane disastro del '94. L'unica nostra speranza è che la temperatura africana si abbassi e che cessi il vento». I volontari sono accorsi a centinaia. Ma la situazione è così pericolosa che in serata è stato loro consigliato di concentrarsi nel quartier generale di Cardona e di non operare assolutamente da soli, soprattutto di notte, quando la pericolosità delle fiamme, aizzate dal maestrale, aumenta. Il ministero degli Interni di Madrid ha creato un gabinetto di crisi. Ma c'è poco da fare. Ormai la zona è un immenso forno. Anche gli ae¬ rei possono fare poco. Ieri mattina un idrovolante ha bombardato una piccola zona boscosa con 5 mila litri d'acqua. Un minuto dopo gli alberi bruciavano ancora come fiammiferi. Gian Antonio Orìghi La colonna di fumo si vede a 60 chilometri «Volontari state a casa è troppo pericoloso» La protezione civile chiede ai contadini di mietere i raccolti per frenare il fuoco Una colonna di fumo incombe su Bages e Solsones, due località vicino a Barcellona, una delle aree colpite dalle fiamme che hanno devastato la Catalogna

Persone citate: Cardona, Gerona, Gian Antonio Orìghi, Maria Angela Gassò, Valencia, Xavier Pomés