Prodi, il giorno della fiducia

Prodi, il giorno della fiducia Dopo 54 interventi, scontato il sì del Senato. In serata lungo colloquio tra il premier e D'Alema a Palazzo Chigi Prodi, il giorno della fiducia Marini: occorre un governo del lavoro ROMA. Fiducia critica? Una parola chiara la spende il ministro Napolitano: «L'esperienza di uno come me, che ha partecipato a tanti voti di fiducia, votando anche contro, è che il voto o è un sì, oppure è un no: ognuno può motivare a suo modo, ma se il voto è positivo, allora deve essere qualcosa di impegnativo per tutti». La dichiarazione riassume bene quel che sta accadendo alla fiducia, che verrà votata oggi in Senato e domani alla Camera, al governo Prodi. Il quale ha chiesto «fiducia piena» e, come è noto, otterrà da Pufondazione solo una «fiducia critica». Ma se per il via al governo «non ci sono problemi», come assicura anche il vicepresidente del Consiglio, ieri è iniziato il dibattito in Senato, presente Prodi, lo stesso Veltroni, e il Guardasigilli Flick. Una maratona con ben 54 iscritti a parlare, che si è conclusa con la seduta sospesa su richiesta di An, perché Prodi ha dovuto lasciare il Senato un'ora prima del previsto. Nella tarda serata si è poi appreso che Prodi si è incontrato a Palazzo Chigi, per circa due ore e mezza con D'Alema. «La cena è stata ottima», si è limitato a dire i segretario dei Ds, augurando la buona notte ai cronisti, all'uscita del palazzo. Nel corso del lungo incontro, il presidente del Consiglio e D'Alema, dovrebbero aver affrontato diversi temi di attualità politica: dalla verifica di governo, al dibattito nella maggioranza sull'Ulivo, alle questioni collegate alla giustizia. Prima, nel corso della verifica, il senatore Russo Spena, per Rifondazione, ha precisato, in polemica con la collega di partito Ersilia Salvato, vicepresidente del Senato, che quella che Bertinotti dà al governo Prodi «non sarà una fiducia balneare, perché noi non aspetteremo inerti la Finanziaria, ma lavoreremo per realizzare il pro¬ gramma». L'esito del dibattito è, nella differenza delle singole posizioni, piuttosto scontato: da una parte la maggioranza favorevole al governo, dall'altra l'opposizione che negherà la fiducia. A cominciare dalla Lega, che critica il governo «perche si impegna troppo per il Sud a danno del Nord, sprecando danaro in misure assistenzialistiche, e trascurando il sistema infrastnitturale della Padania». Speroni, autore della presa di posizione, ha anche intessuto un battibecco con il presidente del Senato: prima ha urlato a Prodi «basta vedere lei e gli altri per capire che siamo ancora alla Prima Re¬ pubblica», poi ha esteso il ((giudizio» anche a Nicola Mancino, «anche lei ne fa parte, è stato ministro dell'Interno e ha avuto incarichi di prestigio». E Mancino lo ha rimbeccato: «Non crederà mica che me ne vergogni, vero? Anzi...». Per Botteghe Oscure ha parlato Claudio Petruccioli: un intervento politico, speso per ricordare «quanto sia importante proseguire sulla strada che porta a un bipolarismo pieno». Mario D'Urso, che siede a Palazzo Madama nei banchi di Rinnovamento italiano, ha invocato la necessità «di una Maastricht del Sud con tempi e traI guardi prefissati e inderogabili». Per Forza Italia ha parlato Luigi Grillo: la verifica «è una liturgia inutile e paradossale dal momento che Prodi non ha fornito alcun chiarimento sui temi che hanno portato alla crisi». I leader parleranno solo dopodomani, alla Camera, ma ieri intanto si è espresso Franco Marini con un primo giudizio critico: «Non mi convince quando dice che i metodi della Prima Repubblica non ci avrebbero portato in Europa, e quando aggiunge che non ci avrebbero consentito di restarci». Ma, com'era per altro scontato, i Popolari daranno a Prodi «fiducia piena». Non così la pensano le parti sociali. Se Tronchetti Provera della Confindustria giudica positivamente le parole spese da molti in questi giorni sul tema della giustizia, scettico resta Sergio Cofferati. Il segretario generale della Cgil di¬ ce che «la verifica ha fallito il suo obiettivo principale: quello di avere nei prossimi mesi un governo stabile». Dunque, nonostante abbiano all'apparenza una base sociale perlomeno contigua, le posizioni del sindacato e quelle di Rifondazione tornano a confliggere. Cofferati non nomina la legge sulla rappresentanza sindacale che Prodi ha promesso a Bertinotti, e che intaccherebbe la ((riserva» del 33% che oggi è garantita a Cgil, Cisl e TJil, e attacca l'agenzia per il lavoro interinale al Sud. E spiega: «Saremmo di fronte a un'agenzia da centomila dipendenti che altererà il mercato». [r. m.] Il presidente del Consiglio Romano Prodi: oggi replicherà al Senato dopo il dibattito sulla fiducia

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